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Trieste, due agenti uccisi in Questura: il fermato non risponde ai magistrati. Rotta colpito due volte, Demenego tre

Ott 5, 2019

A Trieste, il giorno dopo la drammatica sequenza di eventi che ha portato alla morte in Questura di due agenti a opera di un ladro di scooter dominicano descritto come affetto da disturbi psichici. E’ stata riaperta al traffico via del Teatro Romano, nel cuore della città, dove ha avuto luogo la sparatoria tra l’assassino che tentava la fuga e i colleghi degli agenti uccisi. Alcuni cittadini hanno posto fiori e ceri votivi all’ingresso della Questura. “Grazie per le tante attestazioni di cordoglio, di vicinanza e di solidarieta’. Grazie!”, scrive la stessa Questura sul suo sito, pubblicando l’immagine degli omaggi lasciati davanti al cancello dell’edificio.

Alejandro Augusto Stephan Meran, il giovane dominicano accusato di avere ucciso a colpi di pistola due poliziotti all’interno della Questura di Trieste, è stato raggiunto ieri sera in ospedale dal magistrato di turno e il procuratore, dopo che il primo in Questura aveva sentito il fratello del pluriomicida. L’indagato, comunica la Questura, si è avvalso della facoltà di non rispondere. I magistrati lo hanno dichiarato alle 23.00 in stato di fermo. Secondo quanto si è appreso, gli inquirenti ritengono che sussista il pericolo di fuga e di reiterazione di reato e per questo hanno chiesto la custodia cautelare in carcere, misura che il Gip dovrà convalidare o no una volta interrogato il giovane.

Intanto dalla Questura emergono i dettagli della sparatoria costata la vita ai due agenti. Pierluigi Rotta è stato raggiunto da due colpi di pistola al lato sinistro del petto e all’addome. Matteo Demenego è stato colpito tre volte: alla clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. Secondo la ricostruzione, Alejandro Augusto Stephan Meran, che si trovava all’interno dell’edificio per un’indagine per furto di uno scooter, è riuscito a sottrarre la pistola in dotazione a Rotta e a fare fuoco. Uditi gli spari Demenego è uscito venendo a sua volta colpito. Nell’ambito delle indagini sulla sparatoria avvenuta ieri nella Questura di Trieste e nella quale sono morti due agenti, sono state sequestrate le fondine delle due vittime per verificarne l’integrità. Da una prima analisi non risulterebbero danni da comprometterne la funzionalità.

Un terzo agente, rimasto ferito, sarà operato alla mano. “E’ in buone condizioni. Sto andando da lui per parlargli” dice il questore di Trieste, Giuseppe Petronzi, aggiungendo: “La dinamica è abbastanza chiara. E’ avvenuta in uno spazio della Questura, dove non c’erano altre persone se non le vittime e l’autore del fatto, che si è impossessato dell’arma e ha fatto fuoco. Azzardare ipotesi sarebbe poco serio e rispettoso”.

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La ricostruzione della Questura

Tutto nasce ieri mattina, da una circostanza “banale”: una donna in scooter, a via Carducci, viene scaraventata a terra da un giovane di colore, che le ruba il mezzo. Nel pomeriggio, alla Questura triestina giunge la telefonata di Carlysle Stephan Meran, che riferisce di aver appreso dal fratello Alejandro Augusto che è lui l’autore della rapina. Il dominicano si rende disponibile ad accompagnare gli operatori a casa del fratello per recuperare il mezzo, specificando che Alejandro Augusto soffre di disturbi psichici, pur non essendo allo stato seguito dai servizi di igiene mentale del capoluogo. Due equipaggi in servizio di Volante e una pattuglia della Squadra Mobile si recano a casa del giovane, insieme a personale del 118. Alejandro è a casa, appare “collaborativo e pacato”. Viene accompagnato in Questura insieme al fratello, a bordo di una vettura della Polizia.

Giunti all’interno dell’Ufficio Prevenzione Generale, l’autore della rapina chiede di andare in bagno, e riesce a sottrarre (con modalità non specificate nella lunga nota della Questura) la pistola d’ordinanza in dotazione all’agente Rotta, colpendolo con due spari. Sentito il frastuono, Demenego accorre per verificare cosa sta accadendo, venendo a sua volta colpito tre volte. Nel caos che ne segue, Carlysle, il fratello maggiore, prima si barrica nell’Ufficio Prevenzione Generale, impaurito e sotto choc, addirittura sbarrando la porta con una scrivania. Poi, non sentendo più spari, fugge nei sotterranei della Questura, dove viene individuato e bloccato dagli agenti intervenuti. Nel mentre l’omicida tenta di imboccare le scale di accesso ai piani superiori, ma viene fatto desistere dal personale presente negli uffici, a cui indirizza altri colpi senza causare feriti; poi cerca di guadagnare l’uscita dalla Questura attraversando l’atrio adiacente, con in mano entrambe le pistole d’ordinanza sottratte agli agenti, ed esplodendo ulteriori colpi di pistola all’indirizzo del personale in servizio al corpo di guardia, che risponde al fuoco. E’ a questo punto che vieneacolpito alla mano sinistra un Assistente Capo in servizio alla P.A.S., il quale è attualmente ricoverato all’ospedale triestino in attesa di intervento chirurgico.

Una volta fuori dall’edificio, il fuggitivo cerca prima di entrare in una volante parcheggiata in prossimità dell’ingresso di via di Tor Bandena, e poi, notando l’auto della Squadra Mobile, apre il fuoco verso il mezzo e all’indirizzo del personale, colpendo la portiera lato passeggero appena aperta. Gli operatori rispondono al fuoco, colpendo l’uomo all’inguine, senza danneggiare parti vitali, riuscendo a renderlo inoffensivo ed a disarmarlo, e verificando che una delle pistole poco prima sottratte era aperta e col serbatoio vuoto, mentre l’altra aveva il cane armato. Nel frattempo i sanitari del 118 intervenuti tentano invano di rianimare gli agenti colpiti e prestano soccorso al ferito.

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