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UberTaxi a Torino prima di Natale. Sindacati contrari, anche se è un servizio che favorisce i taxisti

Nov 27, 2018

UberTaxi si appresta a sbarcare a Torino prima di Natale, ma il fronte sindacale di settore sembra essersi già schierato contro. Si tratta di un servizio analogo a MyTaxi e WeTaxi, quindi punta a coinvolgere i taxisti e non gli autisti NCC normalmente impiegati per Uber Black.

“Consentirà di richiedere corse con normali taxi dalla app Uber, e a breve diventerà un’opzione su Google Maps”, ha assicurato Carles Lloret, General Manager per il Sud Europa di Uber, a La Stampa. “Offriremo ai taxisti un modo semplice per ottimizzare le loro ore di lavoro, avvantaggiandosi dei tempi morti per prendere più corse, riducendo l’inquinamento e gli sprechi. Garantiamo sicurezza, trasparenza e flessibilità, perché gli autisti potranno decidere di tenere acceso o spento Uber quando lo desidereranno”.

Insomma, l’obiettivo è chiudere con il passato e adeguarsi a tutte le norme vigenti. Il tentativo di replicare il modello statunitense di UberPop in Italia non ha funzionato, quindi “il capitolo è chiuso”, stando a quanto ha assicurato Lloret.

Rispetto alle attuali app concorrenti – già usate dai taxisti torinesi – UberTaxi offrirà un’assicurazione aggiuntiva (AXA) e un sistema di accrediti molto flessibile. I passeggeri potranno pagare tramite carta di credito, prepagate, PayPal o contanti, anche se questa ultima modalità non sarà disponibile dall’inizio ma solo in futuro.


E per quanto riguarda le tariffe? “Se il prezzo è variabile, aumentare le tariffe ci consente di rendere più proficuo per i conducenti lavorare in un’area o in una fascia oraria specifica: e alla fine, più corse disponibili significano meno traffico. Ma dove i prezzi sono fissi, come in Italia, questa strategia non viene applicata: l’app fornirà sempre una stima dell’importo e il tassametro verrà utilizzato. Uber riceverà il 7%“, ha spiegato il manager. Da ricordare che questa commissione è analoga a quella applicata dai concorrenti.

Molti taxisti torinesi sembrano aver manifestato interesse, ma Federtaxi non si fida. “Con Uber siamo stati in guerra fino a poco tempo fa, non ci fidiamo di loro e non accetteremo accordi, neppure se fossero molto convenienti”, ha dichiarato Massimo Zappaterra, presidente del comitato Federtaxi Piemonte. “Ad oggi lavoriamo con una cooperativa e due Srl, una di queste è Mytaxi che chiede una percentuale sulla corsa pari al 7%. Nel caso in cui Uber abbassasse la percentuale io e altri miei colleghi continueremmo a rifiutare qualsiasi collaborazione. Le promesse può farle chiunque, ma il passato non si cancella. Chiedere scusa ora ha poco senso, abbiamo perso molti soldi tra scioperi e cause in tribunale, Uber ci ha fatto solo patire”.

Nel frattempo a ottobre l’Antitrust ha avviato un procedimento cautelare nei confronti Cooperativa Taxi Torino, che non solo gestisce il servizio di radiotaxi ma vanta come iscritti il 90% dei taxisti torinesi. Motivo? Un presunto abuso dominante poiché impedisce “l’utilizzo simultaneo da parte dei tassisti aderenti alla cooperativa di più intermediari per la fornitura di servizi di raccolta e smistamento della domanda di taxi, vincolandoli a destinare tutta la propria capacità (in termini corse/turno) alla cooperativa stessa”. Vittima? MyTaxi.

UberTaxi ha scelto il momento perfetto.

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