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Strage di Viareggio, Moretti condannato nel processo di appello bis

Giu 30, 2022

AGI – L’ex ad di FS e Rfi Mauro Moretti è stato condannato a 5 anni nel processo di appello bis per la strage ferroviaria di Viareggio. Moretti al momento della lettura della sentenza non era presente in aula, al contrario di questa mattina quando ha rilasciato dichiarazioni spontanee.

Nel primo appello Moretti era stato condannato a 7 anni, in questo nuovo processo disposto dalla Cassazione la procura generale aveva chiesto 6 anni e 9 mesi.

Era il 29 giugno 2009 quando il ‘cuore’ di Viareggio si trasforma in pochi istanti in un inferno di fuoco e ambulanze. Alle 23,48 del 29 giugno 2009 un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deraglia poco dopo aver superato la stazione ferroviaria della cittadina balneare toscana.

Una delle cisterne che trasportano Gpl si rovescia su un fianco e si squarcia sbattendo a forte velocità contro un ostacolo (un picchetto secondo quanto sostenuto dall’accusa, una ‘zampa di lepre’ stando alla ricostruzione della difesa) e da un grosso foro comincia a fuoriuscire il gas che avvolge i binari e le abitazioni affacciate sulla linea ferroviaria.

Pochi minuti più tardi, forse innescata dal motore di uno scooter che percorre la strada parallela ai binari, nell’aria satura di Gpl un’esplosione d’improvviso sprigiona una tempesta di fiamme che investe in una frazione di secondo tutto quanto si trova nel raggio di centinaia di metri. Case, negozi, uffici, automobili vengono inghiotti e distrutti dalla nuvola fuoco.

La zona più gravemente colpita è quella di via Ponchielli, quasi completamente rasa al suolo. Pesantissimo il bilancio delle vittime, molte delle quali decedute nei giorni successivi a causa delle destanti ustioni riportate. Alla fine si conteranno 32 morti, l’ultimo dei quali è una giovane donna ecuadoriana, deceduta alla vigilia di Natale di quell’anno, dopo quasi sei mesi di agonia.

A 13 anni di distanza, ancora non c’è stata la parola fine, dal punto di vista giudiziario. Più di 150 udienze nelle aule dei palazzi di giustizia di Lucca (in primo grado), di Firenze (in appello), di Roma (in Cassazione) e di nuovo Firenze, per un appello bis che ha il compito di ridisegnare le pene anche per i principali imputati. Come Mauro Moretti, che a differenze dei precedenti giudizi, beneficierà dell’intervenuta prescrizione.

Il 18 luglio 2013, a distanza di quattro anni dai fatti, il gup del Tribunale di Lucca decide il rinvio a giudizio di 33 imputati e fissa per il 13 novembre la prima udienza del processo. Il 31 gennaio 2017, dopo sette anni e mezzo dal disastro, arriva la sentenza di primo grado emessa dai giudici di Lucca che porta alla condanna di 23 dei 33 imputati accusati a vario titolo di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali.

Fra questi il nome di maggior spicco è quello di Mauro Moretti, all’epoca dei fatti amministratore delegato di Ferrovie, condannato a sette anni di reclusione. Ma vengono ritenuti colpevoli anche Vincenzo Soprano e Michele Mario Elia, rispettivamente ad di Trenitalia e Fs logistica e ad di Rete ferroviaria italiana.

Due anni e mezzo più tardi, il 20 giugno 2019, nove giorni prima del decennale della strage, arriva la sentenza della Corte d’appello di Firenze. Di fatto una ratifica dell’impianto accusatorio del verdetto pronunciato dai giudici di primo grado e, in primo luogo, conferma le condanne ai vertici di Ferrovie: sette anni per Mauro Moretti, sei anni per Michele Mario Elia e Vincenzo Soprano.

Una sentenza contro la quale le difese degli imputati presentano ricorso in Cassazione. Il 2 dicembre 2020, al Palazzo di Giustizia di Roma, di fronte alla quarta sezione penale della Corte di Cassazione, si apre il giudizio di terzo grado. Ma con un colpo di scena: il sostituto procuratore generale chiede la conferma delle condanne pronunciate in secondo grado e un nuovo processo d’appello per Mauro Moretti.

Comincia l’appello bis, una corsa contro il tempo affinché, a 13 anni di distanza, non si prescrivano altre accuse. Ci sono stati anche momenti di tensione, come quando le famiglie delle vittime, sempre presenti in aula con i volti dei loro cari stampati su cartelli e magliette, hanno contestato l’ex Ad di Ferrovie. 

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