AGI – Le tensioni commerciali tra le due principali economie mondiali, USA e Cina, si intensificano. Da oggi Pechino inizierà a imporre tariffe su alcuni prodotti agricoli statunitensi come ritorsione contro l’ultimo aumento dei dazi deciso dal presidente Donald Trump.
Trump ha recentemente aumentato l’aliquota al 20% su tutti i prodotti cinesi, dopo un iniziale dazio del 10% introdotto a febbraio. In risposta, la Cina ha annunciato dazi aggiuntivi del 10% e 15% su vari prodotti agricoli americani.
I prodotti più colpiti
Tra i beni soggetti a dazi più elevati (15%) vi sono pollame, grano, mais e cotone, mentre i dazi su soia, sorgo, carne suina e bovina, prodotti ittici, frutta, verdura e latticini rimangono al 10%. Secondo gli analisti, queste misure mirano a colpire la base elettorale di Trump, mantenendo però margini per eventuali negoziazioni commerciali.
L’economia cinese, tuttavia, affronta sfide interne, come la debolezza dei consumi, la crisi del debito immobiliare e l’elevata disoccupazione giovanile.
La risposta di Pechino
Non è la prima volta che Pechino risponde con fermezza. La Cina ha inserito 15 aziende statunitensi nella sua Export Control List e imposto dazi su carbone (15%), gas naturale liquefatto (15%) e petrolio greggio (10%). Sebbene la Cina sia il maggiore importatore mondiale di carbone, riceve gran parte delle forniture da Indonesia, Russia, Australia e Mongolia, minimizzando l’impatto delle misure statunitensi.
Inoltre, la Cina ha imposto tariffe su macchine agricole, pick-up e alcune auto di grossa cilindrata, nel tentativo di sostenere l’industria interna e rafforzare la sicurezza alimentare.
Google sotto indagine
Oltre ai dazi, le autorità cinesi hanno avviato un’indagine antimonopolio su Google, il cui motore di ricerca è bloccato in Cina dal 2010. Inoltre, a febbraio, la Cina ha aggiunto alla lista delle “entità inaffidabili” la PVH, proprietaria dei marchi Calvin Klein e Tommy Hilfiger, complicando le operazioni commerciali di queste aziende nel Paese.