AGI – È più facile rialzarsi, se qualcuno ti dà una mano. O anche una zampa. Detenuti e animali si aiutano a vicenda nei percorsi di reinserimento sociale promossi in tutta Italia dalla fondazione Cave Canem attraverso i due progetti ‘Cambio Rotta’, rivolto ai minori, e ‘Fuori dalle Gabbie’, riservato agli adulti. In entrambi i casi, l’obiettivo è dare una nuova possibilità sia alle persone detenute che ai cani con problemi comportamentali.
In concreto, i cani abbandonati, provenienti da canili o da percorsi criminali e usati nei combattimenti, vengono affidati alle cure dei detenuti che li seguono dall’inizio fino alla consegna alla famiglia che adotterà l’animale. In questo modo, due mondi apparentemente lontani come il carcere e il canile si avvicinano coniugando l’assistenza ai cani abbandonati con itinerari individualizzati di formazione, riscatto sociale e inclusione lavorativa delle persone detenute.
Un percorso reciproco di riabilitazione tra l’uomo e l’animale
Un percorso reciproco, in cui entrambi i protagonisti si riabilitano a vicenda e riscoprono il valore di una socialità sana. “Ho ideato questi progetti pensando al fatto che spesso, è la vita che ti si mette contro e così si commettono degli errori. È in quel momento che qualcuno deve credere in te e darti fiducia.
Tutti meritano una seconda possibilità, esseri umani e animali – spiega all’AGI la vicepresidente della fondazione Federica Faiella -. Grazie alla valenza rieducativa di questo progetto, la persona detenuta avrà acquisito nuove competenze e sarà pronta a vivere nel rispetto della legalità, mentre il cane rieducato sarà pronto per essere adottato da una famiglia. È un doppio riscatto”.
In particolare, il progetto ‘Cambio Rotta’ coinvolge i minori autori di reato ammessi all’istituto della messa alla prova, ossia quella fase in cui il processo si congela e il ragazzo viene assegnato a un progetto di pubblica utilità. Laddove dimostri di avere elaborato il reato e rinsaldato il patto con la società, il processo si chiude e il reato si intende estinto. È proprio in questa sorta di ‘terra di mezzo’ che interviene l’amicizia con l’animale.
“L’obiettivo è combinare efficacemente un servizio di accudimento, gestione e recupero comportamentale di cani e gatti vittime di abbandono – spiega ancora la vicepresidente – con iniziative di giustizia riparativa che supportino il processo di responsabilizzazione dei ragazzi, la ricostruzione delle reti educative e sociali e la rielaborazione del reato”.
L’amicizia a quattro zampe non si interrompe
Un’amicizia a quattro zampe che non si interrompe nemmeno una volta usciti dal penitenziario. “Facciamo in modo di limitare il rischio che i ragazzi tornino a delinquere perché, a chi si distingue nell’aiutare i cani ospitati nel canile, destiniamo borse di studio o borse di lavoro grazie alle quali possono seguire percorsi professionalizzanti e acquisire la qualifica di educare cinofilo. I migliori vengono assunti nella nostra fondazione”.
In pratica, è l’amore per gli animali a restituire a questi ragazzi la libertà e un nuovo lavoro. Dal 2021 ad oggi sono stati coinvolti 385 cani e 39 giovani, dei quali 24 hanno superato con successo la ‘messa alla prova’, 11 hanno beneficiato di una borsa di studio per diventare educatori cinofili e 5 sono entrati a far parte della Fondazione con un incarico professionale. Non solo giovanissimi.
La fondazione guarda anche al reinserimento degli adulti con l’ulteriore progetto ‘Fuori dalle Gabbie’, presente all’interno della Casa di Reclusione di Spoleto, della Casa Circondariale di Napoli Secondigliano e dell’Istituto Penale per Minorenni Casal del Marmo di Roma. Anche in questo caso, le persone detenute coinvolte sono formate e svolgono lavori di pubblica utilità nel canile comunale, per migliorarlo sia dal punto di vista strutturale, attraverso opere di manutenzione, che gestionale, a beneficio dei 130 cani ospitati, che vengono accompagnati in un percorso di recupero comportamentale finalizzato a rendere più semplice l’adozione.
Lavorare con gli animali aiuta a reinserirsi nella società
Finora sono state 154 persone detenute hanno partecipato ai corsi di formazione di ‘Fuori dalle Gabbie’, 16 persone detenute hanno svolto lavori socialmente utili in canile, 2 persone detenute sono destinatarie di indennità formativa e 166 i cani aiutati. “I detenuti curano tutte le fasi dell’accudimento, dalle passeggiate all’aria aperta ai momenti di gioco, dal supporto durante le visite veterinarie, per tranquillizzarli, fino all’assistenza negli incontri con i potenziali adottanti – racconta ancora Faiella -. Quando un cane viene coinvolto in un’attività con giovani e adulti, il cane riacquista fiducia nei confronti dell’uomo e loro si sentono maggiormente responsabilizzati”.
Tanto che c’è chi rimane nel settore anche una volta terminato il percorso di reinserimento sociale. “Il primo ragazzo che abbiamo assunto adesso fa parte stabilmente del nostro team. Si è rivelato una risorsa eccezionale dal punto di vista umano e professionale. In lui rivedo lo stesso entusiasmo del nostro dog trainer manager, Mirko Zuccari, che segue con grande dedizione tutti i ragazzi coinvolti nel progetto.
Il momento più bello è stato quando questo ragazzo, ormai libero, ha concluso il percorso riabilitativo del suo stesso cane e lo ha portato al nuovo proprietario. Il coronamento di un percorso dall’esito inaspettato, perché quel cane era considerato pericoloso e mordace a causa di ciò che aveva subito in precedenza. Una doppia riabilitazione. La cosa incredibile è la gratitudine e lo stupore che ancora oggi questo ragazzo manifesta verso di noi. Era convinto che lo avremmo giudicato e relegato a mansioni meno gratificanti, invece è stato subito coinvolto in attività da professionista perché lo meritava. Era bravo”.
Soddisfatti gli ideatori del progetto
Aiutare queste persone è una soddisfazione unica. Ciò che vogliamo fare è essere manager del cambiamento, incidere positivamente sulla società – spiega ancora la vicepresidente di Cave Canem –. Se riusciamo a fare tutto questo è perché ci crediamo moltissimo. Non dimenticherò mai l’emozione di quando il nostro primo ragazzo ammesso all’istituto della prova ebbe l’udienza che confermò l’estinzione del suo reato. I nostri educatori lo accompagnarono e aspettarono fuori fino alla sentenza. Fu un momento fortissimo. Lui era molto commosso”.
E c’è anche chi alla fine, quando ha la possibilità di tornare a casa, decide di portare con sé il suo amico peloso. “C’è stato un ragazzo di ‘Cambio Rotta’ che era stato assegnato alla supervisione di una cucciolata di pitbull. Quando è stato pronto per tornare a casa, ha adottato un cucciolo e lo ha portato con sé. Lo ha chiamato Thiago”. Dopo un anno tragicamente segnato dai suicidi in cella, 84 nel 2022, il dato più alto da sempre, una storia di speranza. E la dimostrazione che una nuova strada per le carceri italiane è possibile.