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Un lago artificiale è scomparso in Sicilia e ha lasciato un deserto

Mag 19, 2021

AGI – Dove non riesce la siccità, può l’uomo. O meglio, un Consorzio di bonifica. E’ il caso di quello di Enna, che avrebbe messo nel mirino il lago Sciaguana, ad Agira in Sicilia, una volta brulicante di pesci e oggi “una distesa di fango e limo teatro di una vasta moria di fauna ittica, con centinaia di esemplari ormai agonizzanti nelle residue pozze d’acqua in via di prosciugamento”.

La diga “Sciaguana” è stata, infatti, svuotata e oggi è del tutto in secca. “Dalle prime informazioni – spiega il Wwf – lo svaso sarebbe stato deciso dal Consorzio di Bonifica 6 di Enna, gestore del bacino. Si tratta di un vero e proprio disastro ambientale”. Nell’invaso guizzavano carpe, lucci, persici trota, e importanti popolazioni di anfibi che comprendono anche specie tutelate a livello europeo. L’invaso era frequentato anche da numerosi uccelli acquatici anche nidificanti, di specie migratorie tutelate ed anche a livello comunitario ed internazionale.

“La totale asciutta che incide in maniera catastrofica anche sulla futura sopravvivenza delle principali componenti delle comunità biologiche, a cominciare dalla pressochè totale scomparsa dei macroinvertebrati – spoiega Ennio Bonfanti, presidente di Wwf Sicilia Centrale – compromettendo la futura ricomparsa della componente ittica. Tale dissennato svuotamento del bacino, inoltre, sta comportando la pesantissima alterazione dei substrati riproduttivi nelle aree di frega di numerose specie, a maggior ragione se effettuate in questo periodo che corrisponde proprio all’epoca riproduttiva di varie specie”.

L’organizzazione ambientalista ha notificato a ben dieci Enti diversi un lungo ed articolato esposto in cui si denuncia “il disastro ambientale in atto presso la diga”. “Ai reparti specializzati dell’Arma dei Carabinieri – dice il Wwf – abbiamo chiesto di accertare se nello svaso della diga Sciaguana siano ravvisabili fattispecie penalmente rilevanti – prosegue Bonfanti – procedendo – in caso affermativo – con apposite indagini di polizia giudiziaria ed accertamenti tecnici sui luoghi e sulle cose, raccogliendo quant’altro possa servire per l’individuazione dei soggetti responsabili. Su questa vicenda, il Wwf presentera’ sicuramente un dettagliata informativa all’Autorita’ giudiziaria”.

Quello che è avvenuto con il lago di Sciaguana è l’esempio di come non dovrebbe essere gestita una diga, che nel corso del tempo ha sofferto problemi creati dalla scarsa manutenzione e già perdeva nei mesi scorsi 60/70 litri di acqua al secondo. La diga è una delle più giovani di Sicilia, fu ultimata nel 1992 e ha una capacità di invaso pari a 11,9 mln. di metri cubi dei quali .9,9 di capacità utile. La sua costruzione, con corpo diga in terra, era destinata a rendere irrigua una porzione di territorio a valle del serbatoio pari a circa 1665 ettari ma ad oggi gli appezzamenti serviti sono circa 830 ettari dei quali solo 35 effettivamente in consumo produttivo. 

“Questa rete di distribuzione – spiega Legambiente – viene gestita dal Consorzio di Bonifica n° 6 che, però, non gestisce più l’impianto diga almeno da una quindicina di anni essendo lo stesso passato alla diretta gestione del Dipartimento regionale Acque e Rifiuti. Da tempo la struttura della diga presentava del resto diverse gravi défaillance dovute alla mancata manutenzione. Paratoie in parte bloccate dal fango, torre di presa malfunzionante, difficoltà nella gestione dei flussi. Qualche giorno addietro, infine, lo svaso accidentale del contenuto residuo della diga, con la prima evidente conseguenza della moria dei pesci. Ovviamente, una ulteriore conseguenza sarà quella della mancata erogazione delle acque a scopo irriguo che avrà come effetto una grave crisi per i 35/40 ettari a produzione irrigua e un deficit per le già asfittiche casse del Consorzio dovuto alla mancata esazione dei diritti di distribuzione che normalmente venivano richiesti su tutte le tenute agrarie degli 830 ettari serviti. Un danno che potrebbe andare dai 250.000 euro in su e che pregiudicherebbe gravemente la stabilità finanziaria dell’ente”.

Adesso “diviene improrogabile la definizione di un percorso di manutenzione straordinaria del bacino che dovrà essere messo in grado di ricevere le acque delle prossime stagioni piovose senza andare incontro ad ulteriori svasi accidentali che, peraltro, rappresentano eventi estremamente pericolosi”.

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