“Se alla fine Tony Effe avesse cantato al concerto di Capodanno organizzato dal Campidoglio avemmo almeno potuto discutere della scelta infelice di chi lo ha invitato e dei messaggi che il cantante esprime con le sue canzoni. Invece ora discutiamo di qual è il fronte giusto con cui schierarsi. Succede sempre così quando si cancellano i problemi: si polarizza il dibattito, si smette di riflettere, si uccide il pensiero critico”. Per l’ex parlamentare del Pd Anna Paola Concia, oggi coordinatrice di Didacta Italia, nemica della cancel culture nel pasticcio del capodanno romano c’è una lunga fila di errori. Il primo è quello di aver scelto l’ex volto della Dark Polo Gang, perché “Roma, come Capitale, ha una sua linea culturale da difendere e chi decide chi invitare a un evento pagato con i soldi pubblici deve documentarsi prima, non si può scegliere con sciatteria”. Il secondo è quello di aver congedato il cantante dopo le critiche delle consigliere comunali e delle militanti dei circoli Pd della città. “Se non rivendichi la scelta diventa censura. E si finisce in un vortice di polemiche”. Così, Tony Effe – o meglio, l’indignazione che ha suscitato il suo invito e poi l’indignazione che ha suscitato aver cancellato l’invito – ha rovinato la festa organizzata dall’assessore ai Grandi eventi, Alessandro Onorato, e dal sindaco Roberto Gualtieri. Eppure, lo stesso Tony Effe ha fatto ballare sul carro del gay pride la segretaria del Pd Elly Schlein a ritmo di Sesso e samba e oggi, dopo l’affaire Capodanno, raccoglie la solidarietà di artisti che in altre occasioni si sono schierati contro il sessismo. Cortocircuiti? “Di certo i testi delle sue canzoni usano parole molto violente contro le donne, e quanto pare per chi gli esprime solidarietà va bene così, ma faccio una domanda: se fossero stati testi contro le persone omosessuali e transessuali, gli artisti avrebbero avuto lo stesso atteggiamento o avremmo chiamato i caschi blu dell’Onu? Lo dico da donna e da lesbica”, si chiede allora Concia. “Tony Effe piace, va a Sanremo, è ascoltato dalle ragazze e dai ragazzi. Ed è con loro che dovremmo confrontarci per capire perché lo ascoltano. Non censurarlo perché il mainstream dice che manda messaggi violenti”.