AGI – “Non pratico più lo sci alpino, le piste sono troppo affollate e così diventa difficile esprimere la mia sciata. Soffro di mal di schiena, meglio lo sci di fondo, è più tranquillo e poi vivo un maggior senso di libertà. L’Italia? Tanti bellissimi ricordi, le persone sono fantastiche e poi amo tutta la cucina italiana”. Ingemar Stenmark, leggenda vivente dello sci alpino, si racconta in un’intervista all’AGI dalla sua casa nei pressi di Stoccolma: dal tabù della discesa libera al suo record di 86 vittorie in Coppa del mondo che Mikaela Shiffrin potrebbe presto eguagliare.
‘Re Ingo’ il 18 marzo compirà 67 anni e ne sono trascorsi 34 dall’ultima gara disputata: è lo sciatore più vincente della storia in Coppa del mondo con ben 86 vittorie in due sole specialità collezionate tra il 17 dicembre del 1974, quando si impose in slalom a Madonna di Campiglio, e il 19 febbraio del 1989 quando fu primo nel gigante di Aspen. I podi totali in slalom e gigante sono stati 155.
Nel suo salotto una distesa di Coppe
Nella bacheca del suo salotto anche tre Coppe generali consecutive vinte (1976, 1977, 1978), 15 coppette di specialità tra il 1975 e il 1984, due ori olimpici nella stessa edizione, a Lake Placid 1980 (slalom e slalom gigante), e tre ori mondiali. Per quegli anni in cui la polivalenza era una rarità, numeri da leggenda.
Dopo la parentesi dedicata ai Campionati mondiali in Francia (da domenica al 19 febbraio), la Coppa del mondo riprenderà e il primato di vittorie assolute di Stenmark molto probabilmente verrà battuto dalla statunitense Mikaela Shiffrin che di successi ne ha centrati 85 in sei discipline. “È sempre difficile primeggiare in tante discipline, lei è fantastica e se proseguirà potrà sicuramente arrivare a 100 vittorie”, ha detto l’ex campione,
Nell’intervista all’AGI, Stenmark spiega anche perché non ha praticato la discesa libera: “Il problema era legato alle piste di allenamento, a Taernaby la pista era troppo corta ed era adatta solo allo slalom, non è vero che avevo paura”.
Nella località nel nord della Lapponia era lo stesso Ingemar a schiacciare il pulsante per azionare il piccolo skilift, anche in orario serale. “All’inizio mi piaceva di più lo slalom ma con il trascorrere degli anni mi è piaciuto molto anche il gigante”, racconta Stenmark che ancora oggi fa emozionare quando lo si ricorda in casetta di partenza con quel suo berrettino bianco e le tute da gara gialle e blu, i colori della sua Nazione, la Svezia.
L’icona pop dell’età d’oro per la Svezia
È uno Stenmark che parla, molto gioviale, decisamente diverso da quel giovane ‘Ingo’ che parlava poco con quel viso che piaceva alle donne, che difficilmente sorrideva ed era un dramma per i cronisti che volevano un suo virgolettato. Ingemar, icona pop in un’età dell’oro per la Svezia, insieme a Bjorn Borg e agli Abba, si è sposato tre volte: prima moglie Ann, bionda e tutta impellicciata che si faceva notare nei parterre delle gare, poi Anna-Karin e dal 2016, Tarja. Tra le sue grande passioni ci sono l’automobilismo e il golf, di cui si è innamorato quando faceva spola tra la Svezia e Montecarlo.
Tra Stenmark e l’Italia c’è sempre stato un feeling molto forte, dalla prima vittoria in Coppa sul ‘Canalone Miramonti’ nell’ambito della 3-Tre a Madonna di Campiglio (davanti a Paolo De Chiesa e al compianto Fausto Radici) al suo allenatore, Hermann Nogler, altoatesino della Val Gardena.
“Quella vittoria Madonna di Campiglio (ne seguirono 7 nella località trentina, ndr) per me è stata davvero molto importante perché dopo i secondi, terzi e quarti posti non capivo perché non riuscivo a vincere”, racconta la leggenda svedese, “l’ultima vittoria è stata sofferta perché erano due anni che non vincevo e non volevo terminare la carriera senza una vittoria”. Del trionfo che ricorda con maggior piacere quello in gigante ai Giochi di Lake Placid ’80. “Ero il favorito, accusavo una forte pressione, tutti volevano una mia vittoria che poi con un’ottima seconda manche è arrivata”.
Uno sciatore che ha portato un cambiamento epocale
Parlando dell’allenatore Nogler, Ingemar Stenmark dice, “era una bella persona, una figura molto importante per la mia carriera, lui era allenatore della squadra svedese”. Se si definisce uno sciatore che ha portato un cambiamento epocale, Stenmark risponde, “sono gli altri che lo devono dire, sicuramente lo sci è cambiato molto dai miei anni, l’arrivo dello sci carving, soprattutto in slalom, ha portato ad una tecnica completamente nuova”.
Del mitico parallelo del 23 marzo del 1975 sulla pista ‘Ronc’ in Val Gardena, lo svedese ricorda ‘poco’: “C’era tanta gente, è stata una gara molto lunga durata 4 ore e poi abbiamo visto tutto come è andata ma poi negli anni mi sono preso le mie rivincite”.
Il parallelo venne vinto dall’azzurro Gustav Thoeni con Stenmark caduto in finale. Il campione scandinavo ha lasciato il suo segno ovunque, anche sulla sperduta pista (dismessa da decenni) di malga Zirago, tra Brennero e Vipiteno: accadde il 15 dicembre 1975 quando si lasciò alle spalle l’austriaco Hans Hinterseer e gli azzurri Piero Gros e Radici.
Tra Stenmark e Alberto Tomba c’è stato una sorta di passaggio di testimone. ‘Re Ingo’ e ‘Albertone’ sono saliti solo una volta assieme sul podio, il 29 novembre del 1987, al Sestriere, quando Tomba vinse il gigante davanti a Stenmark per appena nove centesimi.
AGI – “Non pratico più lo sci alpino, le piste sono troppo affollate e così diventa difficile esprimere la mia sciata. Soffro di mal di schiena, meglio lo sci di fondo, è più tranquillo e poi vivo un maggior senso di libertà. L’Italia? Tanti bellissimi ricordi, le persone sono fantastiche e poi amo tutta la cucina italiana”. Ingemar Stenmark, leggenda vivente dello sci alpino, si racconta in un’intervista all’AGI dalla sua casa nei pressi di Stoccolma: dal tabù della discesa libera al suo record di 86 vittorie in Coppa del mondo che Mikaela Shiffrin potrebbe presto eguagliare.
‘Re Ingo’ il 18 marzo compirà 67 anni e ne sono trascorsi 34 dall’ultima gara disputata: è lo sciatore più vincente della storia in Coppa del mondo con ben 86 vittorie in due sole specialità collezionate tra il 17 dicembre del 1974, quando si impose in slalom a Madonna di Campiglio, e il 19 febbraio del 1989 quando fu primo nel gigante di Aspen. I podi totali in slalom e gigante sono stati 155.
Nel suo salotto una distesa di Coppe
Nella bacheca del suo salotto anche tre Coppe generali consecutive vinte (1976, 1977, 1978), 15 coppette di specialità tra il 1975 e il 1984, due ori olimpici nella stessa edizione, a Lake Placid 1980 (slalom e slalom gigante), e tre ori mondiali. Per quegli anni in cui la polivalenza era una rarità, numeri da leggenda.
Dopo la parentesi dedicata ai Campionati mondiali in Francia (da domenica al 19 febbraio), la Coppa del mondo riprenderà e il primato di vittorie assolute di Stenmark molto probabilmente verrà battuto dalla statunitense Mikaela Shiffrin che di successi ne ha centrati 85 in sei discipline. “È sempre difficile primeggiare in tante discipline, lei è fantastica e se proseguirà potrà sicuramente arrivare a 100 vittorie”, ha detto l’ex campione,
Nell’intervista all’AGI, Stenmark spiega anche perché non ha praticato la discesa libera: “Il problema era legato alle piste di allenamento, a Taernaby la pista era troppo corta ed era adatta solo allo slalom, non è vero che avevo paura”.
Nella località nel nord della Lapponia era lo stesso Ingemar a schiacciare il pulsante per azionare il piccolo skilift, anche in orario serale. “All’inizio mi piaceva di più lo slalom ma con il trascorrere degli anni mi è piaciuto molto anche il gigante”, racconta Stenmark che ancora oggi fa emozionare quando lo si ricorda in casetta di partenza con quel suo berrettino bianco e le tute da gara gialle e blu, i colori della sua Nazione, la Svezia.
L’icona pop dell’età d’oro per la Svezia
È uno Stenmark che parla, molto gioviale, decisamente diverso da quel giovane ‘Ingo’ che parlava poco con quel viso che piaceva alle donne, che difficilmente sorrideva ed era un dramma per i cronisti che volevano un suo virgolettato. Ingemar, icona pop in un’età dell’oro per la Svezia, insieme a Bjorn Borg e agli Abba, si è sposato tre volte: prima moglie Ann, bionda e tutta impellicciata che si faceva notare nei parterre delle gare, poi Anna-Karin e dal 2016, Tarja. Tra le sue grande passioni ci sono l’automobilismo e il golf, di cui si è innamorato quando faceva spola tra la Svezia e Montecarlo.
Tra Stenmark e l’Italia c’è sempre stato un feeling molto forte, dalla prima vittoria in Coppa sul ‘Canalone Miramonti’ nell’ambito della 3-Tre a Madonna di Campiglio (davanti a Paolo De Chiesa e al compianto Fausto Radici) al suo allenatore, Hermann Nogler, altoatesino della Val Gardena.
“Quella vittoria Madonna di Campiglio (ne seguirono 7 nella località trentina, ndr) per me è stata davvero molto importante perché dopo i secondi, terzi e quarti posti non capivo perché non riuscivo a vincere”, racconta la leggenda svedese, “l’ultima vittoria è stata sofferta perché erano due anni che non vincevo e non volevo terminare la carriera senza una vittoria”. Del trionfo che ricorda con maggior piacere quello in gigante ai Giochi di Lake Placid ’80. “Ero il favorito, accusavo una forte pressione, tutti volevano una mia vittoria che poi con un’ottima seconda manche è arrivata”.
Uno sciatore che ha portato un cambiamento epocale
Parlando dell’allenatore Nogler, Ingemar Stenmark dice, “era una bella persona, una figura molto importante per la mia carriera, lui era allenatore della squadra svedese”. Se si definisce uno sciatore che ha portato un cambiamento epocale, Stenmark risponde, “sono gli altri che lo devono dire, sicuramente lo sci è cambiato molto dai miei anni, l’arrivo dello sci carving, soprattutto in slalom, ha portato ad una tecnica completamente nuova”.
Del mitico parallelo del 23 marzo del 1975 sulla pista ‘Ronc’ in Val Gardena, lo svedese ricorda ‘poco’: “C’era tanta gente, è stata una gara molto lunga durata 4 ore e poi abbiamo visto tutto come è andata ma poi negli anni mi sono preso le mie rivincite”.
Il parallelo venne vinto dall’azzurro Gustav Thoeni con Stenmark caduto in finale. Il campione scandinavo ha lasciato il suo segno ovunque, anche sulla sperduta pista (dismessa da decenni) di malga Zirago, tra Brennero e Vipiteno: accadde il 15 dicembre 1975 quando si lasciò alle spalle l’austriaco Hans Hinterseer e gli azzurri Piero Gros e Radici.
Tra Stenmark e Alberto Tomba c’è stato una sorta di passaggio di testimone. ‘Re Ingo’ e ‘Albertone’ sono saliti solo una volta assieme sul podio, il 29 novembre del 1987, al Sestriere, quando Tomba vinse il gigante davanti a Stenmark per appena nove centesimi.