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Un nuovo biomarcatore potrebbe combattere le forme gravi di Covid 

Ott 12, 2021

AGI – Si chiama mannosio, è un monosaccaride a sei atomi di carbonio che entra frequentemente nella composizione dei polimeri vegetali, e può essere considerato un biomarcatore per la forma grave di Covid-19. Questo il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista Molecular & Cellular Proteomics, condotto dagli scienziati del Karolinska Institutet in Svezia, che hanno individuato alcuni dei processi metabolici che il virus SARS-CoV-2 utilizza per attaccare il tessuto polmonare. 

Il team, guidato da Shuba Krishnan, ha prelevato campioni di sangue di 41 pazienti positivi a Covid-19, esaminando il percorso molecolare attraverso il quale l’agente patogeno entra nel tessuto polmonare.  Questi risultati, sottolineano gli esperti, potrebbero essere utili per trattare Covid-19 e potenzialmente anche altre malattie, come la febbre emorragica Crimea-Congo (CCHF) o l’AIDS.

I pazienti con disturbi metabolici come diabete, malattie cardiovascolari e obesità, spiegano gli autori, sembrano correre un rischio maggiore di sviluppare una forma grave dell’infezione. Il metabolismo, spiegano gli esperti, è un processo altamente individuale, influenzato da molteplici fattori, come età, sesso, dieta e stile di vita. Il gruppo di ricerca ha esaminato i meccanismi dell’approvvigionamento energetico della cellula e come possano influenzare la sintomatologia associata a SARS-CoV-2. L’agente patogeno, riportano gli studiosi, utilizza la via metabolica AKT/mTOR/HIF-1, e, secondo quanto emerge dal lavoro degli scienziati, le vie metaboliche più utilizzate per attaccare i polmoni sono la glicolisi e la glutaminolisi, due processi chiave nella fornitura e nella funzione di energia cellulare. 

“Il nostro lavoro – afferma Ujjwal Neogi, del Karolinska Institutet – suggerisce che la glicolisi e la glutaminolisi svolgono un ruolo importante nella diffusione dell’infezione. Bloccando questi percorsi, si potrebbe limitare la produzione virale”.    

 “Nel sangue di pazienti associati a un decorso più grave – continua Krishnan – abbiamo osservato diversi metaboliti tossici, come lattato e glutammato. Abbiamo identificato il mannosio come un biomarcatore per le forme acute di Covid-19. Sarà ora necessario imparare di più sui livelli di questi metaboliti e capire come possano influenzare la resistenza all’insulina, i disturbi neurocognitivi e le insufficienze d’organo”.     

I ricercatori suggeriscono che bloccare la diffusione virale attraverso l’approvvigionamento energetico delle cellule potrebbe anche rappresentare un trattamento efficace contro altre malattie. “L’elevato livello di mannosio – prosegue Carl Johan Treutiger, ricercatore presso il Dipartimento di Medicina del Karolinska Institutet – potrebbe essere legato al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 dopo Covid-19. Speriamo che questo lavoro possa contribuire allo sviluppo futuro di strategie terapeutiche utili anche contro altre condizioni cliniche”. 

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