Tre condanne, una richiesta di rinvio a giudizio e un patteggiamento.
E’ quanto chiesto dalla Procura di Roma nel procedimento a carico di quattro componenti del cda della società Bonatti e del loro responsabile della Libia per l’azienda di Parma, nell’ambito della vicenda legata al rapimento di 4 tecnici italiani, conclusosi con la morte di due di loro, avvenuto in Libia nel 2015.
Gli imputati sono tutti accusati di cooperazione colposa nel delitto doloso collegato alla morte di Salvatore Failla e Fausto Piano, due tecnici sequestrati il 19 luglio 2015 assieme ai colleghi Filippo Calcagno e Gino Pollicardo e poi uccisi il 3 marzo 2016 in un conflitto a fuoco con soggetti terzi.
Il pm, in particolare, ha chiesto che vengano inflitti due anni di carcere, in abbreviato (quindi con lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna), al presidente Paolo Ghirelli e agli due componenti del cda Dino Martinazzoli e Paolo Cardano e ha dato l’assenso ai 18 mesi di reclusione proposti come patteggiamento dalla difesa del manager Dennis Morson.
Il rinvio a giudizio è stato sollecitato nei riguardi di Giovanni Di Vincenzo, l’altro esponente del cda, che ha scelto il rito ordinario. Durante l’udienza, che il gup ha aggiornato a metà aprile, il pm Colaiocco ha ribadito che il sequestro dei quattro connazionali poteva essere evitato se l’azienda di Parma, da anni impegnata nel settore oil and gas con appalti commissionati dalle più grandi compagnie petrolifere
mondiali, avesse adottato una serie di misure necessarie a tutela dei suoi lavoratori.Nei confronti della stessa Bonatti, che risponde di illecito amministrativo in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità degli enti perché nel 2015 in Libia – secondo l’accusa – era ben nota a tutti la situazione di pericolo, la Procura ha chiesto un risarcimento danni pari a 130mila euro e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per sei mesi.