Continua l’esodo di aziende e colossi industriali europei dalla Russia. Negli ultimi giorni, infatti, hanno infatti trovato conferma le voci, che si rincorrevano ormai da settimane, di un altro “addio eccellente” nel settore automotive.
Anche Volkswagen ha infatti deciso di abbandonare (parzialmente) la Russia. Il produttore auto tedesco ha chiuso definitivamente uno dei suoi impianti produttivi nel Paese euroasiatico. La decisione arriva dopo mesi di difficoltà legate al conflitto in Ucraina e alle sanzioni economiche a essa legate. Il colosso tedesco si aggiunge così alla lunga lista di produttori (Renault in testa) che, a partire dallo scorso marzo, hanno deciso di interrompere qualunque attività in Russia.
Volkswagen chiude in Russia: cosa succede
La notizia della chiusura di una delle due fabbriche Volkswagen in Russia è stata data dal magazine Autocar.co.uk che cita come fonte l’agenzia di stampa Reuters. Secondo le informazioni che trapelano, la scure sarebbe caduta sull’impianto di Nizhny Novgorod, città da oltre 1,2 milioni di abitanti a 400 chilometri est da Mosca.
Un impianto utilizzato per assemblare SUV e altri veicoli per i marchi Volkswagen e Skoda. In particolare, le linee produttive di Nizhny Novgorod erano quasi esclusivamente dedicate alla produzione dei SUV Skoda (Kodiaq e Karoq). Nel 2021, il marchio ceco aveva festeggiato i 750 mila veicoli di produzione russa: un traguardo importante, tenendo conto che il primo veicolo a esser uscito dalla catena di montaggio risaliva al 2009.
Stando a una dichiarazione riportata dall’agenzia stampa, la decisione di interrompere definitivamente la produzione sarebbe legata alla “mancanza di parti prodotte dall’UE, componenti di fondamentale importanza dall’Ucraina e mancanza di equivalenti di fabbricazione nazionale, interruzione delle catene logistiche e incapacità di prevedere i termini e le condizioni di ripresa del lavoro”. Insomma, uno stato di incertezza generale che ha spinto il colosso automobilistico tedesco a salutare la Russia.
Addio a metà: macchinari destinati a Kaluga
A voler essere precisi, però, il gruppo Volkswagen non ha abbandonato del tutto la Russia. Come detto più volte, infatti, la chiusura riguarda la fabbrica di Nizhny Novgorod; il secondo impianto di Kaluga, forte dei suoi oltre 4.000 dipendenti, continuerà a essere mantenuto in vita.
Secondo quanto riferito dai rappresentanti sindacali di Nizhny Novgorod, che hanno ricevuto la notizia della definitiva chiusura solo lo scorso martedì, i macchinari per l’assemblaggio e le attrezzature saranno presto trasferiti nell’impianto sud-ovest di Mosca. Così, nel momento in cui dovesse riprendere la produzione di veicoli (interrotta anche qui a seguito delle sanzioni economiche occidentali), il gruppo automobilistico tedesco potrebbe immediatamente incrementare la produttività e sopperire facilmente alla chiusura del secondo sito di assemblaggio.
La scelta di cessare le operazioni a Nizhny Novgorod potrebbe essere anche legata alla proprietà dell’impianto. Mentre la fabbrica di Kaluga è interamente di proprietà del gruppo tedesco, le strutture di Nizhny Novgorod sono di proprietà di GAZ, partner industriale russo. Non è dunque possibile confermare che macchinari e attrezzature saranno effettivamente traslocate: come già accaduto per gli impianti Renault, il Governo russo potrebbe decidere di intervenire e nazionalizzare l’azienda. L’intenzione di GAZ, infatti, è quella di trovare un nuovo partner industriale e dare così la possibilità agli oltre 200 operai di continuare a lavorare.