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Stadio, rapine, omicidi ed evasioni: storia di Cavallini “il Negro”, condannato per la Strage di Bologna

Gen 9, 2020

BOLOGNA – Lo stadio, la Giovane Italia dell’Msi, le risse con i “rossi” e gli accoltellamenti. Poi i Nar, le rapine e le pallottole. Di sangue, nella vita, Gilberto Cavallini ne ha visto e fatto scorrere tanto. Un’esistenza sempre oltre le righe. Oltre le righe o dietro le sbarre, dove ha trascorso più di 32 dei suoi 67 anni. Oggi ha ricevuto a Bologna il suo nono ergastolo per concorso nella strage alla stazione del 2 agosto 1980.

Il “Negro”, lo chiamavano negli ambienti della curva interista, dove aveva fondato i “Boys”. Questi sono gli anni di Milano. E sempre come il “Negro” lo indicavano i camerati con cui ha condiviso l’adolescenza frequentando l’area più estremista dell’ambiente missino.

A 22 anni, alle spalle risse e pestaggi, per la prima volta spara a un benzinaio che si era rifiutato di fargli rifornimento. Due anni dopo, la sera del 27 aprile 1976, sempre a Milano, in dieci aggrediscono tre ragazzi del Comitato Antifascista per “celebrare” l’anniversario della morte di Sergio Ramelli, ucciso da alcuni militanti di Potere Operaio.

Sono gli anni del dente per dente, e quella notte le coltellate in via Uberti sono indirizzate a Gaetano Amoroso, che morirà due giorni dopo. In parallelo, per Cavallini arrivano anche i primi processi. I giudici lo condannano in primo grado a 13 anni e mezzo per concorso in omicidio. Si salva evadendo un anno dopo durante un trasferimento al carcere di Brindisi. Inizia così la latitanza: prima a Roma, “coperto” da Ordine Nuovo, e poi a Treviso. Per due anni vive sotto falso nome.

Sono gli anni in cui stabilisce contatti solidi coi “camerati” storici della destra eversiva. Nel ‘78 a Treviso si lega a Flavia Sbroiavacca, alla quale nasconde la sua vera identità fino al 1980. In uno dei suoi viaggi a Roma, nel dicembre del ’79 si lega ai Nar di Giuseppe Valerio Fioravanti. La sua vita e quella di “Giusva” sono una cosa sola. I due sono protagonisti di una rapina a Tivoli e una settimana dopo, a Roma, Fioravanti assieme ad altri neofascisti uccide, per un errore di persona, Antonio Leandri.

Cavallini arriva in soccorso di “Giusva” e lo porta con sè in Veneto per dargli rifugio nella casa che divide con la fidanzata.

A Padova assieme a Fioravanti e Francesca Mambro assaltano il distretto militare: rubano mitra, fucili e pistole. L’azione viene firmata Br per depistare le indagini. I Nar uccidono a maggio dell’80. Cavallini è di copertura al gruppo di fuoco composto da Fioravanti, Mambro, Giorgio Vale e Luigi Ciavardini. Viene assassinato a Roma l’appuntato Franco Evangelista (detto Serpico) e feriti altri due agenti. Il 23 giugno sempre dell’80 Gilberto Cavallini ammazza a Roma il giudice Mario Amato sparandogli alla testa a una fermata del bus. È considerato un nemico perché conduce le indagini sull’eversione nera. Si dice che Cavallini abbia commentato l’azione affermando: “Ho visto il soffio della morte”.

Stadio, rapine, omicidi ed evasioni: storia di Cavallini "il Negro", condannato per la Strage di Bologna

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Il 2 agosto del 1980 esplode la bomba alla stazione di Bologna: 85 morti e 200 feriti. Verranno condannati quali esecutori Fioravanti, Mambro e Ciavardini. E nel processo di Bologna che si è chiuso oggi con la sua condanna, “il Negro” era accusato di aver fornito supporto logistico.

La storia va avanti. A ottobre di nuovo rapine e scontri a fuoco. In uno di questi muore a Milano il brigadiere Ezio Lucarelli. Dopo una rapina che a dicembre frutta 3 miliardi di lire, la sera del 5 febbraio 1981, mentre tentano di recuperare delle armi nascoste nella periferia di Padova, il gruppo viene intercettato dai carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese. Entrambi vengono uccisi da Fioravanti, che però resta ferito e viene arrestato poco dopo.

Ma la scia di sangue non si interrompe. Cavallini partecipa all’uccisione di Marco Pizzari, un militante di destra accusato di essere responsabile dell’arresto di Ciavardini. A ottobre dell’81 sotto i colpi del “Negro” cadono a Roma Francesco Straullu, dirigente della Digos, e l’agente Ciriaco Di Roma.

Altri omicidi e ferimenti anche nel 1982. Cavallini sarà l’ultimo Nar arrestato, a settembre del 1983, in un bar di corso Genova a Milano.

Alla fine del suo iter giudiziario Cavallini ha accumulato nove ergastoli, incluso l’ultimo di Bologna. Attualmente è in semilibertà a Spoleto, dove di giorno lavora e la sera rientra in cella.

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