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Terrorismo, arrestato l’imprenditore bolognese diventato il “pirata” del cartello islamista

Dic 1, 2019

l’estradizione in italia

Giulio Lolli, quando era stato arrestato a Tripoli due anni fa, era già considerato latitante per la giustizia italiana da 9 anni; da quando cioè il sostituto procuratore Davide Ercolani, lo aveva indagato per associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita

di Marzio Bartoloni

1 dicembre 2019


Terrorismo, arrestato un bolognese comandante di un cartello islamista

3′ di lettura

Arrestato dai carabinieri dei Ros al suo rientro in Italia a Ciampino, dopo essere stato imbarcato all’alba su un volo per Roma, Giulio Lolli, l’imprenditore bolognese 54enne condannato all’ergastolo in Libia per terrorismo e fiancheggiamento di un gruppo estremista separatista. Lolli, quando era stato arrestato a Tripoli due anni fa, era già considerato latitante per la giustizia italiana da 9 anni; da quando cioè il sostituto procuratore Davide Ercolani, lo aveva indagato per associazione per delinquere, truffa, falso eappropriazione indebita.

«Concreto e attuale il pericolo che possa commettere reati in armi e di terrorismo, stanti la gravità dei fatti e l’inserimento in un chiaro contesto

eversivo», ha scritto il gip di Roma, Cinzia Parasporo, nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Giulio Lolli . Il gip definisce Lolli come soggetto «dall’elevatissima pericolosità che ha vissuto in Libia diversi anni figurando tra i comandanti del cartello islamista denominato Majlis Shura Thuwar», molto attivo a Bengasi. Da lì Lolli si occupava di garantire alle milizie i rifornimenti di armi con due motoscafi fatti venire dall’Italia

L’imprenditore truffatore diventato “pirata” terrorista

Soprannominato “il pirata” proprio per una rocambolesca fuga a bordo di uno yacht verso le coste del Nordafrica, è stato consegnato al Ros dei carabinieri grazie all’intervento diplomatico dell’ambasciata Italiana di Tripoli, dell’ufficiale di collegamento della Polizia di Stato, in accordo con il ministero della Giustizia, ministero degli Esteri e sotto l’impulso della Procura della Repubblica di Rimini e in particolare del sostituto procuratore Davide Ercolani. Le indagini hanno accertato come Lolli sia stato tra i comandanti del cartello islamista denominato Majlis Shura Thuwar Benghazi. Un cartello con il quale Lolli operava sino all’ottobre 2017 come «Comandante delle forze rivoluzionarie della marina» . Si tratta di una formazione jihadista, controllata dall’organizzazione terrorista Ansar Al Sharia (affiliata ad Al Qaeda, sino al suo definitivo scioglimento avvenuto a novembre 2017), molto attiva a Bengasi.

Il cartello islamista e le armi

Majlis Shura Thuwar Benghazi, nel 2017, aveva la sua base operativa a Misurata. E proprio da Misurata Lolli si occupava di garantire alle milizie a Bengasi i rifornimenti di armi; approvvigionamenti che, via mare (non essendo sicuro il trasporto via terra), dovevano giungere da Misurata.

Le indagini su Lolli nascono da due controlli effettuati in acque internazionali, tra maggio e giugno 2017, al largo della Libia da parte di unità navali operanti nell’ambito della missione militare europea «Sophia». In entrambe le circostanze era stato rinvenuto e sequestrato un ingente quantitativo di armi da guerra, inclusi lanciarazzi e mine anticarro.Dalle ndagini del Ros e del Comando dell’operazione «Sophia»

emergeva che l’imbarcazione fermata era (sino al suo trasferimento in Libia ormeggiata presso il porto turistico di Rimini) originariamente uno yacht registrato in Italia sotto il nome di “Mephisto” poi ridenominato “El Mukhtar” all’atto della sua militarizzazione. Lolli aveva fatto la stessa cosa in precedenza con un’altra imbarcazione, anche questa proveniente dall’Italia, la “Leon”, ridenominata “Buka El Areibi”.

Le truffe sugli yacht in Italia

L’imprenditore, ex patron della società Rimini Yacht, originario di Bertinoro (Forlì), era finito nei guai già in Italia per le doppie vendite di yacht di lusso a facoltosi clienti in tutta Italia, con una rete di showroom da Bologna a Rimini. La società poi fallì, con un buco milionario e Lolli nel 2010 fuggì rimanendo a lungo latitante. Finito al centro di vari processi, a Rimini, dopo una lunga indagine coordinata dal pm Davide Ercolani, rispondeva di associazione per delinquere, truffa, falso e appropriazione indebita. Ma il giudizio era stato sospeso proprio perché Lolli era detenuto in Libia, dove venne arrestato a ottobre 2017, dopo essere stato preso dalla sua abitazione di Tripoli davanti agli occhi della moglie.

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