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Spread in calo, Borse positive con Wall Street

Nov 15, 2019

MILANO – Ore 10:30. L’incertezza sul governo messo in scacco dall’Ilva e la fase calda che si annuncia in sede europea per le tematiche bancarie hanno rimesso lo spread tra Btp e Bund tedeschi sotto i riflettori. Il differenziale di rendimento tra i due titoli decennali ha vissuto giovedì una vera e propria impennata, risalendo con 168 punti base sulla piattaforma Bloomberg ai massimi dalla fine di agosto. Si è trattato dell’allargamento più grande visto negli ultimi tre mesi, sottolinea l’agenzia finanziaria americana. Oggi lo spread ha riaperto in lieve calo, restando comunque in area 165 punti.

L'oscillazione delle spread Btp/Bund del 14 novembre è stata la maggiore da agosto

L’oscillazione delle spread Btp/Bund del 14 novembre è stata la maggiore da agosto

Ci sono diversi fattori dietro il movimento delle ultime ore. Innanzitutto alcune prese di profitto: dopo il cambio di governo, i titoli di Stato italiani hanno vissuto un forte rafforzamento dovuto solo ed esclusivamente al cambio di “intonazione” della maggioranza. Qualche grande investitore potrebbe esser passato in questi giorni alla cassa. La vicenda dell’acciaieria, poi, sta mettendo a dura prova la tenuta del nuovo esecutivo e non è da escludere che anche la finanza monitori l’evolversi della situazione per capire dove tira il vento da Taranto e anticipare i riflessi che potrà avere sulla politica. C’è poi la proposta del ministro tedesco delle finanze Olaf Scholz di accelerare il dossier sull’unione bancaria, che ha un potenziale risvolto assai pericoloso per l’Italia. In cambio della garanzia comune sui depositi, Berlino vuole che si cambi il modo in cui le banche tengono conto dei titoli di Stato nei loro bilanci: da strumenti a “rischio zero” dovrebbero esser ponderati in base al rischio-Paese. Sarebbe un colpo per gli istituti tricolori, carichi di Btp. Infine c’è alle porte una revisione del meccanismo salva-Stati, l’Esm, che potrebbe dare maggior potere allo strumento sul debito dei Paesi in crisi, bypassando la Commissione europea nella scelta di una ristrutturazione.

Insomma, tanti tasselli di un puzzle che rimette l’Italia al centro delle tensioni.

Sul fronte delle Borse, la giornata si annuncia positiva sulle rinnovate speranze di un accordo – almeno in una “fase uno” – tra Stati Uniti e Cina sul fronte commerciale. Decisive in questo senso le dichiarazioni del consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, che ha assicurato che un accordo preliminare è “vicino”. Andamento in cauto rialzo per i listini europei: Francoforte sale dello 0,25%, Parigi dello 0,5% e Londra dello 0,15%. Anche Milano si muove bene con il Ftse Mib che aggiunge lo 0,6% con Saipem in evidenza dopo le voci di possibile fusione con la rivale Subsea 7.

L’agenda macro di oggi prevede diversi importanti appuntamenti. A cominciare dal dato sull’inflazione nell’Eurozona, in programma questa mattina. Nel pomeriggio l’attenzione si sposterà Oltreoceano dove sono attese le vendite al dettaglio e la produzione industriale. Per quanto riguarda l’Italia, la bilancia commerciale vede salire il surplus a settembre a 2,8 miliardi (35 miliardi in nove mesi) con una crescita dell’export nel mese dell’1,2 per cento. A mercati chiusi è prevista la revisione del rating da parte dell’agenzia Dbrs.

Questa mattina l’indice Nikkei 225 della Borsa di Tokyo ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,70% a 23.303,32 punti. Miste le altre asiatiche: Hong Kong all’ennesimo giorno di proteste è salita dello 0,3%, Shanghai ha perso lo 0,64% nonostante le rinnovate speranze commerciali. La produzione industriale del Giappone è salita dell’1,7% a settembre su mese, più di quanto stimato precedentemente (+1,4%). In Cina, la Banca centrale ha iniettato 200 miliardi di yuan nel sistema finanziario attraverso operazioni di prestiti a medio termine. L’iniezione di liquidità è la seconda dall’inizio del mese. I tassi di interesse sul medium-term lending facility (Mlf) a un anno sono stati lasciati invariati al 3,25%. Wall Street è reduce da una seduta piatta: il Dow Jones ha perso lo 0,01% mentre il Nasdaq ha ceduto lo 0,04%.

Apertura senza variazioni di rilievo per l’euro che viaggia in zona 1,1020 contro il dollaro e sul filo dei 119,70. Il biglietto verde guadagna invece marginalmente sulla divisa giapponese a circa 108,60.

Tra le materie prime, l’oro arretra dopo i guadagni di ieri. Il lingotto con consegna immediata passa di mano a 1.465,6 dollari l’oncia, in calo dello 0,4%. Complessivamente questa settimana le quotazioni sono aumentate dello 0,5%. Quotazioni del petrolio in rialzo sul mercato after hours di New York. I contratti sul greggio Wti con scadenza a dicembre guadagnano 19 centesimi, pari a +0,3%, e si portano a 56,96 dollari al barile. Il Brent sale dello 0,2% a 62,43 dollari.

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