Il Governo si appresta a modificare il Codice della Strada per combattere l’abuso delle auto con targhe estere, un fenomeno dilagante, che mira ad aggirare i costi elevati delle tasse e delle assicurazioni locali. Le nuove disposizioni, contenute nell’articolo 35 comma 3 del Ddl, intendono colmare le lacune esistenti e rafforzare i controlli.
Come funziona l’escamotage
L’escamotage sfrutta un trasferimento fittizio della proprietà del veicolo a società di noleggio straniere. Queste aziende immatricolano i mezzi all’estero e li “affittano” ai veri proprietari. Il sistema permette di accedere a tariffe più economiche proposte da compagnie straniere, aggirando quelle italiane, più care.
Il testo legislativo attuale prevede che le vetture con targa estera possano circolare in Italia solo per un periodo di tempo limitato di tre mesi (art. 93-bis, co. 1, C.d.S.). Dopodiché, scatta l’obbligo di reimmatricolazione e adeguamento alle normative della nostra penisola. Nel prossimo futuro il quadro muterà, anche se è prematuro sbilanciarsi, in quanto i dettagli della riforma, come la durata massima, saranno stabiliti entro un anno dall’approvazione della legge. Con il cambiamento in questione, le istituzioni daranno una stretta alle regole già esistenti.
Il problema non fa esclusivo riferimento alle targhe, bensì interessa pure la gestione delle polizze. In base ai principi fissati dagli organi europei, un’auto immatricolata al di fuori dei confini italiani va assicurata mediante compagnie locali o quelle autorizzate a prestare servizio nel territorio dell’Unione Europea. Lungo la nostra penisola, ciò si traduce nella presenza di polizze sottoscritte con agenzie straniere, le quali complicano le procedure in caso di incidenti.
Al verificarsi di sinistri, le parti lese devono rivolgersi agli operatori esteri. Ne deriva un rallentamento delle pratiche di risarcimento e una gestione più complessa. Inoltre, l’obbligo di iscrizione entro 30 giorni al registro Reve (Registro dei veicoli esteri) dei veicoli impiegati in Italia con targhe estere (art. 93-bis, co.2, C.d.S.) non risolve completamente la situazione. La carta verde dà, infatti, facoltà di circolare solo per un intervallo circoscritto, creando ulteriori incertezze.
Per una maggiore equità
Dei 53.000 veicoli iscritti al Reve, oltre 35.000 sono concentrati nel Napoletano. Le più diffuse sono le targhe polacche e bulgare, legate a Paesi dove i costi assicurativi sono notevolmente inferiori. Prendendo a riferimento i dati provinciali Ivass (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni) elaborati dal Codacons, il capoluogo campano occupa il secondo posto nella classifica delle città più care in Italia sotto il profilo assicurativo, con una spesa media di 595 euro.
Il dato, combinato con un elevato tasso di mezzi non assicurati, dà forma a una situazione unica. Infatti, un’auto su sette in città circola sprovvista di copertura Rca, contro una media nazionale di una su dieci (dati Ania – Associazione delle compagnie assicurative). La riforma punta a ridurre l’uso improprio delle targhe estere e a garantire maggiore equità nel sistema assicurativo.
Attraverso l’introduzione di regole più severe, le autorità nazionali confidano di migliorare pure la sicurezza lungo le nostre strade e a rendere più efficace la gestione dei risarcimenti. Tuttavia, all’ottenimento di risultati concreti è propedeutico il rafforzamento dei controlli e l’eliminazione di inefficienze burocratiche.