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Tredicesime, per gli italiani un assegno da quasi mille euro. Al Sud il 44% meno che al Nord-Ovest

Dic 14, 2019

MILANO – Dalle tredicesime arriva un sollievo – in giorni di forti spese per le festività natalizie – al portafoglio degli italiani da quasi mille euro. Ma dietro l’angolo si presenta già un appuntamento fiscale da bollino rosso, con oltre 40 miliardi sul piatto.

Per i 13,1 milioni di dipendenti del settore privato (extra agricolo), le tredicesime di fine anno saranno pari a 12,5 miliardi di euro netti (20,9 lordi), con un “importo medio di 956 euro”, sebbene vi sia un’ampia forbice fra addetti part time (529 euro) e a tempo pieno (1.192). A calcolarlo l’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro.

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Essendo la tredicesima correlata alla busta paga, risente ovviamente delle diversità che ci sono da caso a caso. La variazione degli stipendi a livello territoriale, nella nostra Penisola, e “la maggiore diffusione del part time nel Meridione” (appannaggio, spiegano i consulenti, in buona parte della platea di occupate, giacché tale “forma di lavoro caratterizza quasi la metà del lavoro femminile, il 46,4%, mentre è pari al 16,2% fra gli uomini”), comportano che la tredicesima media percepita da un dipendente sardo, o da un siciliano (pari a 746 euro) sia inferiore di 210 euro rispetto alla media italiana (-28%), e di 331 euro al confronto con i lavoratori del Nord-Ovest (-44%).

La tredicesima mensilità, si ricorda nel rapporto, “è stata introdotta nel 1936 per i soli impiegati del settore industriale, ma si è dovuto attendere il decreto del presidente della Repubblica del 28 luglio 1960 n. 1070 perché il beneficio venisse esteso a tutti i lavoratori”.

Altri numeri, quelli della Cgia di Mestre, dicono che sarà un Natale ricco anche per il fisco italiano, che si prepara a incassare 42,9 miliardi di euro. Gli artigiani veneti parlano di un filotto di scadenze “da far tremare i polsi”. In particolare, entro lunedì prossimo, l’Erario riceverà 9,6 miliardi dal saldo dell’Imu-Tasi, 13,6 miliardi dal pagamento delle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti e dei collaboratori e ben 19,7 miliardi dal versamento dell’Iva. “Il dato complessivo – fa notare l’Ufficio studi della confederazione – è comunque sottostimato, in quanto non tiene conto dell’eventuale pagamento dell’ultima rata della Tari che, in molti Comuni, avviene a dicembre. Una pioggia di tasse che anche quest’anno rischia di avere effetti negativi sui consumi di Natale”.

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