Pasquale Di Santillo
martedì 12 dicembre 2017 10:20
ROMA. L’impossibile è sempre stato il suo mestiere. E ora che si avvicinano le prossime sfide nella vita di tutti i giorni, Bebe Vio sembra sempre il motorino inarrestabile capace di asfaltare ogni problema, ogni limite con la velocità delle sue parole, con la produzione industriale di adrenalina, benzina infinita di una ragazza speciale, in tutti i sensi. E davvero non ci poteva essere testimonial più adatto per il lancio della campagna, la prima corporate globale di Toyota, partner di Olimpiadi e Paralimpiadi, da quelle invernali in arrivo a PyeongChang, fino a Parigi 2024. È lei il simbolo perfetto di “Start your Impossible”, il percorso parallelo del costruttore giapponese da sempre all’avanguardia per una mobilità migliore, ad iniziare dal ventennale dell’ibrido appena celebrato.
BINOMIO. Così lo sport inteso come movimento, si coniuga con le auto intese come mobilità per una libertà collettiva di muoversi in maniera sempre migliore, di superare i propri limiti, di qualsiasi genere essi siano. Per questo, insieme a Bebe ieri a Roma nella sede di Toyota Italia è stato convocato il ToyotaTeam al completo da Ivan Zaytsev, Gabriele Detti e Arianna Fontana – portabandiera ai Giochi coreani – ai vari Filippo Tortu, Paolo Lorenzi, Andrea Pusateri, e alla squadra Tori Seduti di Para Hockey su ghiaccio di Torino, oltre agli assenti giustificati Cappellini-La Notte impegnati ai Mondiali. Tutti insieme per sancire un accordo davanti ai presidenti di Coni e CIP, Malagò e Pancalli, oltre all’a.d. di Toyota Italia, Andrea Carlucci. L’estensione di un accordo internazionale reso noto già un anno fa ma che con questa campagna per cui sono stati investiti 300 milioni, diventa qualcosa di diverso, un obiettivo per garantire davvero la libertà di movimento, democraticamente, al maggior numero possibile di persone.
LA TOYOTA. «Noi di Toyota – ha spiegato Carlucci – siamo sempre stati degli innovatori, con 11 milioni di clienti ibridi al mondo, di cui 170.000 in Italia. Ma ora dobbiamo inseguire nuove forme di mobilità, perchè se sei libero di muoverti davvero tutto diventa possibile. E allora da leader quali siamo non solo di mobilità ma di robotica e di intelligenza artificiale, abbiamo il dovere di dare il nostro contributo al mondo per superare l’impossibile di tutti i giorni. Che poi coincide esattamente con i valori dello sport che era e resta la maniera migliore per ricercare incessantemente il miglioramento». Non a caso l’accordo è esteso dall’inizio – anche a livello internazionale – al CIP, il Comitato Paralimpico rappresentato dal presidente Pancalli: «Il mondo paralimpico ha nel suo DNA il superamento del limite, dell’impossibile e una spinta ideale e pratica come questa rappresenta un percorso comune che darà risultati non solo nel presente ma soprattutto nel lungo termine. Tenendo sempre conto che il diritto alla mobilità, ti fa superare l’esclusione e quel senso di solitudine innaccettabile per chi soffre di limiti quotidiani già immensi». Sì, con un messaggio forte e intenso come questo, l’impossibile ci sembra davvero molto meno impossibile.