• 26 Novembre 2024 14:51

Corriere NET

Succede nel Mondo, accade qui!

Townsend la tennista oversize che batte le top e i pregiudizi

Mag 12, 2023

AGI – La Lizzo del tennis, di giallo limone vestita, ha lasciato il segno agli Internazionali d’Italia concedendosi il lusso di accompagnare alla porta la numero tre del mondo e del seeding Jessica Pegula. Lei è Taylor Townsend, 27 anni, e alla cantante e flautista americana è accomunata da una fisicità prorompente che poco ha in comune con quella “classica” delle ragazze che giocano a tennis ad alto livello. Taylor ha estromesso Pegula in tre set (6-2, 3-6, 6-3) giocando una partita fantastica: un match dove ha mandato fuori di testa la fallosissima avversaria con un servizio devastante e discese a rete ormai inedite nel circuito, ma giocando anche su quello che pareva essere un terreno avverso, quello della resistenza fisica.

Incitata dal pubblico della Grand Stand Arena a suon di “Go,Taylor, go!”. Proprio resistendo nei palleggi più lunghi e poi risorgendo un paio di volte dalle ceneri della propria fatica, la Townsend – che è numero 8 di doppio – ha conquistato il successo più importante della sua carriera in singolare. E si è riproposta autorevolmente come erede di Serena Williams: non certo sul terreno dei risultati, che vincere quanto ha vinto Serena è impossibile, ma sul piano del look coraggioso e soprattutto come testimonial di una fisicità agli antipodi rispetto a quella che si è abituati a considerare classica e opportuna per le sportive ma che non impedisce di conquistare risultati di prestigio anche su un campo da tennis.

“Sono come lo Chardonnay/Miglioro con il tempo”, canta Lizzo in ‘Juice’, una delle sue hit più conosciute: per la Townsend vale la stessa cosa. Il suo fisico imponente che esibisce fieramente anche i lasciti della gravidanza (ha avuto un figlio nel 2021) non solo non viene celato ma evidenziato dalla tutina gialla aderente. Quando Taylor era una giovane e promettente tennista si era rivelato un grave problema. Non era filiforme nemmeno allora: e quel fisico divenne per la Usta, la Federtennis americana, la negazione delle sue strategie comunicative.

In epoca di lotta alla junk food (quello dell’obesità giovanile è un problema sentitissimo negli Stati Uniti) alla giovane Taylor venne in sostanza presentato un aut aut: o dimagrisci oppure addio ai finanziamenti federali. Taylor aveva 16 anni e le venne negata la wild card per gli Us Open proprio perché il tennis americano non poteva presentarsi al mondo rappresentato da una ragazza il cui fisico non rispettava i canoni ufficiali. E poco importò che al suo fianco si schierassero personaggi quali Serena, Zina Garrison e Lindsay Davenport: la giovanissima Taylor giocò il torneo junior di New York pagandosi anche le spese di viaggio.

Da allora tanta acqua è scivolata via sotto i ponti. Tanti bassi, pochi alti e un punto bassissimo: quando, nel 2014, sprofondata in classifica, si trovò a giocare un ITF da 25.000 e perse contro una certa Gail Falkenburg che aveva una caratteristica non comune, 69 anni. Nel 2019 arrivò un momento invece altissimo con la vittoria allo UsOpen su Simona Halep, allora numero 1 al mondo: vittoria contrassegnata da 105 discese a rete. Poi di lì a pochi mesi, la scelta di fermarsi del tutto per trovare il tempo di diventare mamma.

Una decisione annunciata con un video dal sapore politico in cui raccontava che in tanti avevano provato a farle cambiare idea sulla maternità, poco opportuna per una tennista in attività, elencando le diverse situazioni in cui in tanti nel corso della sua vita avevano provato a scoraggiarla. Fin da bambina quando le dicevano che essendo sovrappeso non ce l’avrebbe fatta a giocare a tennis. Adyn Aubrey Johnson, il figlio, è nato nel 2021 e solo l’anno scorso la mancina di Chicago ha deciso di tornare a essere una tennista prof.

“Non avevo nemmeno un classifica, ero a zero, tennisticamente non esistevo” ha detto Taylor. Eppure un anno dopo è salita al numero 6 della classifica mondiale di doppio conquistando la finale a Miami al fianco di Leyla Fernandez. E con la vittoria di oggi scalerà altri gradini nella classifica di singolare arrampicandosi dal numero 168 del ranking intorno alla posizione n.130.

Arrivando dalle qualificazioni nei sedicesimi domani Taylor affronterà la cinese XiYu Wang decisa a restare a Roma, ad esibire il suo tennis sontuoso e le sue tutine abbaglianti: “Ancora una volta, è solo un altro passo, un altro mattone che sto posando sul mio cammino. Continuerò ad andare avanti e a posare questi mattoni” ha detto nella conferenza stampa dopo la vittoria sulla Pegula. Un pò come Lizzo che canta “Non è colpa mia se sono qui a fare notizia” descrivendo un destino che è anche quello della Townsend. Ogni scelta e ogni vittoria hanno ormai un valore che travalica i confini del campo da tennis. Go, Taylor, go.

AGI – La Lizzo del tennis, di giallo limone vestita, ha lasciato il segno agli Internazionali d’Italia concedendosi il lusso di accompagnare alla porta la numero tre del mondo e del seeding Jessica Pegula. Lei è Taylor Townsend, 27 anni, e alla cantante e flautista americana è accomunata da una fisicità prorompente che poco ha in comune con quella “classica” delle ragazze che giocano a tennis ad alto livello. Taylor ha estromesso Pegula in tre set (6-2, 3-6, 6-3) giocando una partita fantastica: un match dove ha mandato fuori di testa la fallosissima avversaria con un servizio devastante e discese a rete ormai inedite nel circuito, ma giocando anche su quello che pareva essere un terreno avverso, quello della resistenza fisica.
Incitata dal pubblico della Grand Stand Arena a suon di “Go,Taylor, go!”. Proprio resistendo nei palleggi più lunghi e poi risorgendo un paio di volte dalle ceneri della propria fatica, la Townsend – che è numero 8 di doppio – ha conquistato il successo più importante della sua carriera in singolare. E si è riproposta autorevolmente come erede di Serena Williams: non certo sul terreno dei risultati, che vincere quanto ha vinto Serena è impossibile, ma sul piano del look coraggioso e soprattutto come testimonial di una fisicità agli antipodi rispetto a quella che si è abituati a considerare classica e opportuna per le sportive ma che non impedisce di conquistare risultati di prestigio anche su un campo da tennis.
“Sono come lo Chardonnay/Miglioro con il tempo”, canta Lizzo in ‘Juice’, una delle sue hit più conosciute: per la Townsend vale la stessa cosa. Il suo fisico imponente che esibisce fieramente anche i lasciti della gravidanza (ha avuto un figlio nel 2021) non solo non viene celato ma evidenziato dalla tutina gialla aderente. Quando Taylor era una giovane e promettente tennista si era rivelato un grave problema. Non era filiforme nemmeno allora: e quel fisico divenne per la Usta, la Federtennis americana, la negazione delle sue strategie comunicative.
In epoca di lotta alla junk food (quello dell’obesità giovanile è un problema sentitissimo negli Stati Uniti) alla giovane Taylor venne in sostanza presentato un aut aut: o dimagrisci oppure addio ai finanziamenti federali. Taylor aveva 16 anni e le venne negata la wild card per gli Us Open proprio perché il tennis americano non poteva presentarsi al mondo rappresentato da una ragazza il cui fisico non rispettava i canoni ufficiali. E poco importò che al suo fianco si schierassero personaggi quali Serena, Zina Garrison e Lindsay Davenport: la giovanissima Taylor giocò il torneo junior di New York pagandosi anche le spese di viaggio.
Da allora tanta acqua è scivolata via sotto i ponti. Tanti bassi, pochi alti e un punto bassissimo: quando, nel 2014, sprofondata in classifica, si trovò a giocare un ITF da 25.000 e perse contro una certa Gail Falkenburg che aveva una caratteristica non comune, 69 anni. Nel 2019 arrivò un momento invece altissimo con la vittoria allo UsOpen su Simona Halep, allora numero 1 al mondo: vittoria contrassegnata da 105 discese a rete. Poi di lì a pochi mesi, la scelta di fermarsi del tutto per trovare il tempo di diventare mamma.
Una decisione annunciata con un video dal sapore politico in cui raccontava che in tanti avevano provato a farle cambiare idea sulla maternità, poco opportuna per una tennista in attività, elencando le diverse situazioni in cui in tanti nel corso della sua vita avevano provato a scoraggiarla. Fin da bambina quando le dicevano che essendo sovrappeso non ce l’avrebbe fatta a giocare a tennis. Adyn Aubrey Johnson, il figlio, è nato nel 2021 e solo l’anno scorso la mancina di Chicago ha deciso di tornare a essere una tennista prof.
“Non avevo nemmeno un classifica, ero a zero, tennisticamente non esistevo” ha detto Taylor. Eppure un anno dopo è salita al numero 6 della classifica mondiale di doppio conquistando la finale a Miami al fianco di Leyla Fernandez. E con la vittoria di oggi scalerà altri gradini nella classifica di singolare arrampicandosi dal numero 168 del ranking intorno alla posizione n.130.
Arrivando dalle qualificazioni nei sedicesimi domani Taylor affronterà la cinese XiYu Wang decisa a restare a Roma, ad esibire il suo tennis sontuoso e le sue tutine abbaglianti: “Ancora una volta, è solo un altro passo, un altro mattone che sto posando sul mio cammino. Continuerò ad andare avanti e a posare questi mattoni” ha detto nella conferenza stampa dopo la vittoria sulla Pegula. Un pò come Lizzo che canta “Non è colpa mia se sono qui a fare notizia” descrivendo un destino che è anche quello della Townsend. Ogni scelta e ogni vittoria hanno ormai un valore che travalica i confini del campo da tennis. Go, Taylor, go.

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