AGI – Chissà quando fu eretta: nessuno lo sa con certezza. La Porta santa, uno degli emblemi più conosciuti di ogni Giubileo, compare all’improvviso nella Storia, emergendo dal nulla forse in giorni – per la Chiesa ma non solo – di splendori e miserie. Appena in tempo per lasciare che la scorgesse, chiusa ma ugualmente simbolica, un monaco tedesco che avrebbe fatto, anch’egli, la Storia.
Nel monumentale portico di san Pietro, ovvero nello spazio sacro compreso tra l’abbraccio della grande piazza e la vastità della basilica, è murata l’iscrizione dell’indizione del primo Giubileo della storia. Ma è nel portico, mentre uno se la aspetterebbe sulla Porta santa, quella da cui passano ogni 25 anni i pellegrini che partecipano al Giubileo. Il fatto è che allora la Porta Santa, logicamente, non c’era. Ma poi nessuno sa chi e quando la costruì, ed è un bell’interrogarsi.
L’epigrafe del portico reca la data del 22 febbraio 1300, festa della Cattedra di San Pietro, quando il Papa Bonifacio VIII nel corso di una solenne celebrazione nella basilica Vaticana, annunciò l’indulgenza plenaria “a tutti coloro si legge nell’iscrizione che nel presente anno 1300, cominciato da poco con la festa appena trascorsa della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo e in qualunque altro centesimo anno seguente accederanno alle suddette basiliche (quelle di San Pietro e di San Paolo) con riverenza veramente pentiti e confessati, e a quelli che veramente si pentiranno e si confesseranno in questo presente centesimo anno e in qualunque anno centesimo a venire, non solo concediamo pieno e assai largo, ma anzi pienissimo perdono di tutti i peccati”.
Pochi decenni dopo la sequenza dei Giubilei venne ridotta a 50 anni da Clemente VI e Urbano VI la portò a 33 in riferimento agli anni della vita di Cristo, ma già con l’inizio del xv secolo si affermò la tradizione tutt’ora in vigore di celebrare il Giubileo ogni 25 anni, cadenza formalmente ratificata nel 1470 dal Papa Paolo II Barbo. Nel 1500 Alessandro VI Borgia volle che le Porte Sante delle quattro basiliche venissero aperte contemporaneamente, riservando a sé l’apertura della Porta Santa di San Pietro da lui rinnovata. Ogni volta centinaia di migliaia di pellegrini affollavano la piazza, ogni volta centinaia di migliaia di pellegrini lucravano le indulgenze gettando sulla tomba dell’apostolo una moneta, spesso pochissimi spiccioli (ne hanno trovate ben duemila).
Ma da dove passavano? In effetti tutti conoscono la meta finale del pellegrinaggio, ma quando venne introdotta la Porta Santa nella basilica Vaticana resta un mistero per gli storici. Già nel Seicento Giacomo Grimaldi, chierico beneficiato e archivista del Capitolo vaticano, con dispiacere ammetteva di non essere riuscito a trovare documenti al riguardo. Recenti e argomentati studi di Antonella Ballardini riferiscono l’introduzione di una Porta Santa in San Pietro al Papa Niccolò V Parentuccelli, il colto e intraprendente Pontefice che aveva celebrato il grande Giubileo del 1450.
Si aggiunse allora una sesta porta sulla facciata della vecchia basilica, una porta piccola (“Porta parvula”) e dorata (“Porta aurea”), una porta murata e priva di battenti da aprirsi solo nelle ricorrenze degli anni giubilari. Quella porta immetteva nella navatella settentrionale della vecchia basilica, all’interno dell’antico oratorio di Giovanni VII dove era l’altare della Madre di Dio e quello, veneratissimo, del Volto Santo. Quella porta parvula e d’oro venne riprodotta dal Beato Angelico nella Cappella Niccolina e fu sostituita nel 1499 con una nuova “Porta Santa” nello spazio del menzionato altare della Madre di Dio rimosso dal Papa Sisto IV Della Rovere alla vigilia del Giubileo del 1475.
Nella nuova basilica si mantenne l’ubicazione della Porta Santa, sulla facciata interna, all’estremità settentrionale dell’atrio. Come in antico questa ultima porta (solo per l’entrata e non per l’uscita) è volutamente più piccola e stretta; come da tradizione il vano di questa porta continuo’ ad essere murato al termine di ogni Anno Santo. Solo per il Giubileo del 1950 si decise di realizzare due battenti di bronzo per delimitare il varco della Porta Santa di San Pietro, non in modo stabile, ma solo nelle ore notturne durante l’Anno Santo.
Fu infatti san Paolo VI, al termine del Giubileo del 1975, a disporre una collocazione permanente dei due battenti di bronzo che oggi ammiriamo, cambiando così il rituale dell’apertura e chiusura della Porta Santa e dando rilevanza non più all’abbattimento e all’elevazione del muro di mattoni, ma al simbolico gesto dell’apertura e della chiusura della Porta da parte del Papa. In precedenza il rito di apertura della Porta Santa prevedeva infatti l’abbattimento del muro composto da centinaia di mattoni sovrapposti senza calce, con impresso lo stemma della Fabbrica di San Pietro, la datazione e il nome del Pontefice che aveva chiuso la porta.
Dopo i tre simbolici colpi di martello inferti dal Papa sul lato anteriore del muro, questo veniva “abbattuto” grazie alle abili manovre dei “Sanpietrini” che avevano preventivamente ingabbiato il muro su una speciale struttura lignea a tale scopo preparata. L’origine dei battenti in bronzo della Porta Santa si colloca tra la prima e la seconda fase del concorso per la realizzazione delle tre porte maggiori della basilica di San Pietro, indetto nel luglio 1947 dando seguito alle volontà testamentarie e a una donazione del principe Giorgio di Baviera, sacerdote e canonico ordinario della basilica.
A quell’epoca infatti, ad eccezione della Porta del Filarete, le grandi porte della basilica erano ancora in legno e di modestissima fattura. Tuttavia nessuno degli ottanta bozzetti presentati fu ritenuto idoneo dalla Commissione esaminatrice presieduta dal cardinale arciprete della basilica, che decise allora di premiare con una medaglia d’oro i dodici artisti che si erano distinti in questa prima fase del concorso, invitandoli nel contempo a una seconda prova.
Monsignor Ludovico Kaas, segretario economo della Reverenda Fabbrica di San Pietro e segretario della Commissione per il concorso, decise di affidare per incarico diretto e fuori concorso la realizzazione dei due nuovi battenti in bronzo per la Porta Santa allo scultore senese Vico Consorti, uno degli artisti iscritti al concorso per le porte della basilica Vaticana. Fu sempre monsignor Ludovico Kaas a scegliere il tema della Porta e gli episodi da raffigurare nelle singole formelle, ispirato dalle espressioni suggerite da Pio XII nella sua preghiera: “Concedimi, o Signore, che questo Anno Santo sia l’anno del gran ritorno e del gran perdono”. Realizzata nel 1949 in nove mesi di continuo e impegnativo lavoro, anche presso la Fonderia Fernando Marinelli, la Porta e’ costituita da 16 bassorilievi in bronzo dorato raffiguranti episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento evidenziati da iscrizioni e da 12 pannelli con gli stemmi dei Papi che hanno celebrato il Giubileo: da Bonifacio VIII a Papa Francesco.