AGI – La reintroduzione del redditometro divide le forze politiche di maggioranza. Dopo lo scontro della scorsa settimana sul Dl Superbonus – con Forza Italia che si era detta contraria alla mancata retroattività del provvedimento – stavolta sia gli azzurri sia la Lega esprimono perplessità sul decreto varato il 7 maggio scorso dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, di Fratelli d’Italia, e pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale. Per provare a risolvere la disputa Leo ha concordato con la Presidenza del Consiglio di relazionare in materia al prossimo Consiglio dei Ministri, atteso per venerdì 24 maggio.
Ma a cosa serve il redditometro? Sospeso con il decreto Dignità del 2018, lo strumento anti-evasione consente al fisco di risalire al reddito analizzando le manifestazioni di capacita’ contributiva, sarà applicabile agli accertamenti relativi agli anni d’imposta a decorrere dal 2016. “Può essere fondata la determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche”, si legge nel testo pubblicato in Gazzetta.
Il documento specifica che per elemento indicativo di capacità contributiva si intende “la spesa sostenuta dal contribuente e la propensione al risparmio determinata utilizzando anche l’archivio dei rapporti”. Il contribuente, insomma, se richiesto dovrà essere in grado di dimostrare che la sua disponibilità di beni e servizi è compatibile con le proprie risorse finanziarie.
Il nuovo accertamento sintetico punta a intercettare la reale capacità reddituale quando viene rilevata come superiore di almeno il 20% rispetto a quanto dichiarato. Una volta selezionato un contribuente in base agli indici di rischio, l’Agenzia delle Entrate potrà decidere qual è il metodo di verifica più idoneo. L’accertamento sintetico concede naturalmente le tutele ai contribuenti. Lo strumento prevede un doppio contraddittorio: viene chiesto ai contribuenti selezionati di spiegare quali sono le loro fonti reddito, sulla base degli elementi prodotti si procede con un secondo accertamento e un ulteriore confronto.
“Non c’è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti”, precisa Leo. “Il decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta – prosegue – mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico, ovvero la possibilità del fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall’ordinamento tributario fin dal 1973”.
Il vice ministro dell’Economia specifica: “Siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il Governo Conte 1 ha abolito il redditometro del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente. Purtroppo quel decreto non è mai stato emanato e si è creato un vuoto nei limiti all’azione dell’amministrazione finanziaria nell’applicazione dell’accertamento sintetico”. Gli alleati di governo chiedono chiarimenti.
“La Lega è sempre stata contraria al redditometro. Controllare la spesa degli italiani in modalità Grande fratello non è sicuramente il metodo migliore per combattere l’evasione. Auspichiamo che la proposta del viceministro Leo non sia orientata in questa direzione”, fanno sapere fonti di via Bellerio. Mentre il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi ricorda che “Forza Italia ritiene da sempre superata la logica del redditometro e propone il modello già in essere del concordato preventivo biennale in cui si passa da un approccio di tipo ‘inquisitorio’ sul contribuente ad uno collaborativo”.
Da FdI il capogruppo in Commissione Bilancio in Senato Guido Liris prova a chiarire: “È doveroso togliere argomenti fasulli al centrosinistra. Il decreto emanato dal ministero, condiviso con associazioni di consumatori, Istat e garante della privacy, risponde alla necessità di dare più garanzie ai contribuenti ristabilendo un rapporto equo con lo Stato”. Le opposizioni provano a evidenziare le divisioni tra gli alleati, anche in vista del voto per le europee. “Il governo sta andando in tilt per colpa di ministri e sottosegretari impegnati a farsi la guerra per racimolare qualche voto in più.
Le fibrillazioni del governo stanno paralizzando l’attività istituzionali. Superbonus, redditometro, condono, leva obbligatoria, alleanze in Europa, sono solo gli ultimi temi su cui dal governo arrivano posizioni contrastanti”, incalza la capogruppo Pd alla Camera Chiara Braga. Mentre l’ex premier Matteo Renzi sottolinea: “Giorgia Meloni è la premier delle tasse. Con la destra sono tornate nel Redditometro le medie Istat che il governo Renzi aveva cancellato nel 2015. Si fingono liberali ma sono solo statalisti”. Secondo il M5s “per una vera lotta all’evasione fiscale, invece di indulgere su un ferro arrugginito come il redditometro va utilizzata la tecnologia”.