AGI – Il diavolo si nasconde nei dettagli. È l’affermazione ricorrente tra i diplomatici impegnati a Bruxelles, in questi giorni, nelle discussioni sul pacchetto della Commissione europea contro la crisi energetica. E il Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia non ha dipanato il punto più spinoso: il tetto al prezzo del gas, che sia russo o da altre regioni.
Quindici Stati, secondo il resoconto del ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si sono pronunciati a favore di un tetto generalizzato, sposando quindi la proposta italiana. Persino la Germania “ha detto di non avere una pregiudiziale” ma ha posto come condizione che la misura non danneggi gli Stati del sud-est Europa.
“Devo riconoscere che, tranne due Stati che hanno un problema specifico, i grandi Paesi energivori sono stati molto aperti. Vi posso garantire che il clima è stato molto positivo. Posso dire che i Paesi contrari sono geograficamente limitrofi alla fascia est perché possono avere qualche timore in più, non sono i grandi energivori”, ha evidenziato.
Ci sono però altri sei divisi tra scettici e neutrali. Ma non è così semplice arrivare a un’intesa. Intanto i ministri hanno dato il loro benestare politico alle altre proposte a cui sta lavorando la Commissione. La tassazione sugli extra-profitti (da definire sopra quale soglia, si parla di 200 euro a mwh); un contributo di solidarietà dalle aziende dell’Oil&Gas (che verrà calcolato invece sul fatturato), il taglio del consumo di elettricità (gli Stati lo vorrebbero volontario, come fatto con il piano gas; la Commissione lo vorrebbe vincolante da subito.
Da definire anche la percentuale, probabilmente il 10% e il 5% nelle ore di punta) e, infine, gli aiuti di Stato per fornire maggiore liquidità alle utility piegate dai costi stellari. “Proporremo misure senza precedenti nella prossima settimana, per una situazione che è senza precedenti”, ha promesso la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, al termine della riunione.
D’altronde tutti i ministri hanno ribadito il senso dell’urgenza. “Non c’è tempo da perdere, abbiamo chiesto provvedimenti nel giro di giorni”, ha confermato Jozef Sikela, ministro della Repubblica Ceca, presidente di turno dell’Ue.
Tornando al gas, la Commissione aveva avanzato l’ipotesi di un price cap solo a quello russo da gasdotto. Una specie di sanzione che però verrebbe approvata anche a maggioranza qualificata (per evitare il veto ungherese) perché tutto il pacchetto è adottato con l’articolo 122 del Trattato che prevede la possibilità di intervenire con azioni di urgenza in caso di crisi di approvvigionamento, in particolare nel campo energetico.
La maggioranza degli Stati che condivide il tetto al prezzo lo vorrebbe però generalizzato. Su tutto il metano che arriva nell’Unione, compreso il Gnl. “Un price cap generalizzato rappresenterebbe un rischio per l’approvvigionamento”, ripete Simson, che nel weekend sarà al lavoro con i suoi tecnici con gli Stati che sarebbero più interessati dall’eventuale misura e vedere se hanno la capacità di trovare alternative nel caso in cui la Russia decidesse di non accettare il massimale al prezzo e interrompere totalmente la fornitura. Lo scopo della proposta – ha spiegato Simson – è contrastare la manipolazione russa delle forniture di gas all’Europa, quindi ha senso concentrarsi sul gas russo”, ma “nulla è fuori dal tavolo”.
Resteranno poi da convincere Germania e Paesi Bassi, i grandi scettici. In ogni caso, la Commissione si presenterà martedì – a Strasburgo – con le sue prime proposte legislative che dovranno essere approvate dagli Stati.
Mercoledì la presidente Ursula von der Leyen le illustrerà nel suo discorso al Parlamento europeo sullo Stato dell’Unione. È probabile, come ha annunciato Sikela, che sarà convocato un altro consiglio straordinario Energia entro fine mese per l’approvazione finale (sempre per l’art. 122 non servirà un passaggio al Parlamento europeo).
Se dovesse mancare l’accordo sul price cap, sarà allora sul tavolo del vertice informale dei capi di Stato e di Governo che si terrà a Praga il 6-7 ottobre. Bisogna aspettare il nuovo anno invece per arrivare a una proposta della Commissione sulla riforma del mercato dell’elettricità. Anche qui un gran numero di Paesi chiede di disaccoppiare il costo del gas dal calcolo del prezzo dell’elettricità. L’esecutivo europeo per la prima volta lo sta prendendo in considerazione.