Quando, nel 2022, si ebbe la crisi epidemica causata dal ritrovamento di Mpox in pazienti di molte nazioni al di fuori dell’Africa, l’azienda Moderna iniziò immediatamente un programma per lo sviluppo di un opportuno vaccino a RNA, in grado di agire contro tale virus.
Oggi, in occasione di una nuova emergenza per il nuovo ceppo identificato in Africa, sono arrivati i primi dati solidi, anche su piccola scala ed in animale, che ancora una volta sembrano dimostrare il vantaggio della nuova tecnologia rispetto ai vaccini tradizionali.
Rispetto a quanto successo per il coronavirus va ricordato che non si parte da zero: i vaccini originariamente sviluppati contro il vaiolo offrono protezione anche contro Mpox, ed il vaccino JYNNEOS attualmente autorizzato utilizza un virus vivo attenuato, cioè indebolito in modo che non possa causare malattie negli esseri umani, ed è pertanto più sicuro – al contrario del precedente vaccino ACAM2000, che era potenzialmente infettivo.
Il fatto che non si sia in presenza di una tabula rasa, significa che ogni nuovo prodotto deve dimostrare non solo la sua efficacia e sicurezza, ma deve anche essere migliore di quanto già disponibile; in questo senso, il nuovo studio, appena pubblicato su Cell, è molto interessante
Per il nuovo prodotto, Moderna ha utilizzato la stessa tecnologia che ha avuto successo contro SARS-CoV-2; dopo tutte le necessarie sperimentazioni in vitro e su topi, si è giunti allo studio pilota in macaco.
In particolare, sei macachi sono stati vaccinati con il vaccino mRNA e altri sei hanno ricevuto il vaccino attualmente autorizzato, mentre un ulteriore gruppo di controllo di altri sei animali non ha ricevuto alcuna vaccinazione. Otto settimane dopo la loro dose iniziale, tutti i 18 macachi vaccinati sono stati esposti a un ceppo altamente letale di Mpox.
I ricercatori hanno monitorato la salute degli animali per un periodo di quattro settimane, prelevando campioni di sangue per valutare le loro risposte immunitarie.
Come atteso, tutti gli animali vaccinati sono sopravvissuti, indipendentemente dal tipo di vaccino, mentre cinque dei sei animali non vaccinati sono morti.
Tuttavia, gli animali che hanno ricevuto il vaccino a mRNA hanno perso meno peso e soprattutto hanno mostrato molte meno lesioni rispetto a quelli immunizzati con il vaccino tradizionale. In media, il gruppo di controllo ha sviluppato un numero di lesioni pari ad oltre il doppio di quelle del gruppo trattato con il vaccino tradizionale, ma il gruppo trattato con il prodotto a mRNA ha sviluppato meno di un venticinquesimo delle lesioni degli animali non vaccinati. Lesioni ridotte che oltretutto sono guarite in un tempo di oltre 10 giorni inferiori rispetto a quanto avvenuto con il vaccino in uso.
A queste osservazioni cliniche, è corrisposto una carica virale molto diminuita tanto nel sangue che nei tamponi faringei.
Nell’insieme, lesioni diminuite, loro guarigione più rapida e carica virale diminuita potrebbero ovviamente anche incidere sulla trasmissione del virus, il che rappresenta un’ulteriore buona notizia.
A questo punto, il lettore potrebbe ovviamente domandarsi se questo prodotto, sviluppato tenendo presente il ceppo di Mpox del 2022, sia efficace anche contro il nuovo clade e contro quelli che emergeranno.
Il siero dei macachi immunizzati con il nuovo vaccino, denominato per ora mRNA-1769, è stato testato anche contro altri virus della famiglia Orthopox e ha neutralizzato efficacemente il virus del vaiolo vaccino, del vaiolo bovino, del vaiolo dei conigli, del vaiolo dei cammelli e dell’ectromelia.
Questo ampio spettro di azione, contro Orthopoxvirus che differiscono fra di loro molto di più di quanto non avvenga fra il ceppo di Mpox del 2022 e il nuovo clade del 2024, è una prova indiretta molto solida che fa ben sperare per una copertura generalizzata contro qualunque tipo di variante presente e futura di Mpox.
Non è ancora il momento di festeggiare, perché uno studio su 18 macachi e i precedenti studi non sostituiscono di certo la sperimentazione clinica che deve essere intrapresa; diciamo però che, fino a questo momento, i vaccini a mRNA non deludono, nemmeno come risposta al nuovo allarme dichiarato dall’OMS.