AGI –
Un femminicidio ogni tre giorni. Secondo l’XI Rapporto Eures sul fenomeno, sono 99 le donne uccise in Italia tra il 1 gennaio e il 18 novembre 2024. Perché la situazione non cambia nonostante se ne parli, si facciano i processi, ci siano condanne? AGI lo ha chiesto a Lella Palladino, vice presidente della Fondazione Una Nessuna Centomila.
“La situazione non cambia – spiega – perché le misure poste in campo non sono realmente efficaci, il sistema normativo si è implementato molto negli anni e sarebbe adeguato se venisse applicato, ma le leggi camminano sulle gambe degli uomini e il paese non si è cambiato da un punto di vista culturale”.
Le istituzioni si muovono in modo non adeguato?
“Le istituzioni in questo momento non stanno mostrando la capacità di andare oltre le dichiarazioni di intenti e, anzi, la situazione delle donne nel paese peggiora come dimostrano tutti i dati dell’EIGE. Siamo scivolati ancora più indietro secondo tutti gli indicatori significativi, il lavoro, la presenza nei luoghi decisionali, l’accesso alla giustizia, la violenza”.
Siamo sicuri che la responsabilità, secondo opinione comune, sia sempre e solo della famiglia di origine, delle madri in particolare accusate di essere troppo indulgenti verso i figli maschi?
“La responsabilità delle azioni violente resta di chi agisce. Per i reati è da ricercare nella cultura che continuiamo a riprodurre e che fa sembrare talmente normale comportamenti e divisioni di compiti di cura, che non riusciamo a leggerli come connessi invece alla discriminazione e alla disuguaglianza di genere”.
Cosa possono fare gli uomini per quei “colleghi” che non capiscono e non si rassegnano alla fine di una storia?
“Anche le donne non sempre sono consapevoli. È importante per il cambiamento, strutturare nuove alleanze e condividere con gli uomini la battaglia per il cambiamento”.
Quali sono gli obiettivi di Una Nessuna Centomila? Quanti siete?
“La Fondazione Una Nessuna Centomila è stata fondata da Giulia Minoli, Celeste Costantino e Lella Palladino per sostenere i centri antiviolenza con risorse, saperi e relazioni, per contribuire al grande cambiamento culturale necessario per invertire la rotta. È nata dal grande concerto di Campovolo e ha un grande laboratorio artistico, Fiorella Mannoia è la presidente onoraria e tanti artisti affiancano il lavoro della Fondazione che nel primo anno di vita ha raccolto ed erogato 1,4 milioni di euro a 45 centri antiviolenza”.
Cosa sono i centri antiviolenza e che tipo di assistenza trova una donna in questi luoghi?
“Sono gli spazi dedicati all’ascolto, all’accoglienza e ad accompagnare all’autonomia le donne che chiedono aiuto per uscire da una relazione violenta ma sono al contempo anche spazi di sensibilizzazione, di informazione e formazione per gli operatori del territorio indispensabili per creare reti di protezione sinergiche ed efficaci. I centri rispettano i tempi e le scelte delle donne, i loro bisogni e promuovono l’autodeterminazione dei percorsi di ri appropriazione della vita delle donne. Sono presidi indispensabili ma ancora scarsamente valorizzati nonostante la Convenzione di Instanbul ne riconosca la centralità”.
Come possiamo sostenere Una Nessuna Centomila?
“Le risorse dedicate al funzionamento dei centri antiviolenza sono poche, distribuite in modo discontinuo e disomogeneo tra le regioni. Per questo è importante condividere la strategia della Fondazione UNC, che raccoglie risorse e donazioni per i centri antiviolenza. Intorno a noi sta crescendo una grande adesione e stiamo provando a tenere insieme mondi diversi contaminando con le nostre visioni il mondo delle imprese (abbiamo un protocollo con Valore D e abbiamo redatto insieme una policy), perchè la responsabilità di riconoscere la violenza e impedire che evolva deve essere diffusa”.
Da chi si auspicherebbe un gesto eclatante utile per smuovere le coscienze e sensibilizzare ulteriormente sul tema della violenza contro le donne e il femminicidio. Chi le piacerebbe facesse qualcosa?
“Sarebbe auspicabile per noi, l’introduzione nella scuola dell’educazione all’affettività come materia curriculare e come strategia cardine per prevenire la violenza e educare i nostri bambini e i nostri adolescenti a vivere relazioni più sane e a riconoscere il valore delle differenze.Siamo molto lontani invece da questa sensibilità”.
Cosa consiglia ai giovani?
“Di ampliare i propri orizzonti ricordando che senza la conoscenza, lo studio, la lettura non è possibile che esista il senso critico e la propria indipendenza che sono la base per la libertà”.