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Solo il 18% degli italiani è contento del proprio bilanciamento vita-lavoro

Dic 18, 2023

AGI – Nel corso degli ultimi 12 mesi in Italia il 35% dei lavoratori dichiara di essere stato in burnout, mentre il 29% evidenzia preoccupazione di poterlo sperimentare entro il prossimo anno. Solo il 18% si dichiara infatti soddisfatto del proprio bilanciamento vita-lavoro e ben l’87% chiede una maggiore flessibilità lavorativa. Questi dati emergono dalla ricerca Global Workforce of The Future di The Adecco Group, che indaga abitudini, aspettative e timori nel mercato del lavoro nei diversi Paesi in cui l’azienda opera.

Approfondendo a livello qualitativo le cause del burn out, ne emergono tre principali per i lavoratori italiani: troppo lavoro, troppe responsabilità per la posizione lavorativa ricoperta, mancanza di supporto dalla leadership. A queste si aggiungono anche alcune problematiche strutturali, che sono anche alla base della forte richiesta di una maggiore flessibilità solo 1 azienda su 6 incoraggia i dipendenti a fare le proprie ferie annuali e solo il 15% delle aziende concede tempo libero retribuito per prendersi cura della propria salute psico-fisica.

Anche per queste ragioni si continua a registrare un aumento dell’interesse degli italiani verso la settimana lavorativa breve: oltre 70% dei lavoratori afferma di essere interessato a questo strumento, perché migliorerebbe il benessere mentale senza avere ripercussioni negative sulla produttività. A essa è però associato il tema economico: solo il 10% accetterebbe una decurtazione dello stipendio, il 66% la adotterebbe solo a parità salariale.

“Nel mercato del lavoro attuale la flessibilità è una leva strategica per le aziende, sia per attrarre talenti che per motivare le proprie persone e metterle nelle condizioni di essere sempre più performanti. I dati che emergono dalla ricerca confermano, infatti, una forte domanda di flessibilità e un maggior equilibrio vita-lavoro da parte dei lavoratori” afferma Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia.

“Puntare in questa direzione è fondamentale anche nell’ottica di incentivare il rientro dei cervelli e creare un mercato più attrattivo anche per i NEET. Introdurre una maggiore flessibilità lavorativa in Italia si configura come una vera e propria sfida culturale, ma nel Paese emergono anche modelli pionieristici come quelli che di recente abbiamo visto stanno applicando grandi aziende italiane leader nel settore. La settimana breve è uno strumento, anche se non l’unico, su cui è fondamentale continuare a ragionare per ridisegnare il mondo del lavoro”.  

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