• 22 Febbraio 2025 18:09

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Speedline in crisi, un altro colosso dell’automotive appeso a un filo

Feb 17, 2025

Un altro pezzo di eccellenza industriale italiana finisce sotto scacco. Speedline, storico produttore di cerchi in lega per le supercar più prestigiose, è in amministrazione fiduciaria. Sono più di 200 i lavoratori che ora si trovano in cassa integrazione. Lo scorso ottobre, l’azienda ha ufficializzato il suo stato d’insolvenza. Oltre 20 milioni di debiti e un futuro appeso a un possibile investitore. Ora la partita si gioca sulla possibilità di trovare un investitore capace di rilanciare il marchio.

Dal 2007 a oggi: una lenta discesa

Speedline ha fornito cerchi in lega a icone dell’automotive come Ferrari, Lamborghini e Porsche. Eppure oggi il suo destino è incerto. La crisi ha colpito duro. Le cause? Molteplici e complesse. La pandemia ha segnato l’inizio della tempesta, seguita da crisi geopolitiche, guerra in Ucraina e Israele, e una transizione green che ha ridisegnato il mercato. Il calo della domanda di auto e l’aumento del costo dell’energia hanno aggravato la situazione. Ma c’è chi punta il dito anche sulla gestione aziendale.

L’inizio della crisi, per molti, coincide con l’ingresso del gruppo svizzero Ronal nel 2007. Il colosso, messo alle strette dalla crisi dei mutui subprime, ha progressivamente delocalizzato la produzione, spostando parte delle attività in altri stabilimenti europei. Il punto di rottura arriva nel 2021, con la chiusura dello stabilimento di Tabina di Santa Maria di Sala. La mobilitazione dei lavoratori costringe l’azienda a rivedere i piani e cercare nuovi investitori.

Nel 2023 entra in scena il fondo tedesco Callista, che acquisisce Speedline e interrompe Speedline Futuro, il progetto di rinnovamento della produzione. Da lì, il declino accelera fino all’attuale amministrazione fiduciaria. Le macchine lavorano ancora, anche se a regime ridotto. Maurizio Castro, nel corso di un tour nello stabilimento, ha mostrato ottimismo: “Siamo i migliori al mondo e la ruota più difficile del mondo la facciamo noi”, ha dichiarato a Il Gazzettino.

Ma i numeri raccontano un’altra realtà. “I forni sono energivori, quindi oggi li usiamo solo per fondere il necessario, impegnandoli al 100% per tempi più brevi e poi li spegniamo. Abbiamo due linee di produzione, con 16 macchine da 200 ruote al giorno ciascuna. Prima del Covid, lavoravano tutte, anche al 110%, producendo 3.000 ruote al giorno. Ora, con un solo forno acceso, posso alimentarne 6 o 7 alla volta”. Un quadro che mostra la gravità della situazione, ma anche la volontà di resistere.

Il Governo interviene

Lo scorso 28 gennaio, al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), si è tenuto un tavolo di crisi dedicato a Speedline. L’obiettivo è chiaro: “Trovare un player che voglia rilanciare questo grande marchio del Made in Italy, che può tornare a svolgere un ruolo importante nel nostro Paese”, si legge in una nota del Mimit.

Ma il ministero vuole anche accertare eventuali responsabilità nella gestione dei fondi di investimento e ha promesso di contrastare che possano aver inciso sul tracollo. L’incertezza resta. Il futuro di Speedline è appeso a un filo, e con esso il destino di oltre 200 lavoratori. Nei prossimi mesi si capirà se avrà un futuro o se diventerà l’ennesima eccellenza italiana prossima a scomparire.

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