Mobilità elettrica soluzione di tutti i mali?
Prima di rispondere alla domanda, forse conviene fermarsi un attimo a riflettere: la risposta giusta, infatti, potrebbe essere scontata di quanto appaia in un primo tempo.
A contrastare il pensiero unico che ormai domina il mondo e che indica nell’abbandono dei motori termici l’unica salvezza, sono scesi in campi non due persone qualsiasi, ma addirittura i numeri uno di Toyota e Bosch, vale a dire due delle aziende più importanti al mondo nel campo della mobilità.
Ebbene, tanto Akio Toyoda, numero uno della Toyota e presidente della Japan Automobile Manufacturers Association, che Franz Fehrenbach, Presidente del consiglio di sorveglianza Bosch, in due distinte interviste hanno chiaramente espresso le loro perplessità riguardo le vetture elettriche.
In estrema sintesi, possiamo riassumere così i concetti espressi: sui veicoli elettrici si combatte una battaglia ideologica, che non tiene nel giusto conto le ripercussioni che un’adozione massiccia di mobilità elettrica potrebbe avere sul sistema economico occidentale; i veicoli elettrici sono erroneamente definiti ad impatto zero, perché andrebbero valutate le emissioni di anidride carbonica prodotte dalla generazione di elettricità; dai legislatori, nazioni ed comunitari, non vengono mai quantificati i costi sociali della transizione energetica.
Con espressione poetica tipica della cultura orientale, Toyoda definisce l’auto elettrica come «un fiore che cresce in cima ad una vetta di montagna», elegante metafora per significare che costa parecchio; in modo più diretto, Fehrenbach rileva che il programma tedesco che prevede di avere un milione di punti di ricarica entro il 2030, imporrebbe di doverne installare ben 2.000 ogni settimana, mentre ad oggi il ritmo è dieci volte più basso, arrivando a mala pena a 200.
Insomma, per Toyota e Bosch, il passaggio alla mobilità elettrica appare al momento poco più di una bella illusione, mentre i conti con la realtà dicono altro.