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Storia delle tastiere meccaniche

Nov 18, 2016

Alps faceva le tastiere dell’Apple Computer

Nel corso della sua storia l’umanità ha creato grandi prodotti, ma spesso li ha tolti di mezzo in favore di soluzioni peggiori ma meno costose. Non ci credete? Preparatevi a ricredervi. Tuffiamoci nella storia delle tastiere meccaniche, prodotti che hanno allietato il lavoro e la vita di milioni di persone.

Sbavate per l’ultima tastiera del momento? Sappiate che la tastiera abbinata al computer di vostro padre, quando eravate bambini, era spesso decisamente migliore di quelle attuali. Erano tempi diversi, in cui i computer potevano costare fino a 10.000 euro: un’ottima tastiera rendeva l’acquisto un po’ più facile da digerire.

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Abbiamo intervistato e fotografato la collezione di quello che possiamo definire un “archeologo delle tastiere”, Jacob Alexander. Gli abbiamo chiesto di mostrarci alcune delle più importanti tastiere della storia per capire come siamo arrivati all’attuale stato della tecnologia.

Alcune delle tastiere presenti in questa collezione hanno favorito lo sviluppo di moderni linguaggi di programmazione come Lisp. Altre risalgono al periodo della Guerra Fredda. Una di queste tastiere usava persino segnali acustici e aveva molto in comune con un pianoforte a coda.

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Era la tastiera abbinata al primo computer installato alla UCLA (l’Università della California, Los Angeles). Si trattava di una delle prime tastiere di Alps, un’azienda che avrebbe poi realizzato tutte le tastiere dell’Apple Computer. Costruita nei primi anni ’70, ogni switch poteva essere tolto dalla tastiera con le mani. Tecnicamente si trattava di switch meccanici Reed, interruttori a lamina (normalmente aperti) che si chiudevano in presenza di un campo magnetico. Erano switch senza contatto (contactless), capaci di sostenere centinaia di milioni di pressioni, ben oltre quelle promesse dalle tastiere odierne.

Come parte del progetto ogni switch aveva un diodo, al fine di semplificare la produzione del circuito stampato e favorire l’assemblaggio a mano. Il keyswitch, un piccolo interruttore usato per i tasti sulle tastiere, faceva uso di plastiche avanzate, capaci di garantire incredibili tolleranze in fase di produzione. I keyswitch, inoltre, erano progettati in modo da essere “smorzati”, così da non turbare o infastidire i colleghi o altre persone presenti intorno al computer.

IBM 3276 Data Entry Keyboard

Le tastiere IBM furono tra le prime tastiere a usare switch “capacitive sensing Beam Spring“, con un design che risaliva ai primi anni ’70. Il rilevamento capacitivo degli switch era simile al funzionamento del touchscreen – con un anodo e un catodo – ma invece di avere delle dita che toccano uno schermo c’è un piccolo pad sotto lo switch che simula il vostro dito e aumenta la capacitanza degli elettrodi.

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Questa tecnologia rappresentò un passaggio importante dai primi progetti di tastiere e macchine da scrivere. Gli switch Beam Springs sono unici perché quando li premete, parte del meccanismo interno in realtà inverte e sale, il che è decisamente insolito. Di conseguenza la sensazione dello switch potrebbe essere descritta come molto vicina a una macchina di scrivere Selectric più di ogni altro switch IBM. Era probabilmente questo il vero obiettivo, perché quasi tutti gli utenti avevano familiarità con la macchina da scrivere.

La tastiera aveva tasti “double shot” (è il processo di stampaggio della plastica intorno un metallo preformato o inserto in plastica), una barra spaziatrice divisa in due parti e un case in solido acciaio. Pesava all’incirca 4,5 chilogrammi. I tasti Shift erano più in basso degli altri tasti e questo era insolito. La tastiera era decisamente più rumorosa delle Model M della stessa IBM.

Una tastiera di questo tipo sarebbe molto costosa e poco realizzabile oggi. È difficile da produrre in massa e i meccanismi sono abbastanza fragili da creare e assemblare a mano. Il prezzo di questa tastiera negli anni ’70 era di circa 1500 dollari – 8000 dollari odierni.

IBM 4704 Model 200

IBM ha creato incredibili tastiere per decenni e il Capacitive Buckling Spring (noto anche come Model F) è uno dei migliori switch mai realizzati. Debuttò nel 1981 con il System/23 Datamaster, succedendo allo switch Beam Spring, con l’obiettivo di replicare il feeling di quest’ultimo ma in un profilo più piccolo e a un costo minore.

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Si racconta che la F in Model F stia per Farad, dato che si trattava di una tastiera “Capacitive Buckling Spring” – la capacitanza elettrica è misurata in Farad. La tastiera che vedete nella foto, soprannominata Kishsaver in onore della prima persona che ne parlò pubblicamente, arrivò sul mercato nel 1982 ed era usata soprattutto per applicazioni bancarie. Era interamente schermata in uno spesso case metallico per ridurre la EMI (interferenza elettromagnetica), e di conseguenza pesava 2,7 kg nonostante fosse di piccole dimensioni.

Era anche una delle prime “compatte” prodotte in massa. Il design estetico dei copritasti cambiava dalle tastiere Beam Spring alla Model F. L’estetica era dettata dallo standard industriale tedesco che richiedeva colori specifici, dimensioni e finiture che fossero appropriate a un ambiente di lavoro teutonico.

Si trattava inoltre di una delle primissime tastiere a usare copritasti Dye Sublimated PBT, che sono la plastica preferita da molti appassionati oggi. Il progetto dei copritasti passava da un progetto sferico a uno cilindrico; considerando che oggi la maggior parte dei copritasti è cilindrica, si tratta di una scelta di design azzeccata. L’IBM 4704 Model 200 costava circa 2500 dollari.

UDS Comtest CEX-17C

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Questa tastiera usava i primi switch Cherry. È stata realizzata ben prima dei famosi switch MX e aveva switch M6 e M7. Aveva una barra spaziatrice molto lunga e i tasti Shift Lock avevano più similarità con le macchine da scrivere che le moderne tastiere. La tastiera fu realizzata nel 1980 ma gli switch risalivano al 1973 o prima. Questo particolare modello è di un terminale per il debug delle informazioni inviate a un mainframe. Il terminale aveva programmi personalizzati destinati al mainframe, e il colore bellissimo dei copritasti riflette questo specifico impiego.

Northgate Omnikey Plus

La Northgate Omnikey Plus arrivò poco prima che il mercato volgesse l’attenzione verso progetti “al risparmio”. Subito dopo la Northgate e la IBM Model M furono messe in atto in tutto il settore pesanti tecniche di risparmio dei costi.

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Dopo l’Omnikey Plus i produttori iniziarono a una gara per la riduzione dei prezzi senza badare troppo alla qualità. Ci sono DIP switch per modificare la programmabilità di queste tastiere, una tecnica che è messa ancora in pratica oggi. Anche se la maggior parte dei tasti è grigia e bianca, i tasti Control, Shift, Alt ed Escape presentano scritte colorate.

È anche visibile il tasto Control dove la gran parte delle attuali tastiere ha il Caps Lock, ed è una delle più note tastiere a invertire queste due posizioni. Spesso la Omnikey Plus aveva copritasti rimpiazzabili e si poteva rimettere il Caps Lock nella posizione preferita. Era anche una delle prime tastiere aftermarket, ossia acquistabili in negozio. In precedenza le tastiere erano offerte insieme al computer.

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