AGI – Un detenuto pugliese di circa 40 anni condannato all’ergastolo è riuscito oggi ad evadere scavalcando il muro di cinta del carcere di massima sicurezza di Badu ‘e Carros a Nuoro.
Lo rende noto il Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, spiegando che le dinamiche dell’accaduto sono in corso di accertamento mentre il personale di polizia penitenziaria è impegnato nelle ricerche sul territorio.
L’evaso è Marco Raduano, classe 1984, detto “pallone”, elemento apicale dell’omonimo clan dei Montanari egemone nel territorio non solo garganico. Detenuto in regime di 416 bis per omicidio e violazione della legge sulle armi.
“In diverse occasioni avevamo segnalato la carenza di personale di polizia penitenziaria – denuncia Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del Sindacato autonomo polizia penitenziaria – che impedivano di assicurare una scrupolosa vigilanza in visione della tipologia di detenuti reclusi nell’istituto di Nuoro. In Sardegna ci sono ben 4 istituti che custodiscono detenuti di alta sicurezza appartenenti ai vertici della criminalità organizzata e tutti sono in grande difficoltà a causa della carenza organica”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “quel che è successo è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Il Sappe denuncia da tempo che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento”.
Secondo il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio “il fuggitivo si sarebbe calato nel più classico dei modi, con delle lenzuola annodate, e si sarebbe dileguato. Questa, nel disastrato sistema carcerario, è l’ennesima conferma dell’inadeguatezza anche dello speciale circuito definito, a questo punto impropriamente, ad alta sicurezza ma la cui sicurezza è di certo più latitante dell’odierno evaso e che, per di più, provoca come effetto collaterale l’inflazione della restrizione al carcere duro del 41-bis”.
“Organici della Polizia penitenziaria carenti di 18mila unità, equipaggiamenti inadeguati – denuncia De Fazio – sistemi tecnologici ed elettronici inesistenti o non funzionanti: questo lo stato attuale delle carceri. Mentre sin dall’insediamento del governo siamo in attesa di essere convocati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, o almeno dal sottosegretario delegato, Andrea Delmastro delle Vedove”.