AGI – Il Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia, riunito a Lussemburgo per portare sul concreto le azioni contro il caro bollette, si è chiuso con un nulla di fatto. Gli Stati si sono mostrati ancora una volta divisi: da una parte il fronte guidato dalla Spagna (e pochi altri) che chiede una riforma del mercato dell’energia, dall’altro undici Stati, guidati dalla Germania, che sostengono invece che il mercato non vada toccato.
Funziona così com’è e, soprattutto, gli aumenti vertiginosi dei prezzi non sono direttamente imputabili al meccanismo del calcolo del prezzo dell’elettricità, come invece sostengono Madrid e Parigi.
Maggiore apertura invece sulla proposta, sostenuta anche dall’Italia, di favorire un’alleanza tra volontari per l’acquisto congiunto e lo stoccaggio del gas.
Il Consiglio si è aperto con l’allarme dell’Ue sui prezzi. “Non c’è alcun segnale che i prezzi dell’energia scendano dai record attuali. Si tratta di un fenomeno globale e tutto il mondo ne è colpito”, ha dichiarato la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, nel suo intervento alla sessione pubblica.
“Questa non è una situazione specifica per l’Europa, ma siamo in una posizione più vulnerabile di altri. Ci sono delle misure che devono essere prese rapidamente e lezioni da apprendere e le conseguenze per evitare il ripetersi di queste situazioni”, ha aggiunto Simson.
Le divisioni fra i 27
Il problema è riconosciuto da tutti. Le soluzioni su come affrontarlo no.
La Spagna insiste sulla necessità di cambiare il modo in cui viene calcolato il prezzo dell’elettricità all’ingrosso, anche al costo di slegarsi “in via straordinaria” dal sistema europeo e crearne uno proprio. In risposta agli undici Paesi, tra cui Germania, che ieri hanno bocciato la proposta di modificare il mercato Ue, Madrid si è presentata al tavolo del Consiglio straordinario con un non-paper in cui afferma che “in situazioni eccezionali, gli Stati membri devono essere autorizzati ad adattare la formazione del prezzo dell’elettricità alle loro situazioni specifiche”.
Non solo. Madrid vorrebbe poter anche fissare, sempre in situazioni eccezionali, “un prezzo limite per il gas naturale”.
“Ogni aumento di un euro/MWh del prezzo del gas naturale rappresenta 2,7 miliardi di euro all’anno di costi aggiuntivi dell’elettricità, distogliendo risorse dalla transizione energetica e dalla ripresa economica e ogni giorno peggiora”, si legge nel documento spagnolo.
“Riteniamo che il funzionamento del mercato elettrico, del mercato del gas e del mercato dei diritti di emissione debba essere rivisto”, ha affermato la sottosegretaria che ha insistito sulla necessità di “una risposta globale, una risposta europea, a un problema straordinario che sta interessando l’intera economia” e “particolarmente importante per l’Europa in piena ripresa economica”, che richiede una reazione “straordinaria” con misure “molto più ambiziose e adeguate al contesto attuale”.
“L’attuale definizione del mercato dà segnali di investimento importante per le rinnovabili e, allo stesso tempo, garantisce la sicurezza delle forniture e mantiene bassi i costi del sistema elettrico per i consumatori. Io ho visto naturalmente la dichiarazione pubblicata da nove di voi, giusto ieri, penso che non dobbiamo cercare delle soluzioni rapide, abbiamo bisogno di un dibattito basate sulle prove, basato sui fatti e su un’analisi attenta”, ha replicato in modo indiretto Simson.
Le direttive all’Acer
“La Commissione ha dato mandato all’agenzia per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (Acer) di valutare i vantaggi e gli svantaggi della definizione del mercato attuale per l’elettricità all’ingrosso e di valutare la capacità di rispondere alle situazioni di forte volalitiità dei prezzi dei mercati del gas. Ieri ho parlato con il direttore dell’Acer per avviare questo studio, l’Acer preparerà le raccomandazioni per la valutazione della Commissione per l’aprile 2022″, ha annunciato la commissaria. Anche da parte dell’Italia vi è apertura per l’analisi, sia sul prezzo del gas che su eventuali speculazioni nel mercato delle emissioni.
Le prime bozze dei risultati delle analisi, su cui si potrà discutere, saranno pronte già a dicembre. Così come entro dicembre la Commissione avrà fatto chiarezza con il pacchetto per la decarbonizzazione del mercato del gas. Quindi, allo stato attuale, i Ventisette restano in attesa.
“Abbiamo avuto una discussione e non è emersa una posizione consensuale circa gli interventi adottati a livello Ue, circa una loro applicazione in tutti gli Stati membri. Attendiamo con interesse le future analisi, i futuri studi, di cui si occuperà la Commissione. Sulla base di queste analisi particolareggiate potremo adottare decisioni future a livello dell’Ue”, ha sintetizzato al termine del Consiglio il ministro alle Infrastrutture sloveno (Paese presidente di turno dell’Ue), Jernej Vrtovec.
Nucleare
Al tavolo dei ministri si è riprosto anche il tema del nucleare, in particolare in vista del nuovo regolamento della Commissione sulla tassonomia. Simson ha confermato l’apertura annunciata venerdì dalla presidente Ursula von der Leyen: “Il mix energetico ha bisogno di più rinnovabili ed energia pulita e parallamente avremo bisogno di una fonte stabile in questa fase transitoria, come il nucleare e il gas naturale”.
Il ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha confermato il “ruolo significativo del gas naturale nella transizione ecologica”. E l’Italia, dal punto di vista delle riserve, è messa meglio degli altri. “Con il sistema nazionale di stoccaggio, che è regolato, abbiamo una capacità allocata mediante aste e in questo modo siamo riusciti a massimizzare il riempimento dei volumi disponibili. Oggi abbiamo l’85% delle riserve di gas, che è un po’ meno degli anni precedenti ma rimane un valore molto alto, superiore alle media europea”, ha spiegato Cingolani che, favorevole allo stoccaggio comune, ha invitato la Commissione a “investire di più sull’approvvigionamento”.