AGI – La prima volta frequentava le elementari e non ricorda che dei gadget, preparati dalla sua famiglia per accogliere i pellegrini: era il 1950 e Massimo Bettoja, uno degli albergatori che ha fatto la storia dell’ospitalità di Roma e non solo, capì solo anni dopo che quello era stato il suo primo Giubileo. “L’avventura nel settore dell’accoglienza di noi Bettoja,” racconta “coincide all’incirca con l’Unità d’Italia ed infatti il prossimo saranno150 anni dall’apertura del nostro primo hotel, il Massimo D’Azeglio di via Cavour, cui nei primi anni ‘40 seguì il Mediterraneo, gioiello Art Decò oggi sotto tutela del Ministero dei Beni Culturali”.
Centocinquanta lunghi anni cadenzati dai Giubilei: più o meno lo stesso arco di tempo che segna la nascita e lo sviluppo del turismo moderno. “Il secondo Anno Santo di cui ho memoria cadde nel 1966,” sollecita i ricordi Bettoja. “ Era un Giubileo Straordinario indetto da Paolo VI per la conclusione del Concilio Vaticano II che nei fatti non lasciò traccia dal punto di vista turistico. Gli Straordinari non sono mai stati molto sentiti e d’altronde in quegli anni Roma non aveva bisogno d’altro: era già la città della Dolce Vita e ciò bastava a farne una destinazione di punta del nascente mondo dei viaggi”.
Nel 1975, invece, Massimo Bettoja era in prima linea sul posto di lavoro. “Quel Giubileo coincise con un periodo complicato: erano anni di scioperi e contestazioni, il turismo soffriva. L’Anno Santo fu tutt’altro che un successo e le migliaia di posti letto che erano stati costruiti, soprattutto tra i 4 stelle, rimasero sul mercato generando presto un crollo dei prezzi. I lavoratori erano costantemente in agitazione, tanto che noi proprietari ci trovavamo spesso costretti a rifare le camere. Il 1975, poi, fu l’anno di un contratto collettivo nazionale sbagliato che causò in seguito chiusure e licenziamenti. Unico dato positivo: nacquero in quel momento i meccanismi di bilateralità che in seguito unirono imprenditori e forza lavoro”.
Nuovo decennio e nuovo Giubileo Straordinario, indetto da Giovanni Paolo II nel 1983. “Anche quello è passato sottotraccia,” rammenta Bettoja. “Ma gli ‘80 segnarono un periodo di ripresa per il settore, che coincise con l’apparire dei turisti giapponesi. Roma scalava posizioni ovunque nei desideri dei viaggiatori: oltre che dall’Oriente ci sceglievano soprattutto da Nord America, Francia, Inghilterra e Spagna. La città usciva dallo stato di depressione dei ’70 anche dal punto di vista estetico: meno fabbricati vuoti e fatiscenti in zone cruciali come quella della Stazione Termini e più recupero di immobili artistici. Un trend che si è consolidato nei ’90 e ha visto tornare
in vita splendori come la Galleria Borghese e Palazzo Massimo. Con l’economia, è uscito dal declino il patrimonio culturale”.
Il Grande Giubileo del 2000 trova Massimo Bettoja nel delicato ruolo di Presidente di Federalberghi Roma. “Noi operatori ci confrontavamo con il Sindaco Rutelli, che aveva costituito l’Agenzia del Giubileo dove si coordinavano Comune e Vaticano. Per i 5 anni precedenti all’evento la spinta ad abbellire Roma crebbe, sostenuta dal rilevante contributo concesso dallo Stato anche a livello di agevolazioni normative per le opere di ristrutturazione. L’allora tanto temuta invasione di milioni di pellegrini poi si verificò davvero, ma senza recare disagi ai residenti perché l’evento fu organizzato ottimamente, generando un effetto promozionale enorme. Roma era ogni
giorno sulle tv di tutto il mondo, tanto che l’anno successivo il turismo registrò dati eccezionali, fino al fatidico 11 settembre 2001. A quel tragico giorno seguì una crisi di 3 anni, terminata improvvisamente con la morte di Papa Giovanni Paolo II ed i suoi funerali, la cui eco globale determinò un nuovo triennio di ripresa interrotto dal crollo finanziario mondiale del 2008.
L’Anno Santo Straordinario della Misericordia proclamato da Papa Francesco nel 2015 segnò di nuovo una piccola rinascita, che diede il via ad un altro periodo positivo che a propria volta si arrestò, ancora all’improvviso, con la pandemia del 2020.” E ora? “Ora sta per aprirsi un Giubileo che ritrova il turismo di Roma in fase di sviluppo. Le premesse perché l’Anno Santo 2025 si riveli un successo esistono: come avvenne nel 2000, la città si sta davvero rifacendo il trucco per l’occasione. Inoltre, da almeno un paio d’anni vi si susseguono aperture di nuovi alberghi a 5 stelle. Se già adesso la Capitale attrae anche fasce di visitatori alto spendenti – abitualmente dirette, prima, verso città meglio attrezzate – il Giubileo avrà l’ulteriore effetto di migliorare i servizi pubblici, mentre la distribuzione dei suoi eventi lungo tutto l’anno farà sì che non soffriremo di picchi di sovraffollamento. Non dico che si rivivranno i tempi della Dolce Vita, ma è un fatto che al connubio tra attrattiva religiosa e patrimonio culturale e artistico potremo abbinare un’offerta di ospitalità così ampia da permettere ogni tipo di scelta. Da sistemazioni per tutte le tasche al lusso più esclusivo. D’altronde Roma è da sempre la città dell’accoglienza: l’attitudine ad ospitare è impressa nel suo Dna dalla secolare presenza della Chiesa. Da centinaia di anni, raggiungerci rappresenta il viaggio della vita per milioni di persone. Per questo la nostra sarà sempre una città aperta e predisposta ad accogliere la pacifica convivenza delle etnie più diverse”.