• 18 Ottobre 2024 12:17

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Turchia, vola l’industria della difesa grazie all’export

Feb 19, 2024

AGI – L’industria della difesa turca ha superato nel 2023 la cifra record di 10 miliardi di dollari di contratti per l’export di armi. Una somma, 10.2 miliardi di dollari, che certifica la crescita costante di un settore su cui il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan ha puntato forte e investito tanto. A rendere noto il dato Haluk Gorgun, capo dell’agenzia dell’Industria della Difesa. Solo nel 2002, anno in cui Erdogan divenne premier, l’export delle armi turche era fermo a 248 milioni di dollari. In venti anni la cifra è passata a 4.36 miliardi di dollari di fatturato, diventati 5.5 nel 2023 (+27%).

Tuttavia, oltre al fatturato finito a bilancio, sono i contratti di fornitura per 230 tipi di armi e munizioni siglati con ben 185 Paesi stranieri a porre le basi per la cifra record di 10.2 miliardi di dollari di esportazioni. Gorgun sottolinea anche che industrie turche come Aselsan, Tusas, Roketsan e Baykar sono entrate nella lista delle 100 aziende più importanti del settore della Difesa. Fiore all’occhiello dell’industria della Difesa turca sono i droni da combattimento prodotti dalla azienda Baykar, velivoli senza pilota progettati dal Selcuk Bayraktar, brillante ingegnere con studi negli Usa che ha sposato la figlia minore del presidente Erdogan.

 

 Ultimo Paese a garantirsi i droni da combattimento TB2, ormai famosi in tutto il mondo, è stato l’Egitto. Un’intesa annunciata pochi giorni fa, che blinda la normalizzazione dei rapporti tra Ankara e il Cairo. Baykar esporta TB2 in circa 30 Paesi e i droni turchi ormai volano dall’Africa, all’Asia Centrale, dal Baltico al Caucaso, dai Balcani al Medio Oriente. Sono sempre di più Paesi Nato come la Slovacchia, Romania e la Polonia che hanno ordinato e ricevuto i velivoli da combattimento.

I TB2 Bayraktar sono utilizzati dal 2014 dall’Ucraina nel Donbass e sono stati fondamentali per l’esercito di Kiev per respingere gli attacchi russi e infliggere gravi perdite all’esercito di Mosca. A gennaio 2022 il Kuwait ha raggiunto un accordo per l’acquisto di 18 droni. Un’intesa da 370 milioni di dollari annunciata dalla stessa Baykar, che ha reso i TB2 i più venduti al mondo, sancendo il sorpasso sui droni americani e cinesi. Poche settimane prima era filtrata la notizia di un’intesa militare tra il ministero della Difesa di Ankara e il governo degli Emirati Arabi Uniti per 120 droni in cambio di 2 miliardi di dollari. Ancora prima un’intesa era stata raggiunta con l’esecutivo libico di Tripoli guidato da Abdulhamid Dbeibah che, secondo alcuni media turchi, prevede l’acquisto dei TB2 da parte del governo di Tripoli, mentre in passato erano manovrati da uomini di Ankara e risultarono decisivi per la difesa della capitale dagli attacchi del generale Khalifa Haftar.

 

I droni TB2 sono lunghi 6.5 metri, hanno un’apertura alare di 12 metri e un peso di 650kg. Rimangono in volo fino a 27 ore e raggiungono la velocità di 220 chilometri orari. Difficilmente leggibili dai radar, fino a ora sono stati capaci solo di colpire obiettivi a terra. Componenti di questi droni erano all’inizio prodotte in Germania, Canada e Usa, ma ora, come confermato dalla stessa Baykar, il 93% delle componenti sono prodotte in Turchia. In base a quanto riferisce Middle East Eye un drone costa circa 5 milioni di dollari. Spesa cui però vanno sommati i costi delle 100 micro munizioni Mam-L e i costi di addestramento e del centro di controllo (da cui vengono controllati fino a un massimo di 6 droni). Componenti aggiuntive necessarie che fanno salire il prezzo a 15 milioni di dollari.

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