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“Stop alla supertassa per gli immigrati”

Ago 28, 2016

MILANO. Lo Stato deve risarcire gli extracomunitari a cui ha fatto pagare contributi eccessivi per avere il permesso di soggiorno. Ad affermarlo è una ordinanza del Tribunale civile di Milano, che condanna il ministero dell’Economia, quello dell’Interno e la presidenza del Consiglio a risarcire sei immigrati che avevano fatto ricorso, chiedendo il rispetto della sentenza della Corte europea del 2 settembre 2015 che ha dichiarato “discriminatorio” l’importo del contributo per il permesso di soggiorno di lungo periodo, fissato in 245 euro. Vale a dire, 200 di base, più spese di istituzione della pratica. Una cifra che la Corte, con sede a Lussemburgo, ha ritenuto “irragionevolmente alta”, soprattutto se “confrontata con quanto pagano i cittadini italiani per prestazioni analoghe”, ossia il rinnovo della carta di identità. Proprio citando la sentenza della Corte, il giudice Martina Flamini della prima sezione civile del Tribunale di Milano ha condannato lo Stato “a restituire la somma di 245 euro ciascuno” agli immigrati. E a pagare 6.100 euro di spese processuali.

L’ordinanza milanese segue il pronunciamento del Tar del Lazio che lo scorso 24 maggio ha accolto un ricorso di Cgil e Inca, dichiarando illegittimo il decreto ministeriale del 2011 che ha fissato gli importi da pagare per il permesso di soggiorno: 80 euro per una permanenza in Italia fra tre mesi e un anno, 100 euro fra uno e due anni, 200 per il permesso di lunga durata, più le spese.

Se la sentenza del Tar ha indicato la necessità di adeguare gli importi a quelli di altre prestazioni anagrafiche (30,46 euro per il permesso ottenuto per via telematica, 30 se richiesto in posta e 16 euro di marca da bollo), il pronunciamento del giudice di Milano apre la complessa questione dei risarcimenti. Sarebbero infatti almeno tre milioni i cittadini extracomunitari che hanno ottenuto l’emissione o il rinnovo del permesso di soggiorno alle tariffe dichiarate illegittime dalla giustizia europea. In molti potrebbero volersi rivolgere al Tribunale chiedendo un rimborso, forti dell’ordinanza milanese che parla di “trattamento deteriore riservato allo straniero quale effetto della sua appartenenza a una nazionalità diversa da quella italiana”.

L’avvocato Alberto Guariso, che insieme al collega Livio Neri ha assistito i sei extracomunitari, spiega: “Le sentenze hanno messo in agitazione le istituzioni. Alcune questure, che ci risulti, applicano le vecchie tariffe. Altre sono più prudenti”. Il ministero dell’Interno fa presente che a stabilire nuove tariffe dovrà essere il ministero dell’Economia, con un decreto. Al Mef replicano che, trattandosi di un contributo e non di un’imposta, la competenza sarebbe invece degli Interni. In pratica, manca una regola.

Lo scorso 13 luglio, rispondendo a una richiesta di spiegazioni del sindaco di Prato, il sottosegretario al Viminale Domenico Manzione ha trasmesso un “appunto” in cui si fa presente che, per emissioni e rinnovi dei permessi, “saranno lavorate anche le pratiche prive del pagamento del contributo, depositate dal 24 maggio scorso”, giorno del pronunciamento del Tar Lazio. La stessa nota, da settimane, gira nelle questure.

Di certo, al di là delle competenze dei singoli ministeri, le nuove tariffe dovranno essere decise dal governo, come indica una direttiva europea del 2003. L’ipotesi più probabile è che verrà scelto l’importo di 30,46 euro, già in vigore per chi compila i moduli online.

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