Maddalena Camera
Twitter vola in Borsa sulle voci di una vendita imminente: ieri a Wall Street il titolo del social network dell’uccellino cinquettante è salito di quasi il 20%. Il boom è legato a una indiscrezione pubblicata da Cnbc secondo la quale Twitter è in trattativa con un ventaglio di potenziali acquirenti per sistemare i suoi conti ed esplicare anche finanziariamente l’appeal che ha in rete, dove è diventato il social preferito da politici e vip per diffondere in anteprima le notizie che li riguardano. Ecco dunque che tra gli interessati spiccano Google ma anche altri gruppi come il big del cloud computing Salesforce.com. Twitter, che da un anno è di nuovo guidata dal fondatore Jack Dorsey, aveva pubblicato lo scorso 26 luglio i dati trimestrali che non erano stati accolti bene dal mercato, a causa soprattutto della perdita da 107 milioni di dollari nel secondo trimestre. Numeri che fecero letteralmente crollare il titolo a Wall Street del 10% nel dopo-mercato. Anche sul fronte dei ricavi, il risultato di 602 milioni di dollari, pur se in crescita del 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, è finito sotto le stime degli analisti che si attendevano 606,8 milioni di dollari. E le previsioni per il terzo trimestre sono state giudicate negative, rimanendo irrisolto il problema della crescita dato che i suoi utenti non aumentano più negli Usa e crescono troppo poco nel resto del mondo.
La Cnbc ha comunque specificato che il management di Twitter sarebbe intenzionato a siglare un accordo per la vendita, ma che la stessa non sarebbe altrettanto imminente. Al momento le voci si rincorrono e accanto alle incertezze per la chiusura dell’accordo altri sostengono che la discussione è in fase avanzata e potrebbe andare in porto entro Natale. I problemi di Twitter sono comunque noti. Infatti mentre rivali come Instagram e Snapchat accelerano nel collezionare inserzionisti e utenti social, molti hanno messo in discussione la capacità di Twitter di proseguire come società stand alone. Il cinguettante social infatti è molto usato sopratutto da persone note che hanno molti follower e suscitano il dibattito in rete, mentre è giudicato frustrante dagli utenti «comuni» che sono poco seguiti. Ed è per questo che l’interesse dei possibili compratori sarebbe diretto più verso i dati che Twitter è in grado di generare sul web, che sul suo ruolo di media company. D’altra parte, solo poche ore prima delle notizie sulla trattativa per la vendita l’analisi di Rbc Capital Markets aveva tagliato il giudizio a «underperform» indicando un rischio di crollo del 25% dei corsi borsistici a causa della debolezza degli introiti dalla pubblicità.