ROMA – Pd e Forza Italia presentano al Senato una mozione di sfiducia individuale proprio contro il il ministro delle Infrastrutture Toninelli. Più o meno nello stesso tempo si conclude a Palazzo Chigi il vertice “politico” fra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Salvini e lo stesso ministro delle Infrastrutture con l’annuncio che venerdì potrebbe arrivare la decisione sulla Tav.
Nel testo presentato dai dem a Palazzo Madama si legge che “Toninelli avrebbe spudoratamente mentito al Parlamento e al Paese nonchè al governo francese e all’Unione europea, sottoponendo all’attenzione di tutti un’analisi costi/benefici palesemente infondata e ora oggetto di ‘aggiustamenti’ da parte del presidente del Consiglio”.
Fratelli d’Italia non ha presentato una sua richiesta di dimissioni, ma sembrerebbe intenzionata a votare quella del Pd. Forza Italia, forte del suo documento, sta riflettendo su come conportarsi. La conferenza dei capigruppo deciderà come e quando si discuteranno le mozioni di sfiducia. Discussione che potrebbe avvenire presto e, visti i numeri risicati della maggioranza a Palazzo Madama e i mal di pancia grillini, potrebbe riservare sorprese.
Intanto davanti Palazzo Chigi, Giuseppe Conte illustrava gli esiti del vertice di maggioranza sulla Tav. “Per quanto riguarda la Tav, siamo in dirittura d’arrivo, nel percorso finale, quello politico. Oggi c’è stata la prima riunione politica, abbiamo iniziato l’analisi costi benefici. Domani sera alle 8,30, riunione con i tecnici a oltranza. Credo una scelta entro venerdì”. ha detto il premier.
Il premier ha poi negato che sulla questione dell’opera ferroviaria si possa innescare una crisi di governo: “Siccome prenderemo la scelta migliore per i cittadini, ovviamente il governo non rischia. Mi batterò perché non sia trascurato alcun aspetto per una decisione corretta”, spiega. E aggiunge: ” “Posso garantire che prenderemo una decisione per tutelare l’interesse nazionale”. Salvini si limita a commentare: ” “Stiamo lavorando, sono contento del vertice”.
Conte ha cercato cerca anche di minimizzare lo scontro fra grillini e leghisti sulla Tav e si ritaglia un ruolo di mediatore. “Rispetto le posizioni della Lega e del M5S – ha detto – ma sarò garante che queste posizioni pregiudiziali non pesino sul tavolo. Partiremo dall’analisi costi-benefici”.
Ma al momento sono solo i leghisti a riconoscere il ruolo di mediazione del premier: “Stiamo lavorando per la soluzione migliore partendo da dati oggettivi. La soluzione è nelle mani del presidente conte, le posizioni di partenza sono note. Siamo fiduciosi che si risolverà tutto per il meglio”, ha spiegato il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari.
Il presidente del Consiglio ha anche che oggi non era possibile prendere una decisione sul bandi Telt che dovranno essere emanati entro l’11 marzo. “Pensiamo di decidere prima di lunedì”, ha spiegato Conte. Il premier però ha aggiunto che in questi giorni “non è prevista alcuna interlocuzione con la Francia” e che al momento il governo non può discutere di un aumento dei fondi europei per la Tav. “Non possiamo chiederlo ora perché significherebbe essere per il sì alla Tav ed eventualmente chiedere di scontare il prezzo, quindi parliamo già di una fase successiva alla scelta”, ha detto
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Dunque il presidente del Consiglio ha cercato di smorzare i toni e cercare un punto di equilibrio fra leghisti e grillini. Ma i grillini non sembrano intenzionati a deporre le armi. ”Escludo la crisi di governo sulla Tav”, ha confermato il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, dando corpo e sostanza alle parole del capogruppo Molinari. ” Io non mi occupo di trovare il compromesso sulla Tav – ha risposto però il sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni . – Detto ciò, se bisogna andare a casa perché noi non vogliamo buttare soldi per opere vecchie, io non vedo il problema”.