• 4 Gennaio 2025 23:25

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Test salivari, come funzionano per accertare l’uso di droghe

Gen 2, 2025

L’approvazione della riforma del Codice della Strada in Italia ha introdotto nuove norme riguardanti la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, sostituendo il concetto di “stato di alterazione” con la semplice “positività” a un test salivare. Questa modifica ha sollevato un acceso dibattito, con posizioni contrastanti tra chi sostiene l’importanza di garantire la sicurezza stradale e chi vede nella nuova normativa una violazione dei diritti individuali.

Test salivari: come funzionano e cosa rilevano

I test salivari, strumenti sempre più utilizzati dalle forze dell’ordine per i controlli su strada, permettono di accertare in pochi minuti l’assunzione di sostanze stupefacenti. Il principio alla base di questi test è la presenza di metaboliti delle droghe nei fluidi biologici, tra cui la saliva. Dopo l’assunzione, le sostanze stupefacenti vengono metabolizzate ed espulse dall’organismo, e la loro presenza può essere rilevata nel sangue circa 10 minuti dopo l’assunzione e nella saliva poco dopo.

L’analisi della saliva offre diversi vantaggi rispetto ad altri metodi di accertamento:

rapidità: i risultati sono disponibili in pochi minuti, consentendo un intervento immediato in caso di positività;
non invasività: la raccolta del campione di saliva è semplice e non invasiva;
affidabilità: i test salivari sono considerati affidabili, con una buona capacità di rilevare la presenza di diverse sostanze stupefacenti.

Due tipologie di test

In Italia, le forze dell’ordine utilizzano due tipi di test salivari, caratterizzati da soglie di positività diverse:

DrugWipe 5S (Carabinieri): questo test rileva la positività al THC (il principio attivo della cannabis) con una concentrazione pari o superiore a 10 nanogrammi per millilitro. Può rilevare anche oppiacei, cocaina, MDMA, anfetamine e metanfetamine;
SoToxa (Polizia): questo dispositivo rileva la positività al THC con una concentrazione pari o superiore a 25 nanogrammi per millilitro, quindi più alta rispetto al DrugWipe 5S.

La differenza nelle soglie di positività potrebbe portare a risultati discordanti, sollevando dubbi sull’equità dell’applicazione della legge.

Il dibattito sulla riforma del Codice della Strada

La nuova normativa ha innescato un’ampia discussione, con posizioni divergenti. Coloro che sono a favore sostengono che la normativa sia necessaria per garantire la sicurezza stradale, riducendo il numero di incidenti causati dalla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. La semplificazione delle procedure di accertamento, grazie ai test salivari, potrebbe rendere più efficaci i controlli su strada.

Il partito dei contrari alla riforma è trainato dalle associazioni antiproibizioniste, che ritengono la normativa una violazione dei diritti individuali. Punire la semplice assunzione di sostanze, anche giorni dopo l’effettivo consumo, senza considerare lo stato di alterazione psico-fisica, non sarebbe correlato alla sicurezza stradale ma rappresenterebbe una punizione per il consumo di droghe, non vietato dalla legge.

Ulteriori studi

La questione della permanenza delle sostanze nell’organismo è centrale nel dibattito. Studi hanno dimostrato che i metaboliti delle droghe possono essere rilevati nella saliva anche giorni dopo l’assunzione, quando gli effetti psicoattivi sono ormai svaniti. Uno studio condotto dall’azienda sociosanitaria Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha evidenziato che il test SoToxa ha rilevato la presenza di cannabis fino a 48 ore dopo il consumo e di cocaina e oppiacei fino a 96 ore dopo. La possibilità di falsi positivi è un altro elemento di preoccupazione. Lo studio di Bergamo ha evidenziato casi di falsi positivi alle amfetamine in pazienti che assumevano farmaci per l’ipertensione, il diabete e la depressione.

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