AGI – I forchettoni “non erano fissi sulla cabina tutto il giorno tutti i giorni. Il problema non era fare funzionare per forza la funivia, ma che le pompe che perdevano di pressione potevano far fermare la cabina a metà strada con un obbligo di intervento di emergenza con il cestello”. Il capo del servizio della funivia del Mottarone ha ammesso davanti al gip di aver rimosso il dispositivo frenante di sicurezza. Secondo quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Perillo, “Era questo il motivo per cui si faceva funzionare comunque la funivia con il bloccafreni”.
Gabriele Tadini ha dunque risposto alle domande dei magistrati, in oltre tre ore l’interrogatorio. Tadini già martedì notte aveva ammesso di aver utilizzato i cosiddetti ‘forchettoni’, circostanza che, come ha riferito il suo legale, ha confermato anche l’interrogatorio di oggi affermando di non essere “un delinquente. Non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si potesse spezzare”, ha detto ai giudici.
E ha inoltre spiegato che il problema del cattivo funzionamento dei freni, ragione per cui Tadini ha utilizzato il forchettone, “non è in alcun modo collegabile al problema della rottura della fune trainante”. Il legale ha poi tenuto a sottolineare che Tadini “è distrutto, sono quattro giorni che non mangia e non dorme, il peso di questa cosa lo porterà per tutta la vita. E’ morta gente innocente, potevano esserci il figlio di Tadini o il mio”.
Di segno opposto le dichiarazioni rese ai magistrati da Enrico Perocchio, direttore del servizio dell’impianto di risalita. Il suo legale, uscendo dal carcere, ha detto: “Non ha mai saputo dell’uso delle ganasce”. Perocchio si è detto “inebetito” quando ha saputo dell’uso delle ganasce e ha ribadito di non essere mai stato informato preventivamente della disattivazione dei freni di emergenza. Secondo quanto riferito dal legale, Perocchio ne è venuto a conoscenza solo alle 12,09 del giorno dell’incidente, quando ha ricevuto da Tadini una telefonata in cui veniva detto: “Ho una fune a terra, la fune è nella scarpa, avevo i ceppi su”.