“Credo che il divario tra università del Nord e del Sud si stia riducendo dal punto di vista della qualità dell’offerta formativa, e anche della competitività scientifica. È un lavoro lungo da fare e su cui ci vuole un piano integrato con un impegno forte da parte del governo e degli enti locali, per fare in modo che le università del Mezzogiorno possano essere un riferimento solido per i propri ragazzi”. Lo ha detto il rettore dell’Università Federico II di Napoli e presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), Gaetano Manfredi, parlando con i giornalisti oggi a margine della prima giornata degli Stati generali dell’Università di Bari.
“I dati – ha aggiunto – testimoniano che le università del Sud stanno facendo progressi notevoli. È chiaro che bisogna recuperare un percorso lungo”. “E vincere – ha concluso – anche una serie di diseconomie di contesto, legate alle minori opportunità di inserimento lavorativo che esistono nel Mezzogiorno, e che spesso allontanano i nostri giovani”.
Per Manfredi, “c’è molta strada da fare perché, rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia investe pochissimo in formazione superiore e ricerca. E se vogliamo essere competitivi a livello internazionale abbiamo la necessità di fare uno sforzo. Mi auguro che i prossimi governi continuino la strada che è stata intrapresa, e consentano a noi di lavorare nel miglior modo possibile”.
A sette anni dalla riforma Gelmini l’Università “e sicuramente cambiata molto – ha poi rilevato il rettore – e ci sono luci e ombre”. “Sicuramente – ha precisato – c’è stato un miglioramento organizzativo, una migliore efficienza, la capacità di rispondere meglio alle sfide del futuro”. “Tra le ombre – ha concluso – c’è stata una grande riduzione del finanziamento che finalmente, negli ultimi due anni, si sta recuperando”.
Per il presidente della Crui: l’eliminazione delle tasse universitarie così come proposto da Liberi e Uguali, “non è una priorità, nel senso che se ci sarà, come mi auguro, un grande investimento nell’Università, allora si potrà anche parlare di eliminare le tasse alle famiglie più ricche, ma nel momento in cui le risorse sono così modeste, bisogna prima investire sui bisogni primari: nei giovani ricercatori, nell’accesso alla ricerca da parte di tanti nostri cervelli che non riescono a stare all’interno delle università, e nel sostenere maggiormente i giovani che vengono da famiglie meno abbienti, con borse di studio più numerose e con servizi più efficienti”.
E ricorda
che “quest’anno sono state già tagliate le tasse nella ‘no tax’ area”, Manfredi ha poi definito “fondamentale” il rientro dei cervelli: “Stiamo lavorando molto in questa direzione – ha detto – però abbiamo bisogno di più opportuna, quindi di più posizioni per ricercatore e professore”. “E anche – ha concluso – di condizioni di lavoro più efficaci: minore burocrazia e più investimenti in ricerca”.