Ieri mattina, durante la riunione dei Rappresentati Permanenti aggiunti dei 27 (Coreper I) era previsto il voto sul regolamento riguardante lo stop ai motori termici deciso dall’Unione Europea a partire dal 2035. Decisione che, per l’ennesima volta, torna a rischio, serve un supplemento di mediazione.
Tutto è rimandato a venerdì 3 marzo (domani), visto che l’Italia ha dichiarato la sua posizione contraria e la Germania continua a esprimere forti dubbi, soprattutto perché vorrebbe evitare l’unica alternativa elettrica, ma continuare ad adoperare i motori endotermici anche sulle nuove auto, utilizzando gli e-fuels.
Il no del Governo italiano
Il Governo italiano continua a sottolineare il suo parere contrario, e lo motiva in una dichiarazione inviata nei circuiti europei. Secondo il nostro Esecutivo non è possibile “stabilire l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedere alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili”, la questione gira sempre attorno ai carburanti sintetici, che potrebbero essere un’alternativa sostenibile alle sole motorizzazioni elettriche.
I Paesi contrari
Nel mese di novembre al Coreper altri Paesi avevano espresso il loro dissenso, infatti la Polonia aveva votato contro e la Bulgaria si era astenuta (equivale a voto contrario per regolamento). Oggi si aggiungono anche i pareri contrari della Germania e dell’Italia, e questo crea scompiglio: si raggiunge in questo modo la minoranza di blocco che boccia il regolamento.
Un risultato che la Commissione Europea non può permettersi, dopo tutti questi mesi di negoziati e dopo l’approvazione definitiva dell’Eurocamera a febbraio.
Le vie percorribili
Per quanto riguarda i dubbi di Berlino, l’Europa pare essere aperta all’alternativa e-fuels. C’è da dire che, come abbiamo visto anche nei giorni scorsi, la posizione della Germania è ambigua: infatti da un lato ci sono i liberali – contro lo stop ai motori endotermici – dall’altro Socialisti e Verdi, che invece sono assolutamente pro.
Adolfo Urso, Ministro per le Imprese e il Made in Italy, ha dichiarato: “Bruxelles deve agire con maggiore pragmatismo, secondo una visione più adeguata alla realtà, nella sfida della transizione ecologica e industriale. L’Italia sarà assertiva anche sulla riduzione della CO2 per i veicoli pesanti e soprattutto sul regolamento sull’Euro 7”.
L’Italia continua a mostrare scetticismo verso lo stop ai motori a benzina e diesel dal 2035, e un altro motivo è che la mobilità elettrica favorirebbe l’industria e le batterie cinesi. Domani tutti questi argomenti verranno affrontati a Bruxelles, prima di procedere al voto che l’UE dava per scontato, ma che a questo punto è molto in dubbio.
Nel caso in cui tutto dovesse andare come l’Europa spesa, martedì prossimo – il 7 marzo – il Consiglio UE darà l’ok formale.
Il parere delle industrie
Nei giorni scorsi abbiamo visto qual è il parere delle Case automobilistiche sulla transizione ecologica. Mercedes va controcorrente rispetto a molti altri competitor, e si dichiara d’accordo con una mobilità puramente elettrica. L’Italia, come sappiamo, invece sembra non essere pronta, visto che è stato l’unico Paese che lo scorso anno ha segnato un calo delle immatricolazioni di mezzi a zero emissioni pari al -27%.
Mercedes spera che il nostro Paese si prepari a questa transizione e che vengano quindi adottate anche in Italia nuove soluzioni per tutti gli automobilisti che ancora non sono pronti ad accettare di comprare un’auto elettrica, sia per i costi troppo alti, sia per la scarsità di colonnine di ricarica, sia perché non hanno un box privato e parcheggiano in strada, quindi non hanno la possibilità di ricaricare la loro vettura elettrica a casa.
Il tema della transizione energetica è tra quelli più trattati negli ultimi tempi. I principali brand del settore automotive, primo su tutti Stellantis, sono in disaccordo con le decisioni dell’UE. Il CEO Carlos Tavares ha dichiarato: “Senza incentivi le auto elettriche sono ancora troppo costose per la classe media. Dove ci sono gli incentivi le vendite crescono, dove cessano calano, come avvenuto in Germania. La sfida è quanto velocemente si riuscirà a ridurre i costi per venderle anche senza sussidi”.
Secondo il manager di Stellantis, la decisione di trasformare la mobilità al 100% elettrica “non è stata presa dai costruttori ma da governi eletti attraverso un processo democratico. Detto questo, noi abbiamo la responsabilità di fornire soluzioni semplici, sicure e pulite per garantire libertà di mobilità ai nostri cittadini. C’è una sfida molto significativa sui costi, succede quando si iniziano a sviluppare nuove tecnologie: i costi aggiuntivi devono essere assorbiti in qualche modo”.