• 17 Dicembre 2025 21:59

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“Sono preoccupata dall’entrata della Cina nella nostra economia spaziale”, dice Donazzan (Ecr)

Dic 17, 2025

“Go, Galileo”. Con queste parole, Elena Donazzan, eurodeputata di Fratelli d’Italia nel gruppo dei conservatori europei (Ecr), ha concluso l’evento del decollo di due satelliti Galileo dallo spazioporto europeo nella Guyana francese a bordo di un razzo Ariane 6 nella giornata di oggi. È stata invitata al lancio in quanto relatrice principale dello Space Act europeo, la proposta di regolamento della Commissione europea presentata a giugno 2025, che ha l’obiettivo di armonizzare il quadro normativo per le attività spaziali europee.

 

A che punto è lo Space Act? “Stiamo cercando di favorire una economia spaziale e di capire come sostenere e accompagnare imprese pubbliche e private, perché il mondo dello spazio ha subito una rivoluzione“. Elon Musk? “Sì, prima del suo arrivo era a guida pubblica, a finanza pubblica, a interesse pubblico. Con l’avvento di Space X, diventa anche privato, democratizzato, cioè fruibile sotto più aspetti e anche fruibile nel senso di praticabile per le imprese private. Questo ha cambiato il paradigma”. Cioè? “Prima, anche nei periodi più complessi come durante la Guerra Fredda, c’era collaborazione. Oggi è diventato un dominio per l’economia, per la difesa e per l’informazione”. L’European Space Agency ha cominciato a parlare non più solo di ricerca scientifica civile ma anche di impieghi di apparecchiature spaziali nel settore della difesa, sviluppando prodotti dual use, lo Space Act ha un ruolo in questo sviluppo? “No, però è evidente che tutto è dual use. Oggi quando produciamo una qualsiasi cosa potenzialmente può essere utilizzata in ambito sia civile che militare, tutto, dai farmaci agli strumenti della mobilità alla materia tecnica o alla produzione di acciaio, per arrivare all’origine di una lavorazione di che si occupa poi di tutto. Figuriamoci poi con le informazioni. Oggi, infatti, si parla di guerra ibrida. Addirittura di immigrazione come possibile strumento di offesa”.

  

    

A proposito di guerra ibrida, quanto della difesa europea passa attraverso lo spazio? “Dobbiamo rafforzare la base industriale europea perché non siamo pronti, abbiamo due strade: o tagliamo gli spazi d’azione degli stati membri o ci mettiamo a lavoro per favorire una maggiore coordinamento e collaborazione”. In questi primi 6 mesi quali sono stati i maggiori problemi relativi allo Space Act? “Qui la chiamano iper-regolamentazione, è tutto troppo farraginoso. Può fare un esempio? “Per avere le autorizzazioni ci sono tempi troppo lunghi, un’azienda che vuole investire non può stare ad aspettare queste tempistiche. Noi vogliamo questa norma sullo spazio, come vogliamo che sia semplificata la vita alle imprese che vogliono investire o crescere in Europa”. In questo quadro, la NASA e gli Stati Uniti restano un alleato? “Senza dubbio, per forza. Ma sono preoccupata”. Da cosa? “Dall’entrata nella nostra economia spaziale della Cina, perché ora siamo fragili ed esposti. Farò di tutto per evitarlo”. Fa riferimento a quanto accaduto in Norvegia? Sì, sono stati trovati all’interno di bus elettrici meccanismi di recupero di dati e di informazioni anche sensibili. Riuscivano a bloccare i bus da remoto. Ovviamente la Norvegia ha bloccato tutto”.

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