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Stop alle targhe estere invisibili a multe e tasse

Gen 19, 2022

Chi è in possesso di una vettura o altro veicolo con targa estera oggi deve fare i conti con nuove regole in Italia, cambiate di recente. Non è la prima volta che trattiamo questo argomento, sempre caldo nel settore automobilistico e dei trasporti. La circolazione in Italia dei veicoli che sono stati immatricolati in un Paese straniero è stata vietata, ma potrebbe cambiare nuovamente tutto.

Circa un mese fa infatti abbiamo appreso come tale norma sia stata definita contraria al diritto europeo. Ma la novità che viene introdotta oggi non va a sanare le criticità che erano emerse in precedenza, la Corte UE aveva evidenziato il problema di chi aggira la norma usando auto a noleggio, leasing o comodato all’estero.

Facciamo un passo indietro e torniamo alle origini del fenomeno delle targhe estere in Italia. Tutto nasce all’inizio degli anni Novanta, con un gran boom nel 2011, a seguito degli inasprimenti fiscali a carico degli automobilisti del Bel Paese. Cosa è successo? A causa dei prezzi in aumento delle polizze assicurative, del pagamento del bollo auto, della tassa di iscrizione al PRA, delle notifiche delle multe e altro ancora, tanti residenti italiani hanno iniziato col ‘trucchetto’ della targa estera.

Nel 2018 è arrivata la prima stretta, come ha ricordato “il Sole 24 Ore”, il Dl 113/2018 ha modificato l’articolo 93 del Codice della Strada: tutti coloro che risiedevano in Italia da più di 60 giorni non potevano guidare l’auto con targa straniera, pena una multa del valore di 711 euro e la confisca del veicolo.

Targhe estere: la legge in Italia nel 2021

Lo scorso 21 dicembre la Camera ha approvato la Legge europea 2019-2020, che introduce l’articolo 93-bis. Innanzitutto sono stati inclusi nella normativa anche i rimorchi, sono cambiate le esenzioni e anche le sanzioni. Ma non è tutto, anche il divieto stesso è stato parzialmente modificato, le auto con targa straniera che appartengono a persone residenti in Italia, hanno la possibilità di circolare sul territorio nazionale per un massimo di 3 mesi da quando l’utente ottiene la residenza italiana.

Questo significa che, a partire da quest’anno, gli automobilisti hanno un mese in più per adeguarsi alla normativa; e c’è un’altra grande differenza di cui bisogna tenere conto, ovvero il fatto che la multa scatta anche nel caso in cui alla guida ci sia una persona che ha residenza all’estero, perché chi conta è il proprietario del veicolo, non chi lo conduce. A bordo è necessario avere sempre con sé un documento, sottoscritto con data certa dall’intestatario, con titolo e durata della disponibilità del veicolo, che in precedenza serviva solo ed esclusivamente per i mezzi che erano in comodato, leasing o presi a noleggio.

Se la persona che risiede in Italia ha la disponibilità del mezzo per un periodo superiore a 30 giorni, anche non continuativi nell’anno solare, allora scatta un provvedimento simile a quello previsto dall’articolo 94 comma 4-bis del Codice, che disciplina l’utilizzo dei veicoli immatricolati in Italia e guidati da soggetti che non ne sono proprietari. In particolare, la durata della disponibilità e il titolo devono essere registrati dall’utilizzatore in un elenco che viene tenuto da PRA. La registrazione deve essere aggiornata nel caso in cui cambino la residenza oppure la disponibilità stessa del mezzo.

Se il conducente circola in Italia con un veicolo con targa straniera e senza alcuna registrazione o documento, allora deve provvedervi immediatamente. I mezzi registrati devono rispettare la normativa italiana, le multe vengono notificate a chi ha disponibilità del mezzo in Italia.

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