Introduzione
Come è stato messo in evidenza con l’articolo pubblicato lo scorso 21 ottobre, acquistare su Amazon può comportare il rischio di incappare in annunci truffaldini, i quali, sfruttando i “punti deboli” del colosso dell’e-commerce, cercano di trarre in inganno il consumatore.
Il mondo degli acquisti online risulta essere tanto affascinante quanto pericoloso: vi si possono fare ottimi affari sul piano del rapporto qualità-prezzo, è vero, ma occorre prestare sempre estrema attenzione per non essere tratti in inganno, posto che il rischio di venire raggirati resta comunque dietro l’angolo.
Il fatto che determinati prodotti non siano venduti direttamente da Amazon, ma da altri soggetti tramite il marketplace, spinge eventuali e potenziali malviventi a violare proprio gli account dei venditor, pubblicando un’inserzione con un prezzo vantaggioso ed idoneo a suscitare la curiosità dei potenziali acquirenti.
A questo punto, sorge spontaneo chiedersi: quali sono le forme di tutela che il nostro ordinamento giuridico fornisce al consumatore? Cosa può fare quest’ultimo nel malaugurato caso in cui dovesse rimanere vittima di una truffa operata tramite vendita di prodotti online? Vediamolo subito.
La truffa contrattuale
Quando si parla di truffa, viene naturale ed automatico pensare alla fattispecie delittuosa di cui all’art. 640 del codice penale, in forza del quale è punito “chiunque, con artifizi e raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.
Tuttavia sembra opportuno informare il lettore dell’elaborazione da parte della giurisprudenza di una più specifica fattispecie: la truffa contrattuale.
Si tratta di un tipo di truffa alquanto peculiare, perché si pone al confine tra il diritto civile e il diritto penale. ricorre ogniqualvolta l’agente, mediante artifici o raggiri posti in essere al momento della formazione di un contratto, induca la vittima a concludere il contratto stesso a condizioni che non sarebbero state accettate da quest’ultima senza la frode dell’altro contraente.
Ecco allora, ad esempio, che l’alterazione del prezzo, come uno sconto del 50%, può sicuramente integrare il reato della truffa contrattuale: tale elemento è determinante ai fini della conclusione del contratto, poiché idoneo a mutare la realtà dei fatti agli occhi dell’acquirente e quindi a compromettere la sua capacità decisionale, facendolo procedere all’acquisto con la falsa convinzione di stare concludendo un affare conveniente.
Cosa fare quando ci si rende conto di essere stati vittima di truffa
Salvo casi particolari, la truffa semplice non è un delitto perseguibile d’ufficio: significa che né un magistrato né un altro organo inquirente può intervenire senza denuncia da parte della vittima; la querela va presentata entro tre mesi dal reato. Può farlo il diretto interessato o il suo difensore, presso la Procura della Repubblica o davanti a qualunque autorità di pubblica sicurezza. Può essere in forma orale (in questo caso, il pubblico ufficiale provvederà a redigere apposito verbale), o in forma scritta (redatta direttamente dal soggetto interessato), nonché tramite un incaricato o ancora per posta raccomandata.
Il contenuto di tale atto dovrà poi essere costituito dalla descrizione del fatto-reato (con eventuali notizie, qualora si conoscessero, circa l’autore del reato, nonché eventuali prove) e la chiara manifestazione della volontà del querelante di procedere nei confronti di quello che si ritiene il presunto truffatore (o, in caso di mancata individuazione, la volontà di procedere contro ignoti).
Inoltre, è vivamente consigliato, al momento della presentazione della querela, chiedere espressamente di essere informati circa l’eventuale archiviazione del procedimento, in modo da poter presentare opposizione alla stessa.
Tutela del consumatore e diritto penale
Da quanto affermato sino ad ora, è facilmente intuibile come il diritto penale, parimenti al diritto civile, rivesta un ruolo di rilievo nell’ambito della tutela del consumatore: nei casi di truffa sopra citati, i comportamenti criminosi vengono perseguiti attraverso l’irrogazione di sanzioni penali.
Il codice penale punisce la truffa con reclusione da sei mesi a tre anni e con il pagamento di una multa che può variare da 50 euro e i 1032 euro. Nel caso di truffa aggravata, da 1 a 5 anni di reclusione e da 309 euro a 1549 euro di multa.
Quali sono le sorti di un contratto concluso mediante una truffa?
A stabilire le sorti del contratto concluso per effetto di un comportamento truffaldino posto in essere da una delle due parti, è intervenuta a più riprese la Corte di Cassazione, la quale con diverse pronunce ha affermato che tale contratto non è radicalmente nullo, ma solamente annullabile.
Un contratto nullo è come se non fosse mai esistito. L’annullabilità, invece, permette al consumatore di concludere comunque l’accordo: dovrà dichiarare per iscritto che, pur essendo a conoscenza dell’esistenza di motivi di annullabilità, egli vuole che il contratto rimanga comunque valido.
In caso contrario, invece, qualora il contraente truffato decidesse di non ricorrere allo strumento della convalida, il contratto verrà dichiarato invalido, perché affetto da cause di annullabilità: circostanza che darà la possibilità al soggetto leso di ottenere un risarcimento per il danno subito (che nel caso di specie, potrebbe soddisfarsi anche con il semplice rimborso della somma pagata per l’acquisto).
Conclusioni
Tutto quanto considerato, non si vuole certo, con questo articolo, scoraggiare la massa dei compratori dall’effettuare affari online, che sia su Amazon o qualsiasi altro sito.
Ci sembra però fondamentale sensibilizzare i consumatori a prestare la massima attenzione possibile a quanto offerto dalla rete, posto che, spesso, non tutto è poi effettivamente come appare, soprattutto sul web.
Prezzi particolarmente bassi rispetto alla media, account di venditori sospetti, strane modalità di pagamento previste sono tutti campanelli d’allarme, che dovrebbero mettere in guardia chi si accinge ad effettuare un acquisto online.
L’eccessiva prudenza, in questi casi, non è mai un difetto. E anche qualora quest’ultima non dovesse bastare, occorre non perdersi d’animo: ricorrere all’aiuto delle autorità, o di un buon avvocato, è la mossa migliore da fare non solo per tutelare i propri interessi, ma soprattutto per concludere i propri affari in tutta sicurezza.
Nota: una versione più completa di questo articolo, con numerosi riferimenti al codice vigente e a sentenze di riferimento, si può consultare su Diritto dell’Informatica.