L’Unione Europea ha preso delle decisioni ben precise sulla mobilità. E al Governo italico non stanno bene. Lo ha ribadito ancora una volta, casomai il messaggio dovesse essersi perso nell’aere, Matteo Salvini. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti continua a nutrire dubbi circa la transizione ecologica, imposta dagli organi comunitari. Sebbene le emissioni vadano ridotte, assumere scelte radicali rischia, a suo avviso, di mettere in ginocchio l’industria europea e, nello specifico, quella nazionale.
Incontro a Budapest
Durante la cerimonia di inaugurazione del Salone dell’Auto di Torino, ha confermato lo scetticismo in merito al bando dei mezzi endotermici, previsto nel 2035. Nel 2026 dovrebbe tenersi un incontro di revisione tra i Paesi membri dell’UE, ma, come già affermato da Adolfo Urso, il nostro esecutivo mira ad anticipare l’appuntamento. Un anno può fare la differenza, nella prospettiva delle aziende, in cerca di sicurezze prima di sobbarcarsi determinati investimenti.
Se il piano decretato dalla Commissione andasse in porto, sarebbero tenute a intervenire sulle catene di montaggio, allestendole in maniera opportuna. Affrettarsi sul dietrofront aiuterebbe a definire i piani industriali. Invece di una situazione di perenne incertezza, il Consiglio dei ministri confida di persuadere altre Nazioni a spingere per il 2025. Un’occasione la serve sul piatto d’argento l’imminente incontro a tema automotive voluto dall’Ungheria. “La settimana prossima sarò a Budapest con i colleghi ministri dei trasporti europei per far tornare il buonsenso e farlo prevalere rispetto all’ideologia”, ha assicurato Matteo Salvini.
“La neutralità tecnologica – ha proseguito – vuol dire che da qui ai prossimi 30 anni si può comprare l’auto elettrica, ma mettere fuori legge e fuori mercato tra 10 anni le auto a combustione interna, benzina e diesel, è un suicidio economico, sociale, industriale e ambientale senza nessun senso“. Ai microfoni il politico ha, dunque, rivendicato le ragioni dietro l’ostilità fin qui mostrata.
In risposta alla tesi dell’opposizione, Salvini ha tenuto a sottolineare come il vero obiettivo perseguito dalla squadra di Giorgia Meloni consista nel “difendere il lavoro e l’industria italiana legata ai motori dalle follie ideologiche, che vorrebbero mettere fuorilegge le macchine a benzina e diesel dal 2035″.
Stellantis nel mirino
Un macrotema di rilievo lo è poi Stellantis. Il gruppo, nato nel 2021 dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e PSA Groupe, ha generato dei malumori. Nonostante le origini in parte italiane, i detrattori nutrono il sospetto che il legame col territorio sia venuto e verrà sempre meno. Delle rimostranze condivise da Matteo Salvini: “Sono fiducioso sul futuro dell’auto. Su quello di Stellantis dovreste chiedere ai proprietari per capire come sono stati utilizzati i miliardi e miliardi di euro di finanziamento e di contributi pubblici negli anni e qual è il suo futuro industriale. Avere per un mese Mirafiori rallentata preoccupa me come preoccupa gli operai”.
Per tutta risposta, il gigante della mobilità gli ha lanciato un appello: “Invitiamo il ministro Salvini a visitare i nostri stabilimenti italiani, così che possa valutare di persona come, con gli investimenti di Stellantis, ci stiamo impegnando a traguardare questa fase di transizione per garantire all’Italia un futuro all’insegna di sostenibilità, tecnologia e innovazione”.