Voci rientrate. Nel corso delle ultime settimane è apparso in bilico il futuro del marchio Maserati, dopo le grosse difficoltà commerciali. L’azienda italiana, storica produttrice di auto di lusso, è una delle realtà più in sofferenza dell’intero gruppo Stellantis. Lo scarso successo riscosso dagli ultimi ingressi nella gamma avevano alimentato le indiscrezioni circa una cessione del marchio a Ferrari, mai smentite dalla holding. Il silenzio aveva dato l’impressione di una tacita conferma, data l’incapacità di trovare il punto di svolta, nonostante le importanti risorse destinate nella creazione di nuove auto.
I timori di Uilm
Dopo la lettera del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, il presidente (sia di Stellantis sia di Ferrari) John Elkann spegne i rumor. Non è allo studio la vendita e neppure “l’intenzione di aggregare il Tridente ad altri gruppi italiani del lusso”, ha dichiarato ieri sera. Secondo il numero uno di Uilm “l’uscita da Stellantis e la nascita di un polo del lusso Ferrari-Maserati è indispensabile per valorizzare le rispettive caratteristiche qualitative e di mercato e per salvaguardare tutti i posti di lavoro e un settore così strategico per la nostra economia.
Lo stabilimento di Grugliasco è stato chiuso, lo stabilimento Ciro Menotti di Modena, fiore all’occhiello del Tridente, è quasi fermo e l’Innovation Lab sta per essere smantellato, mentre a Mirafiori è cessata la produzione di Levante e a Cassino si producono poche unità di Grecale. Tutto questo ha portato a migliaia di lavoratori in cassa integrazione, alla perdita di posti di lavoro e di preziose professionalità, che in molti casi hanno rafforzato i competitor”.
Fase di transizione
Ad agitare gli animi era stato l’intervento di Carlos Tavares. Qualche giorno fa l’amministratore delegato aveva aperto alla cessione dei brand non redditizi. La ricerca del profitto rimane la mission, tuttavia sul conto di Maserati permane fiducia. “L’impegno incondizionato per il brillante futuro di Maserati come unico marchio di lusso dei suoi 14 brand”, motiva Elkann. “Ognuno di essi ha un orizzonte di 10 anni per costruire un business redditizio e sostenibile – continua -, pur riconoscendo che la volatilità del mercato e le situazioni temporanee possono causare fluttuazioni“.
All’attuale leader, Davide Grasso, spetta definire come risalire la china. In teoria, l’azienda costituisce il fiore all’occhiello dell’intera holding, sopra il terzetto premium costituito da Alfa Romeo, DS e Lancia. Il problema è convertire la supremazia teorica in reale, perché, ad avviso dei critici, le vetture sarebbero poco brillanti. Manca, in definitiva, l’immagine di grandezza caratteristica del passato.
“Maserati – spiega Stellantis – è in una fase di transizione verso l’elettrificazione con il programma Folgore Bev che sarà integrato da versioni Ice per la Granturismo e ibride per la Grecale, mentre confermiamo che sono in preparazione anche i successori della Quattroporte e del Levante. Le dichiarazioni rilasciate a questo proposito non trovano alcun tipo di corrispondenza nel contesto della strategia di Maserati all’interno del piano strategico a lungo termine Dare Forward 2030. La missione di Maserati è scrivere il futuro della mobilità attraverso le migliori prestazioni nel segmento del lusso, concentrandosi sui desideri dei propri clienti”.