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Trivelle in mare, così il governo ha ignorato il ‘no’ della Puglia. I Verdi: “Andremo in procura”

Gen 7, 2019

“I ministri Di Maio e Costa devono dire la verità agli italiani. Il ministero dello Sviluppo economico ha rilasciato l’autorizzazione per i permessi di ricerca nel Mar Ionio il 7 dicembre. Noi siamo in grado di produrre un atto della Regione Puglia che nel 2015 ha dichiarato il parere negativo su quelle opere dal punto di vista dell’impatto ambientale. Di quelle cose non si è tenuto conto e per questo noi ci rivolgeremo alla Procura della Repubblica di Roma”. Lo ha detto Angelo Bonelli dei Verdi che per primo aveva sollevato il caso, causando le reazioni del vicepremier e del ministro all’Ambiente.

Anche il governatore pugliese Michele Emiliano impugnerà le decisioni. “Sulla vicenda trivelle i ministri Di Maio e Costa hanno “affermato che, una volta intervenuta la Via favorevole, l’autorizzazione sarebbe un ‘atto dovuto’ e il dirigente, a meno di non compiere un reato, non avrebbe potuto negarla. I ministri, trincerandosi dietro una assurda e inesistente ipotesi di reato, hanno volutamente omesso di considerare che, in sede di autotutela, l’amministrazione statale avrebbe potuto disporre il riesame Via”.

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“Sulla questione trivelle – accusa il governatore Michele Emiliano – la Regione Puglia ha, nel tempo, impugnato i pareri favorevoli di Valutazione di impatto ambientale rilasciati dal Ministero dell’Ambiente propedeutici per le autorizzazioni alla ricerca o prospezione di idrocarburi nel mare Adriatico e nel mar Ionio. Le censure sollevate riguardano la omessa valutazione della effettiva dimensione dell’area interessata dalle operazioni di ricerca o prospezione, la (in)competenza dei membri della Commissione preposta al rilascio dei pareri, nonchè gli effetti (negativi) per l’ambiente derivanti dall’uso della tecnica dell’air-gun”.

“Sino a oggi – spiega Emiliano – il giudice amministrativo ha rigettato i ricorsi, ritenendo che le scelte effettuate dalle amministrazioni statali coinvolte (Ministero dell’Ambiente e Mise) siano sottratte al sindacato giurisdizionale, in quanto frutto dell’esercizio di discrezionalità tecnica, amministrativa ed istituzionale spettante in via esclusiva ai ministeri competenti”.


Tra i tre nuovi permessi rilasciati per la ricerca del petrolio nel Mar Ionio, al centro della polemica politica di questi giorni, c’è una zona che la Convenzione per la biodiversità considera di primaria importanza, tanto da inserirla tra le ‘Ecologically or Biologically Significant Marine Areas’, le cosiddette ‘Ebsa’, aree marine di importanza ecologica e biologica. Coinvolge le due aree marine contigue sotto Santa Maria di Leuca in Puglia, che rientrano nell’Ebsa denominata “South Adriatic Ionian Straight” perché contiene habitat importanti e diverse specie protette o di importanza commerciale come il nasello o i cosiddetti “gamberoni” Aristeus antennatus e Aristaeomorpha foliacea.

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