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Sotto la scalinata c’è un sarcofago È la tomba di Romolo? Forse

Feb 21, 2020

foro romano

Il ritrovamento sotto la Curia al Foro Romano di una cassa di tufo induce gli archeologi a pensare che si tratti del cenotafio del fondatore di Roma

di Antonello Cherchi

21 febbraio 2020


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3′ di lettura

Ci sono due precisazioni da fare prima di raccontare il ritrovamento effettuato dagli archeologi del Parco del Colosseo. Il primo: la cassa o vasca di tufo rinvenuta sotto quella che era la scalinata che portava alla Curia del Foro romano non è una tomba, ma potrebbe trattarsi di un cenotafio, un monumento sepolcrale senza resti. Il secondo: ammesso che sia così, non è detto che appartenga a Romolo.

Lavoro di squadra

Questo non toglie, ovviamente, il valore della scoperta, frutto di un lavoro di squadra tra archeologi, architetti, esperti di tecnologie digitali, storici iniziato a novembre dell’anno scorso e che non può dirsi concluso. Anzi, saranno i futuri rilievi, che riprenderanno ad aprile, a rispondere con maggiore certezza alle due domande: è un cenotafio ed è di Romolo?

Il primato di Boni

Pensare che nella vasca rettangolare di tufo lunga 1,40, larga 0,70 e alta 0,77 metri si era già imbattuto il veneziano Giacomo Boni nel 1899. L’illustre archeologo individuò, a pochi metri dal Lapis Niger (la pietra nera indicata come luogo correlato alla morte di Romolo o del padre adottivo Faustolo o ancora di Osto Ostilio, nonno del re Tullio Ostilio) e dal Comizio della Curia, presso il portico d’ingresso della Casa Iulia, una cassa o vasca e un tronco cilindrico, entrambi in tufo del Campidoglio, cava tra le più antiche di Roma.

Il ritrovamento dimenticato

Boni prese nota di quel ritrovamento, ne indicò la posizione, elencò il contenuto della cassa – «ciottoli, cocci di vaso grossolani, frammenti di vasellame campano, una certa quantità di valve di pectunculus (conchiglie) e un pezzetto di intonaco colorito di rosso» – ma poi, forse perché non ritenne il reperto particolarmente importante, lasciò perdere. Tanto che se ne perse la memoria.

La scalinata per la Curia

E accadde perfino che tra il 1930 e il 1939 l’archeologo Alfonso Bartoli – nel corso dei lavori che riportarono alla luce, attraverso la demolizione della chiesa di S. Adriano, le strutture della Curia di età romana – decise di costruire una scalinata di accesso alla Curia proprio sopra il punto in cui Boni aveva trovato la cassa. Bartoli, però, aveva preservato quel luogo realizzandovi attorno una tamponatura di mattoni.

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