• 2 Luglio 2024 10:28

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Strage nella stiva di un barcone, fermati due scafisti egiziani [VIDEO]

Giu 30, 2024

AGI – Due egiziani, tra cui un minore, sono stati fermati dalla polizia di Stato con l’accusa di essere gli scafisti di una imbarcazione giunta a 40 miglia da Lampedusa e di avere provocato la morte per asfissia di 10 migranti rimasti chiusi nella trappola della stiva. I fermi di indiziato di delitto emessi dalla procura di Agrigento, fanno riferimento ai drammatici fatti del 17 giugno.

 

In concorso tra di loro e con altri non identificati, residenti in Libia, i due stranieri avrebbero favorito illegalmente l’ingresso nel territorio nazionale di 54 migranti, prevalentemente di nazionalità pakistana e del Bangladesh, provocando la morte per asfissia di dieci persone di nazionalità bengalese che si trovavano all’interno della stiva del natante, nonchè lesioni ad altri migranti. 

 

 

I fatti sono avvenuti nelle prime ore dello scorso 17 giugno quando, in acque internazionali, a circa 47 miglia nautiche a sud di Lampedusa, la nave Ong Nadir di Resqship ha intercettato una barca in legno di circa 10 metri con a bordo 54 migranti e 10 salme presenti all’interno della stiva. A bordo della motovedetta della locale Guardia costiera i 54 migranti soccorsi sono stati trasferiti a Lampedusa, mentre l’imbarcazione intercettata con le 10 salme presenti in stiva è stata trainata, sino a Lampedusa, da Nadir.

 

In particolare, il minore avrebbe curato le operazioni di imbarco dei migranti, regolando l’ingresso e l’uscita degli stessi dalla stiva dell’imbarcazione. Il minore ha pure impedito l’uscita dalla stiva dei migranti poi deceduti, anche minacciandoli con un coltello a serramanico. Identificate compiutamente le 10 vittime giunte sull’isola. Gli indagati sono stati condotti in carcere, in attesa dell’udienza di convalida.

 

L’indagine condotta presso l’hotspot di Lampedusa dallo Sco, dalla Sisco di Palermo e dalla Squadra mobile di Agrigento, ha consentito di ricostruire le fasi della traversata in mare dalle coste libiche a quelle italiane, raccoglendo elementi a carico dei due egiziani i quali avrebbero condotto l’imbarcazione, tenendosi in contatto, al momento dell’imbarco, con i trafficanti che operano sulle coste di Zuhar.

 

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