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Starace (task force Colao): «Lo stress test Covid occasione di ripartenza»

Apr 25, 2020

intervista allo psichiatra

Fabrizio Starace, Direttore del Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze patologiche dell’Ausl di Modena e Presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep), è l’unico componente “sanitario” della task force di Vittorio Colao chiamata dal premier Conte a elaborare un progetto di ripartenza del Paese.

di Barbara Gobbi

25 aprile 2020


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4′ di lettura

«È una prova durissima, senza precedenti nella storia del genere umano. E siamo appena all’inizio di questo fenomeno epocale, su cui continueremo a interrogarci. Basti solo pensare all’effetto della pandemia sulle giovani generazioni, private della scuola come occasione fondamentale per lo sviluppo neurocognitivo, motorio e relazionale. Ma più in generale in tutti c’è il bisogno di vedere un Governo che affianchi alla ripresa economica e produttiva il rilancio della dimensione esistenziale e relazionale delle persone. Sia pure nei modi e nei tempi che saranno necessari. Ci stiamo provando». Fabrizio Starace, Direttore del Dipartimento di Salute mentale e Dipendenze patologiche dell’Ausl di Modena e Presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep), è l’unico componente “sanitario” della task force di Vittorio Colao chiamata dal premier Conte a elaborare un progetto di ripartenza del Paese.

La sfida per la “Fase 2” è tenere insieme sviluppo e welfare. «Un progetto – avvisa Starace – che non potrà disgiungere la ripresa economica da quella esistenziale. Perché la produzione industriale è fatta dalle persone per le persone, che non sono dei comprimari ma i titolari del rilancio».

Infatti nella task force il premier ha deciso di chiamare uno psichiatra

Da parte del presidente del Consiglio è stata una scelta di grande attenzione a temi strategici per la ripresa del Paese. Non a caso per indicare una condizione grave in economia si usa il termine “depressione”, lo stesso che portato a livello individuale e di singoli gruppi può essere l’elemento dirimente la capacità di risposta oppure il lasciarsi andare. Per questo è molto importante dare alle persone il segnale che si è consapevoli della condizione di malessere che stanno vivendo.

Ripartire per tornare sui vecchi binari o rimettendo in fila le priorità?

Come tutte le situazioni eccezionali, anche questa può indurre un comprensibile desiderio di ripristino della situazione quo ante, ma non credo si possa tornare “come prima”: bisogna guardare avanti. E uscirne migliori. Questa pandemia può essere l’occasione per ridefinire obiettivi e modalità assistenziali. Ed è una grande opportunità se guardiamo al nostro servizio sanitario, per cui lo stress test Covid può essere da stimolo per una profonda revisione, un maxi tagliando organizzativo.

In che senso?

Il nuovo coronavirus ci mette così duramente alla prova anche perché ha trovato la sanità italiana in una condizione critica, e con l’assistenza sul territorio depotenziata da anni, nella falsa convinzione che basti avere ospedali ben funzionanti per mettere al sicuro la nostra salute. Non è così e l’emergenza Covid lo ha dimostrato in modo lampante. Perché la Fase 2 funzioni, anche al territorio va somministrata quella cura da cavallo che ha portato in poche settimane al raddoppio delle terapie intensive negli ospedali. Servono strutture, personale, tecnologie e formazione.

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