C’è stata un’altra aggressione di un’orsa ai danni di due persone, ieri in Trentino. Intorno alle 6 del mattino, due giovani cacciatori si stavano dirigendo verso una postazione di osservazione per la caccia, sostengono per ammirare i caprioli, quando improvvisamente si sono trovati davanti un orso, accompagnato da un piccolo che dormiva. L’incontro è avvenuto sul sentiero Mandrel, che porta a malga Avalina, a 1.970 metri di quota, a monte dell’abitato di Roncone, in una zona lontana dal paese. L’animale, probabilmente colto di sorpresa dall’incontro con gli umani, ha inseguito i due, che hanno gridato e sono fuggiti. Uno dei due giovani si è precipitato lungo il sentiero di ritorno, mentre l’amico si è arrampicato su un albero, dove l’orsa lo ha inseguito e lo ha agganciato a uno scarpone, facendolo cadere al suolo, battendo forte il torace su alcune rocce. Sotto shock i due poi si sono rifugiati in macchina per poi andare al pronto soccorso a farsi curare le ferite. Entrambi i giovani comunque stanno bene. Sono stati subito allertati i forestali e l’unità cinofila del Corpo, che ha compiuto i sopralluoghi per ricostruire la dinamica dell’episodio, ha recuperato l’attrezzatura degli escursionisti.
Si potrebbe trattare, scrive la Voce del Trentino, dello stesso orso che sta predando asini e mucche ormai da mesi. Uno dei due aggrediti al pronto soccorso di 27 anni ha dichiarato: “Eravamo appena scesi dalla macchina e ci siamo trovati davanti l’orso che si è alzato su due zampe. Siamo fuggiti e lui ci ha rincorso e mi ha agganciato lo scarpone mentre salivo sull’albero. Ho avuto paura di morire. Ormai non so più cosa dire, dobbiamo rimanere reclusi in casa per paura di morire, siamo ormai alla follia”.
Lungo il sentiero sono stati recuperati alcuni campioni organici per identificare geneticamente il soggetto: un’informazione che potrà consentire di conoscere la storia dell’esemplare e il territorio che frequenta, grazie alla banca dati del Servizio faunistico della provincia. Se, stando al Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi centro-orientali), l’esemplare verrà classificato come problematico potranno seguire i provvedimenti conseguenti, tra i quali può rientrare anche l’abbattimento.
L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha commentato in una nota che l’orsa avrebbe agito con il solo intento di difendere il suo cucciolo: “Con tutta evidenza si è trattato di un cosiddetto ‘falso attacco’ che conferma come l’orsa non abbia voluto attaccare per uccidere, ma solo per fare allontanare i due escursionisti”.
“Questa vicenda dimostra come in Trentino vi sia bisogno di una maggiore regolamentazione dell’accesso in determinate zone in certi periodi dell’anno, sull’esempio del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, e di una maggiore informazione agli escursionisti sulle zone dove vi è la probabilità d’imbattersi in grandi carnivori: orsi e lupi”. In effetti il comportamento dei due uomini, presi alla sprovvista e comprensibilmente spaventati dall’incontro con il grande carnivoro, è stato però sbagliato, mettendoli ancora più in pericolo. I comportamenti da mettere in atto nelle aree frequentate dall’orso e le raccomandazioni in caso di incontro o attacco prescrivono infatti di non dare mai le spalle all’animale, non attaccarlo con bastoni o pietre, non correre nè urlare. Tanto meno arrampicarsi sugli alberi, dal momento che gli orsi sono scalatori ben più veloci e abili degli umani. Se l’orso rimane fermo, bisognerebbe allontanarsi senza correre. Se l’animale si avvicina o si alza sulle zampe posteriori, restare fermi e fare sentire la propria voce ma senza urlare. Nella peggiore delle ipotesi, se si viene attaccati, occorrerebbe rimanere al suolo faccia a terra con le mani sulla nuca. Tutto questo prevede grande sangue freddo e la capacità di non farsi prendere dal panico. Cosa che, è evidente, può invece succedere.
Alcune associazioni animaliste hanno poi insinuato il dubbio che i due giovani si trovassero sul posto per compiere attività di bracconaggio. La stagione di caccia infatti è chiusa. Ma a quanto sappiamo i due uomini non erano armati, tanto che il Corpo forestale trentino, al momento, non ha aperto un fasciolo contro di loro.
In Trentino la presenza degli orsi, reintrodotti tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila con il progetto Life Ursus, è diventata tema di dibattito e polarizzazione, soprattutto dopo la morte, lo scorso 5 aprile, del runner Andrea Papi, aggredito e ucciso dall’orsa Jj4, catturata e ora rinchiusa nel centro di Casteller. Un altro esemplare, un orso maschio identificato con la sigla Mj5, lo scorso 5 marzo ha aggredito un uomo nel comune di Melè, procurandogli diverse ferite, ed è ancora “latitante” nei boschi.