Cento anni di produzione motociclistica è il traguardo che possono vantare pochissime Case al mondo: la Moto Guzzi è fra queste e oggi festeggia 103 anni della sua gloriosa storia. Nasceva il 15 marzo 1921, data in cui è nata la Società Anonima Moto Guzzi, grazie al capitale apportato dalla famiglia genovese Parodi, e al patrimonio tecnico del Carlo Guzzi. La Moto Guzzi è un’azienda che tanto ha fatto parlare di sé, e continua a farlo. Dagli anni Venti in poi, qualsiasi famiglia mandellese aveva in casa almeno una persona che lavorava per Carlo Guzzi.
La storia: brevi cenni
Lo sappiamo, Moto Guzzi ha cambiato il tessuto economico di Mandello e dei dintorni, e ha fatto innamorare appassionati motociclisti di tutto il mondo. È il lontano 1910 quando Carlo Guzzi, figlio di una famiglia della ricca borghesia milanese, sposa una giovane mandellese, conosciuta durante i suoi soggiorni nel paese sul Lago di Como, dove la famiglia possedeva una grande casa per le vacanze.
Una volta morto il padre, la famiglia si trasferisce a Mandello del Lario e Carlo si appassiona alle due ruote, trascorrendo buona parte del suo tempo nell’officina di Giorgio Ripamonti (noi abbiamo intervistato il pronipote, che ha realizzato un meraviglioso murales in occasione del Centenario, proprio nei pressi dell’officina) e maturando la voglia di costruire una motocicletta tutta sua. Durante la Prima Guerra Mondiale, Guzzi partecipa come tecnico motorista nell’Aviazione, incontra Giorgio Parodi, figlio di un ricco armatore genovese, e Giovanni Ravelli, uno dei migliori piloti dell’epoca. I tre decidono di fondare un’industria motociclistica apportando il capitale di Parodi, la forza propagandistica di Ravelli e le idee tecniche del Guzzi.
Fonte: Giovanni TrincavelliCarlo Guzzi e Giorgio Ripamonti con il prototipo – opera del signor Giovanni Trincavelli, Mandello del Lario
Finito il conflitto, Guzzi torna a Mandello e inizia a lavorare al telaio della moto, Parodi convince in padre a finanziare il progetto, Ravelli rimane in aviazione e, purtroppo, muore alla guida di un aeroplano. Guzzi e Parodi decidono di portare avanti il progetto, anche in memoria dell’amico scomparso; l’aquila ad ali spiegate, che era il simbolo dell’aviazione, diventa il logo di Moto Guzzi.
Il prototipo
La prima Moto Guzzi si chiama GP, dalle iniziali di Guzzi e Parodi, viene presentata a Emanuele Vittorio Parodi che accorda il finanziamento per l’apertura della Società Anonima Moto Guzzi a Mandello del Lario, avvenuta il 15 marzo 1921. La fabbrica si trova ancora oggi nella stessa via centrale del paese, che ha preso poi il nome di Parodi.
Fonte: Giovanni TrincavelliIl primo prototipo realizzato da Guzzi e Ripamonti – Giovanni Trincavelli
La mostra dedicata a Moto Guzzi
Lo scorso mese di novembre ho intervistato il signor Zuccoli, fotografo professionista di Mandello del Lario, che insieme all’amico e collega Carlo Borlenghi, ha realizzato una mostra molto suggestiva, con degli scatti inediti e dei racconti unici legati alla Moto Guzzi, potete ammirare tutto qui.
I segreti della famiglia Parodi
Altro capitolo molto interessante legato alla storia della Moto Guzzi è quello relativo alla famiglia Parodi, grazie al quale l’azienda ha potuto prender vita. Siamo stati contattati dalla signora Elena Bagnasco, nipote di Giorgio Parodi, fondatore insieme al padre Emanuele Vittorio Parodi della Società. Ci ha svelato dei cenni unici riguardanti proprio la sua famiglia e la nascita della Moto Guzzi.
Trincavelli racconta: il luogo in cui è nato il primo prototipo GP
E non è tutto, abbiamo incontrato anche Giovanni Trincavelli, pronipote di Giorgio Ripamonti, uno dei migliori amici del Carlo Guzzi, colui che lo aiutò proprio nella realizzazione del primo prototipo dell’azienda (1919). Anche qui ho scoperto delle storie suggestive, è sempre bello sentirsele raccontare da chi la passione l’ha ancora nel cuore e i ricordi li vive con entusiasmo. Non solo il murales, di cui abbiamo già parlato, ma tante altre curiosità. E un libro inedito, da cui abbiamo preso alcuni spunti per lasciarvi sognare e farvi fare oggi un salto nel passato.
Aneddoti che non conoscete, tratti dal libro
“I voli sconosciuti dell’Aquila: racconti, foto, aneddoti di una storia Moto Guzzi mai narrata”, a cura di Giovanni Trincavelli. Un libro che lo stesso autore ci ha concesso di sfogliare, leggere e studiare, e dal quale abbiamo appreso notizie che ci hanno tanto emozionato.
A proposito di Giorgio Ripamonti
Fu amico di Carlo Guzzi, era un tecnico di motori diesel a testa calda. Nella sua bottega venivano riparati i motori e costruiti i pezzi di ricambio; il padre di Carlo, Palamede Guzzi, all’inizio del Novecento gli fece arrivare un tornio parallelo dall’Inghilterra, con cui anche Carlo lavorò alle sue prime idee sperimentali. Una volta terminata la Prima Guerra Mondiale, Ripamonti e Guzzi si misero all’opera per la realizzazione del prototipo, con prove, riprove e modifiche.
Erano anche un po’ “pazzerelli” il Guzzi e il Ripamonti, è lo stesso Giovanni Trincavelli a ricordare un racconto del padre: “Fu grande la sorpresa quando mi disse del viaggio in bicicletta fino a Verona e ritorno, che Carlo e Giorgio fecero nel 1906 per assistere allo spettacolo di Buffalo Bill. Per mio grandissimo stupore, non era un personaggio cinematografico, ma un generale dell’Esercito USA che girò il mondo col suo spettacolo circense dopo la guerra. Il libretto di presentazione dello show, comprato all’epoca dai due giovani, è ancora conservato gelosamente qui”.
A proposito di Luigi Agostini
Classe 1918, fu assunto in Moto Guzzi subito dopo aver terminato l’avviamento al lavoro, scuola parallela alle medie che preparava i futuri operai. A quei tempi a Mandello tutti andavano a lavorare in Guzzi, oppure alla Carcano e nelle altre realtà produttive del paese, anche a seconda del posto di lavoro di genitori e parenti. Luigi entrò in Guzzi grazie allo zio Carlo. Il pilota di punta dell’epoca era Omobono Tenni, erano i tempi in cui la Moto Guzzi vinceva su tutti i circuiti d’Europa. Il figlio del signor Luigi ricorda: “Mio padre con gli altri meccanici, con la valigia degli attrezzi in alluminio, salivano sul camion all’inizio della primavera, alla volta del Campionato europeo di motociclismo. Io lo vedevo poco, quasi mai: d’estate seguiva le corse, d’inverno sistemava le moto”. Era un gran lavorare!
Fonte: Carlo Zuccoli e Carlo BorlenghiCarlo Guzzi osserva la Bicilindrica 500 in corsa – foto Carlo Zuccoli e Carlo Borlenghi
A proposito di Enrico Bonfanti
Altro esempio di mandellese che, classe 1925, inizia lavorare per Moto Guzzi a soli 15 anni, iscritto dal padre al tirocinio dell’azienda, dopo aver terminato le scuole di avviamento professionale a Lecco. Ogni sera, dopo le ore da tirocinante, dalle 20 alle 22 seguiva anche il corso di disegno meccanico presso le scuole nella frazione di Molina (Mandello), dove conosce Ulisse Guzzi, la sua grande fortuna, come lui stesso ammette:“ Durante le frequentazioni scolastiche ho conosciuto Ulisse, il figlio di Carlo Guzzi, che mi fu affiancato per valutare il mio modo di operare al tornio. E così, il 7 giugno 1940, inizia la mia storia di operaio alla Moto Guzzi. Tre giorni dopo scoppia la Seconda Guerra Mondiale; alla fine dell’anno successivo, nel 1941, percepisco la mia prima paga: 65 centesimi per ogni ora lavorata”.
E infine lui: Carlo Guzzi
Come si ricorda nel libro: sono trascorsi poco più di 57 anni dalla scomparsa del Commendatore, carica che gli viene attribuita grazie ai successi conseguiti. Carlo Guzzi (classe 1889) scompare il 2 novembre 1964. A Mandello matura il suo ingegnoso progetto, la nuova motocicletta all’avanguardia nei concetti di progettazione. Le evoluzioni tecniche e la storia industriale dell’azienda, la portano ad ottenere il titolo di “Università della Moto”.
Fonte: Carlo ZuccoliStatua in onore di Carlo Guzzi, Mandello del Lario (Carlo Zuccoli e Carlo Borlenghi)
Alcune espressioni usate dai collaboratori di Carlo Guzzi, per descriverlo:“ Era un tecnico geniale, una mente aperta al progresso, un precursore. Gli si attribuiva spesso la qualifica di ‘taccagno’, la sua mentalità industriale lo portava all’estremo concetto di risparmio. Fine e arguto osservatore, voleva sempre fare di meglio; aveva anche una sorta di sesto senso, sapeva affidare sempre gli incarichi di lavoro giusti alle persone giuste, non sbagliava mai. Era un grande amante delle belle donne, appena ne vedeva una perdeva la testa; non gli piaceva invece la vita ‘mondana’, quindi rifiutava spesso le cerimonie ufficiali, soprattutto il sabato e la domenica”.