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Ieri i problemi sono nati subito, dalla composizione del tavolo di governo. Accanto a Conte sedeva infatti una squadra tutta a Cinque Stelle, capitanata dal vicepremier Di Maio con la viceministra all’Economia Laura Castelli e la ministra per il Sud Barbara Lezzi. La Lega, assente il leader Salvini, è comparsa solo nel finale del tavolo con i sindacati, attraverso il ministro delle Politiche agricole Centinaio. In corso d’opera è arrivato anche il ministro dell’Economia Tria, che inizialmente non era annunciato, dando all’incontro sulla manovra una connotazione più collegiale.
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Sul piano dei contenuti, pochi, sindacati e imprese concordano sul fatto che il menu è apparso subito troppo leggero. A partire dalla proposta di riduzione del cuneo fiscale su cui lavora il vicepremier Di Maio, che prevede per i datori l’esonero del versamento dell’1,6% destinato alla Naspi, l’indennità di disoccupazione, solo sui contratti a tempo indeterminato. Idea rispedita al mittente dai sindacati che con Confindustria hanno concordato un progetto comune di riduzione del cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori per rilanciare i consumi. Gli imprenditori in serata ribadiscono la richiesta di un taglio del costo del lavoro per favorire l’inclusione dei giovani. «Con la proposta di Di Maio i lavoratori non avrebbero alcun vantaggio – sottolinea la leader Cisl Anna Maria Furlan – mentre l’Erario dovrebbe sopportare il costo aggiuntivo per coprire la Naspi. Bisogna invece alleggerire il peso del fisco sulle buste paga dei lavoratori».
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